A piangere sono sempre gli stessi. La sanità pubblica a pezzi

Gli anziani sempre di più una categoria abbandonata.

A piangere i danni peggiori causati dalla colata a picco dell’offerta sanitaria pubblica, risultano essere sempre gli stessi. I pazienti in attesa di una visita o di un intervento, le madri in attesa, le categorie meno abbienti, gli anziani e i vecchi. Ovvio che tutti paghiamo a caro prezzo quanto sta succedendo nella sanità ma il prezzo più elevato riguarda coloro che più di altri, si ritrovano tra gli ultimi, tra gli indifesi e nella fascia d’età più avanzata.

Sono milioni in Italia gli anziani che attendono delle risposte e fanno affidamento su quel che resta, ben poco, della possibilità di aver accesso alle cure. Secondo i dati ISTAT sono circa 14 milioni coloro che sono al di spora dei 65 anni, età considerata minima per appartenere alla categoria degli anziani. Un oceano si persone che contiene al suo interno anche persone sole, malate e anche in condizioni economiche non favorevoli. 

Ieri ho incontrato il figlio di una donna che da circa due anni è ospite di una casa di riposo della zona. La donna è affetta da Alzheimer, malattia neurodegenerativa subdola e ad andamento variabile che porta inevitabilmente alle peggiori conseguenze, tra le quali danni cerebrovascolari e cardiaci, una precoce resa motoria, l’allettamento e la morte. Sono tantissimi i casi. L’Alzheimer ha una incidenza in Italia di circa il 4% tra gli Over 65, ovvero circa 600.000 casi. Il nostro paese, secono previsioni attendibili, risulterà anche nel prossimo futuro, tra i più colpiti del mondo da questa patologia.

A piangere sono sempre le stesse persone e le relative famiglie. 

« Mamma già non riconosce più – mi racconta il figlio Marcoe mi ritrovo figlio unico a doverla affidare ad una struttura. Il mio lavoro non mi permette altro che questa dolorosa scelta. All’inizio avevo assunto badanti ma poi la decisione della casa di riposo è stata inevitabile. Il problema principale, oggi, è il fatto che nella Assl manchino i geriatri. Al momento ce n’è solo uno che, come appare chiaro, non può farcela a seguire tutti gli anziani che soffrono di qualche malattia in un territorio così vasto».

Uno tra i tantissimi casi del tormento che assale la famiglia quando mancano i riferimenti sanitari. Una problematica che, su larga scala, tocca tutti gli ambiti della sanità pubblica alle prese con il suo lento sgretolamento. 

« Con la pensione mamma ce la fa a pagare la retta e viene accudita e tenuta benissimo. Prenda i farmaci che gli danno per sedarla e ridurre la sua reattività a fare qualcosa di strano. Si chiama Quetiapina, è un farmaco che cura la schizofrenia. L’andamento patogenetico della schizofrenia, però, è del tutto differente da quello dell’Alzheimer e quel farmaco, necessario a mamma per tenerla tranquilla, no viene dispensato dal SSN. Lo devo pagare e ogni mese mi costa oltre 100€ per il dosaggio che le è stato prescritto. Le allego anche la foto e lo scontrino. Leggerà 97€ ma in realtà il numero delle compresse la copre per meno di un mese».

L’Agenzia del farmaco non vuole sentirne di dispensare col SSN questo farmaco se non si soffre di schizofrenia e, pertanto, un soggetto affetto da Alzheimer, che lo usa normalmente per stare sereno, lo deve pagare. Un’altra stortura del sistema. Per avere quel farmaco “gratis” devi indicare che la persona è affetta da una patologia che, in realtà, non c’è se non in fasi eccitative che ci sono nell’Alzheimer. Il rischio del medico curante è elevatissimo e al momento e nessun psichiatra prescrive la Quetiapina ad un malato di Alzheimer.

L’offerta sanitaria pubblica che si dimentica degli anziani

A piangere lacrime tristissime sono proprio gli anziani verso i quali, soprattutto quando diventano un costo sociale elevato, si alzano gli inesorabili muri dell’oblio sanitario. Lo vediamo anche nel nostro comune dove, a parte una sola casa di riposo, giace ancora serrata a morte, la RSA di Mantelli che si dovrebbe occupare anche di riabilitazione. La sua destinazione, salutata 7 anni fa come un obiettivo finalmente raggiunto, vista la domanda incredibile di un posto letto in tali strutture, è sempre coperta di nubi e chissà quali oscure vicende.

Finita da 6 anni, la RSA di Mantelli, avrebbe un ruolo fondamentale per tutte quelle patologie a lungodegenza che necessitano di riabilitazione. Dovrebbe essere prioritaria ma appare come l’ennesima cattedrale nel deserto nascosta da pastoie burocratiche e mancati affidamenti.

Eppure, ferma restando la sua specificità e il valore umano e sociale di questa struttura, darebbe alla comunità alle prese ogni giorno con il problema della perdita dei servizi sanitari del Paolo Dettori, una chance importante e altamente specialistica di grande impatto, non ultimo quello dell’indotto che si crea. 

« Sono giovane – mi dice Marco – ma ho questo problema di una mamma malata. Quello che stai scrivendo da qualche tempo sulla struttura di Mantelli lo trovo corretto e di grande utilità per il nostro territorio. Se ho voluto cercarti, è perché sei tra i pochi che mettono a nudo le carenze della sanità e che proponi anche della soluzioni possibili. La tua battaglia – chiude Marco – è anche la mia e non dobbiamo cedere. Non è solo per mia madre ma per tutte le persone anziane che oggi sono sempre più smarrite ed indifese».

 

 

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