Algoritmi in tilt su Millantar, la strategia ad cazzum del Re.

Gli algoritmi non vibrano più

Quattro anni sono passati da quando si erano messi a punto i primi algoritmi del Mondo Migliore. Quattro anni di inedia, fame e carestia che avevano ridotto Millantar al pianetino del ridicolo sistematico.

Quando nacque tutto, nel duemilacircaquasi, le aspettative erano “na bellezza”. Era tutto semplice ma epocale e avveniristico. La scienza era fantascienza, l’economia era florida per Tarlok e per la sua cricchetta di seguaci prezzolati. Pochi, pochissimi, una minchiata di persone.

Fino a quel momento faccendieri quantici, venditori di spremute di integratori anti tumorali a base di nebbia e infovisori dalle magiche qualità. Le cazzate, allora, erano tante, e seguivano un ritmo costante, quintalate di stronzate e macroscopiche idiozie da far spellare la pelle degli scroti maschili e i monti di venere delle infoiate donne dei Clen Clen. Gli algoritmi allora erano in sequenza, dopo la “A”, veniva la “B”, dopo il numero 11 veniva il 1500, proprio come la logica della colossale fuffa aveva deciso di inoculare nelle testoline da fesso degli adepti. Regnava il disincanto allora, le anime si sentivano clandestini fuori dalle regole, reietti esponenti di questa logica del potere occulto che vedevano come incombente. Tra scie comiche e vaccini arrugginiti pieni di ferro, nichel, cadmio e persino stronzio, l’elemento che sentivano più nocivo per non provocare nei futuri bimbetti del pianeta la terribile “stronzaggine”, virulenta per il loro futuro.

La confusione nella sequenza degli algoritmi

Andrey Bubbolosky, scienziato mise a punto i primi algoritmi. Tra i suoi studi, gli effetti negativi delle scosse telluriche su Millantar. Andrey non è da confondere col suo gemello Vladimir Bubboloskj, magnate russo che era uno dei finanziatori mai apparsi.

Nella sequenza degli algoritmi al principio stava questo ordine:

  • Esca;
  • Affiliazione;
  • Fidelizzazione;
  • Continue divagazioni; 
  • Partito politico;
  • Fuga.

Qualcosa invece va storto, il combustore non decolla, a causa di un bullone messo male, il villaggio “uguale” è fantasy e poesia bucolica, le carte sono carte. Cosa cazzo potete aspettarvi dalle carte? Oggi vinci e domani perdi, la carta è “trazzadora”, traditrice nella lingua di Antiocus Sardus, il Castellano venuto dall’isoletta della birra e del “casu marsu”(formaggio coi vermi).

L’acme, il vertice, l’iceberg che fa scollare la sequenza degli algoritmi è però il magico Claude Lemilien, dotato del potere di essere dottore, immobiliarista di capanne di porci e poi frequentatore delle patrie galere nello stesso momento. Un artista coi fiocchi, una specie di Vallanzasca, considerato lo  sciupafemmine del casino di Sora Ninfa, la pompista.

Claude manda in tilt la sequenza, aprendo la strada al dubbio, ai sospetti, alle domande, interrogativi che Suorpaolina a fatica parava in idiotbook. La sequenza degli algoritmi inizia a produrre abominevoli chimere, mostruose idre dalle 11 teste (toh,. ancora e sempre 11…bah!), a 1500 a 1500 crescono i detrax. 

I nuovi mostri generati dal difetto della sequenza

Bubboloskj diede le dimissioni, già incasinato dalla “fuga di dati all’estero”. Maialetti non volle sentir nulla.

Una sua frase resta celebre, all’indomani dell’incasinamento della sequenza degli algoritmi.

DIAmine, qui si mette male, mi bastano i magnini, pardon i mangimi dell’ECOFOTTIFERTILITY. Arrangiatevi, se perDIAmo tutto, io non naufrago con questa barcaccia che fa acqua da ogni parte”.

L’idra dalle 11 teste era una nuova creatura generata dalla fuga di clen clen, la perdita dei quiddeuri che vennero a mancare. 11 le teste della mostruosa creatura. Ogni testa era un nuovo elemento per distrarre la truppa, ridotta alla fame mica tanto quantica ma reale. Non confondete amici lettori della Bubbola con la  principessa di Detrax, Reale, la Regina dei Reali. La regina è intoccabile, come Donna Scafarotta, altra principessa,erede al trono.

La corte di Detrax era molto articolata. Monsignor Bicius il Grande,  e Farlus il Tenace,  i saggi del pianeta Detra, guidano una nutrita squadra sempre più numerosa e capace di scoprire ogni dettaglio della fuffa. Messer Panatta il raffinato, avvolge di aulica metafora la storiella.  

Tornando allo sballo degli algoritmi, tutto andò a puttane. Viene ora un partito quando la sua ipotesi non è compresa nella Bubbola, il Testo Sacro di Millantar. PVU, Partito della Vescica Umidiccia. Una entità psicotronica amorfa quanto la pelle del cammello noalese, traslucida quanto le squame del ramarro tamarro di Fake City.

L’algoritmo del PVU, un errore di calcolo 

Nella sequenza, ad un certo punto ricorre un numero 0,14. Da questo piccolissimo numeretto, si genera l’errore iniziale che, non essendoci più il grande Bubboloskj a controllare, determina lo sballo dei successivi algoritmi. Viene fuori una commistione con altri partiti, gli stessi contaminati da quel mondo cazzaro che Tarlok voleva combattere. Fake City si sconvolge, la baraonda si impossessa dei millantariani, se prima navigano a vista, oggi navigano nel mare magnum dell’oceano Fessor.

Ribellione, caos, casino dappertutto. Le idee, dov’erano andate a farsi fottere le idee? Coi Bungabungaiani? Mai! Con gli Uddiccini? Ma scherziamo? Coi sacerdoti della Chiesa della Pietas di Mamma Teresa dell’ordine delle sorelle di Giuda? Ma quando mai!

Da Sora Ninfa mancano i clienti, le furbetterie non vendono i loro gustosissimi furbetti alla crema lavica, i Bar deserti. Fake City diventa il deserto. Un finale inatteso. The End. Di quidmonete non si parla, di QUID sono anni che non si sente nulla, la card, una minchiuzza nella memoria, il MCS, il Tok Tok, le ultime cartucce da sparare per allungare la sbobba tra qualche giorno.

Ormai la DIAspora africana è un granello di cacca legata al resto, merdaccia improponibile per il fetore che emette. PerDIAmo tutto ma almeno ci restano queste perle che narrano di un paradiso perduto tra DIAletica errata e DIAtribe interne. Non resta che piangere ma dalla gioia che presto, molto presto, “riderà bene chi riderà…..ultimo? macché! Penultimo. Ce ne sono ancora di bubbole da vivere, da gustarsi col palato rivestito di cera per non avvertire il calore degli ultimi fuochi fatui del Mondo Miliore, senza la “g” al centro, come dice Donna Scafarotta, l’erede al trono di Detra.

Continua

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