C.U.P. « Mi volevano far andare al Mater?».

Le traversie di una 82 enne di Tempio che ha chiesto una visita al reparto di Otorino

Il C.U.P. Sono tante le volte che abbiamo parlato di questa evidente stortura del sistema sanitario pubblico. Il C.U.P., il Centro di Prenotazione Unico si occupa gestire le prenotazioni necessarie per l’erogazione di vari servizi (ad esempio visite mediche). Da quando il servizio è  nato, consente la prenotazione di analisi, esami, e visite mediche specialistiche. Velocizza l’accesso alle prestazioni sanitarie offerte dalle strutture pubbliche e private accreditate dell’area di una ASL.

Il sistema consente anche di pagare il ticket sanitario della prestazione prenotata ed erogata, presso lo sportello centrale, ed in alcuni casi presso uno sportello virtuale della farmacia. In questi ultimi anni, con la perdita di troppi servizi sanitari ospedalieri, il CUP assomiglia ad un centro di smistamento. Poco contano età, condizioni economiche e tipo di patologia.

Bisogna andare dove vieni mandato. La distanza “umana” che separa il cittadino dai suoi bisogni reali sembra una barriera invalicabile ben raffigurata da quella asettica barriera che separa gli sportelli dal bisogno. Non si deve dare la colpa a chi quello sportello lo gestisce attraverso una fredda macchina che ha “data base” preconfigurati.  Le impiegate agiscono in base a freddi calcoli infarciti di esasperata preconfigurazione  e, come macchine in carne e ossa,  ne assecondano le risposte.

Una paziente seguita sempre a Tempio da 10 anni

Una signora 82enne di Tempio, si imbatte una ventina di giorni fa con un’amara realtà, qualcosa che esula dalla comprensione e poco ha a che fare con il buon senso e la conoscenza delle singole realtà. L’abbiamo ascoltata e ne riferiamo la vicenda, consci che non è la prima volta che ci viene detta questa spiacevole verità. D’altronde, non lo scopriamo oggi che il C.U.P. e un ospedale sono aspetti diversi di un unico sistema. L’uno, spesso, non sa dell’altro e ci si imbatte in casi come questo che vi raccontiamo.

« Sono seguita dal reparto di otorino di Tempio – racconta la donna -,  da quasi 11 anni. Soffro di una patologia strana da una vita. Nella faccia, a livello di orecchio, occhio e tempie sinistri, si formava un accumulo di mucocele, una ciste della ghiandola salivare, che contiene il  muco. Anche il visus si deformava rigonfiandosi. Questo liquido saliva verso il cervello e si bloccava anche sugli occhi. I dolori erano fortissimi. Vengo operata circa 11 anni fa a Pisa.  I dolori e i problemi all’occhio ritornano subito, ancor più feroci. Mi si dice di rivolgermi ad un oculista.  L’oculista, dopo la visita, accerta che non era un problema dell’occhio sinistro e mi suggerisce di andare a Sassari.  Qui vengo sollecitata ad un intervento immediato che faccio il giorno prima di un Natale di circa 10 anni fa. Il problema non lo risolvo e il professore mi indica Tempio dove opera il dottor Bozzo, primario di Otorino di grandi capacità»

La donna si illumina parlando del reparto di Otorino e delle umane doti professionali di tutto il personale. Conosciamo la valenza di medici e sanitari e confermiamo il suo giudizio tenendo conto di casistica e statistica ben collaudate.

La visita dell’assessore Nieddu al reparto di chirurgia e Otorino del Paolo Dettori

« Porto con me la cartella clinica dei precedenti interventi, Tempio anni prima, poi Pisa e Sassari. Il dottor Bozzo, persona straordinaria oltre che medico bravissimo, mi accoglie e mi opera. L’intervento non mi da alcuna conseguenza, nessun dolore e soprattutto da nove anni non ho avuto più nulla. Il liquido scomparso, i dolori altrettanto. Da quel momento, ogni sei mesi faccio dei controlli che bisogna sempre fare per ragioni di sicurezza. E da nove anni tutto procede benissimo. Venti giorni fa, circa, vado al C.U.P. a prenotare la visita periodica».

Dal CUP strane risposte alla richiesta di visita al Dettori

« “No signora, sono chiuse le prenotazioni per il reparto di otorino, scelga o Olbia o Sassari”, mi dice l’addetta allo sportello del C.U.P. Ribatto “Ma lei sta scherzando?”. “Quelle destinazioni voi non dovreste neppure proporle e noi non dovremmo accettarle”. Non ritengo giusto dal momento che il reparto è eccellente e io sono seguita qui da 10 anni circa. Arrabbiata, ma preferisco dire amareggiata e disgustata, vado via con la mia impegnativa e salgo al reparto di Otorino. Per me entrare in quel reparto, significa serenità e sicurezza. Chiunque mi avesse vista, o il primario o altri medici, era la stessa cosa. Sono tutti bravissimi.

Vengo visitata dal Dottor Bozzo che mi conferma che è tutto a posto. Allora, mi chiedo, perché dal CUP mi vogliono far andare fuori? Perché, dal momento che mi parlano di prenotazioni chiuse e non corrisponde al vero? Lei sa che io ho fatto parte dell’occupazione dell’ospedale, sono pronta a rifarlo per cercare di riportare il diritto di essere curati nel nostro ospedale. Perché mi mandano a Olbia quando l’unico reparto nei tre ospedali galluresi è a Tempio? Mi volevano far andare al Mater? Credo proprio che sia questa la verità. Al Mater, a farmi visitare da un ospedale privato di cui non si conosce nulla e in un reparto che abbiamo qui? Un reparto dove davvero, mi creda, sono tutti bravissimi e capaci. Finché ce la faccio, lotterò per il nostro ospedale e per i medici che ci lavorano. Voorei chiudere ringraziandola e sostenendo sempre la causa che considero una lotta di giustizia e di uguaglianza».

C.U.P.: linee guida per favorire la sanità privata?

Che ci sia in atto un disegno governativo preciso per spostare la sanità verso il privato, non è un’idea di oggi. Da anni vige questo orientamento del sistema, inteso come lobbie affaristiche e speculative. Quel che rende amara e  sconcertante la pillola, è che proprio all’interno del sistema pubblico si siano create le basi per portare al traguardo questo fallace modello sanitario. Al pari dei medici di medicina generale che hanno avuto dall’azienda sanitaria l’invito a prescrivere visite presso la struttura sardo/qatariota del Mater Olbia. Un ospedale su cui pesano vicende extra sanitarie di carattere giudiziario che presto avranno strascichi e conseguenze. Il tutto, amici lettori, a discapito della sanità pubblica che perde pezzi ogni giorno in balia di una classe politica inservibile e compiacente. 

Non chiediamoci perché negli ospedali non troviamo soluzioni ai nostri problemi, facciamo in modo che vengano alla luce queste storture del sistema pubblico che oggi è alla mercé di affaristi e speculatori persino della nostra salute.

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