Calangianus, Commossa partecipazione e una folla straordinaria per l’addio a Maria Grazia.

Calangianus, 15 apr. 2018-

Parole, lacrime, ricordi, tanto dolore per l’estremo saluto a Maria Grazia Cossu, 61 anni, morta venerdì sera  a Sassari dove era ricoverata per arginate un male incurabile. Una folla smisurata, quella che aveva trovato posto nella chiesa di Santa Giusta e l’altra che ha atteso fuori nel sagrato. Ricordi incancellabili di tanti che ne apprezzavano la schiettezza e la veracità, di una donna che non si è mai arresa ad una sorte non facile, e ha combattuto sino alla fine, conscia che era impossibile, ma determinata per rendere la sua speranza un’incredibile battaglia.

“Maria Grazia non si è mai arresa” – mi dice Piera, tempiese come me e come tanti altri venuti ad omaggiare una donna che a Tempio lavorava come insegnante nelle scuole elementari – ” e le parole che tu hai scritto per ricordarla erano le stesse che avrei scritto io. Era così, vera, autentica, sensibile, amorevole con tutti, lottatrice contro qualsiasi ingiustizia che le capitava”.

Ho cercato, nella folla, teste bianche, canute come la mia,  ex compagni di scuola che hanno percorso con lei alcuni anni del Liceo. Forse c’erano, alcune le ho viste, è stato un commosso saluto dopo tantissimi anni ritrovarci per lei, per quella amica cara che ci ha lasciati ma che sempre resterà dentro ognuno di noi. Era una donna leale, ” di quelle che non te la mandava a dire”, che sapeva farsi apprezzare sempre anche quando le divergenze ci allontanavano. Averne di amiche così, che mettono il rispetto e i valori al di sopra di qualunque altra cosa e che sono in disaccordo col nostro sentire!

“Ti voleva bene – mi ha detto Carlo, il marito medico – parlava spesso di te, della sua classe”. Lo so Carlo, perché anche se non ci si vedeva mai, le persone si riconoscono per quello che si sono trasmesse prima, per le vicende condivise, per le troppe tribolazioni passate, per quel vissuto che a volte è carezza, ma quando si diventa grandi, si riempie di malinconia e di sofferenze che prevalgono, ci sbattono in un ospedale, ci denudano mettendo allo scoperto le fragilità e le debolezze insite negli esseri umani.

“Eravamo una bella classe – aggiunge Cecilia – ci si voleva bene tutti”. E’ vero cara amica del Liceo, ci volevamo bene e nessuno di noi ha mai prescisso da questo valore di sensibilità e vera empatia che ci caratterizzava allora e forse anche adesso.

Lucia, una collega, mi ha ricordato che fu lei, Maria Grazia, a suggerirle di continuare alle magistrali un percorso scolastico superiore che pure lei aveva interrotto a causa di una gravidanza. Era generosa Maria Grazia, buona come il sole che d’improvviso diventa caldo nell’affollato cimitero del paese.

Quanta tristezza, la folla muta che entra nella camera mortuaria per l’ultimo saluto, quanta compostezza nei familiari, nei giovani figli, nelle altre persone presenti, mentre in mente ritornano lontani ricordi. Le dolci lacrime di Amanda che abbraccio forte perché conosco la sua vita già da quando era solo un piccolo fardello nella pancia della mamma.

Ho sentito forte questo distacco perché aldilà delle solite frasi che si dicono sulla vita e sulla morte, so per certo che di lei mi resteranno non solo i tempi della scuola ma anche ogni sua parola scritta o pronunciata contro le disparità sociali, la tenacia che sapeva tradurre in azione, il non essersi mai arresa a nulla, nemmeno a questo destino che se l’è portata via.

Resterai amica mia, anzi sei sempre dentro di me e in tutti quelli che ti hanno voluto bene, e sono tanti, e tanti…..

Antonio Masoni

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