Declassamento o chiusura, la verità sulla fine annunciata del Paolo Dettori.

Declassamento o chiusura, è su queste misere alternative che si sta giocando la partita sulla sopravvivenza dell’ospedale di Tempio Paolo Dettori. Una fine annunciata da anni e che si sta risolvendo proprio sulla scia “maledetta” di una pandemia, presa a pretesto per determinare, e non solo da noi in Sardegna, la fine della sanità pubblica. Ma come stanno le cose?

Intanto, per giusta precisazione, nell’articolo apparso sul giornale La Nuova Sardegna, vi erano contenuti diversi errori, probabilmente dovuti a chi aveva limitate informazioni dall’interno del nosocomio gallurese. Al cronista, è sfuggito un dato saliente della vicenda declassamento o chiusura, ossia che la proposta, sotto forma di documento per i medici del Dettori, veniva dall’azienda e non è una cosa decisa all’interno. 

Nel documento aziendale, infatti, si precisava che al Dettori sarebbero rimasti due soli anestesisti sui cinque totali.

Questi 2 anestesisti  non devono fare sala o far sopravvivere la chirurgia come il cronista, erroneamente informato, sostiene, ma garantire le urgenze ospedaliere! Garantire per quel che si può con 2 unità un assistenza alla popolazione! E poiché stiamo parlando di 2 dirigenti medici, si possono coprire solo 6 giorni la settimana, diurni! Il pronto soccorso inevitabilmente di notte chiude perché, non essendoci anestesista Rianimatore, non si può garantire la sicurezza del paziente. Se si vuole tenere aperto il pronto soccorso lo si può fare ma attenzione chi arriva in ospedale sappia che se ha un problema di salute gli unici medici presenti saranno il medico del PS e quello della medicina.

Qualcuno si assumerà la responsabilità penale di tenerlo aperto senza Rianimatore in modo che se arriva un codice giallo o peggio un rosso e accade l’irreparabile non siano a rimetterci il paziente in primis e il medico che sfortunatamente è in turno?

Declassamento o chiusura, nessuna alternativa se non succede il miracolo dell’arrivo di medici

Si son delineate due posizioni, in apparenza contrastanti ma nella realtà entrambe indirizzate a salvare l’ospedale. Se da un lato, la posizione del dottor Tamponi appare come di rifiuto ad accettare il declassamento o la chiusura, semmai  l’arrivo immediato, prima del 1 luglio, dei medici che mancano, dall’altro vi è il tentativo di declassare con chiusura serale del PS (inaccettabile quanto si voglia, ma la sola strada per non chiudere del tutto). Attenzione, non si parla di volontà dei sanitari del Dettori ma di esclusiva decisione dell’Azienda sanitaria, in considerazione della mancanza di anestesisti e di altre figure sanitarie.

Dal Paolo Dettori si precisa che da parte dei medici non vi è mai stata volontà di arrivare a questa conclusione ma si è davvero fatto di tutto per supplire alle carenze, rinunciando (più volte abbiamo sottolineato questo aspetto) alle proprie ferie personali. In questo periodo, ma la gente ne è all’oscuro, son venuti da Nuoro degli anestesisti per coprire turnazioni diversamente scoperte. Le difficoltà anche dell’ospedale di Nuoro, però, impongono che proprio dal 1 luglio, ossia in concomitanza col periodo delle ferie estive, gli stessi sanitari nuoresi non possano più venire per le sostituzioni al Dettori. Dura lex, sed lex, quella della sanità ridotta al lumicino e alla conta, su due mani, di medici e personale anche per grandi ospedali.

i tre ospedali pubblici della Gallura

La politica regionale tace su tutti i fronti mentre finisce la storia anche dell’ospedale di Tempio

Triste realtà decidere se declassare o chiudere del tutto. Ancor peggio, l’inutile politica regionale, mai nessun governo ha dato come questo il peggio di sé e non solo sul fronte sanitario. Le puntigliose rivendicazioni di qualche politico regionale, appaiono come puri strali personalistici e finalizzati al consenso elettorale, oggi più di prima. Non ci son state azioni incisive da parte delle autonomie locali. Nessuna da parte di enti importanti come l’Unione dei Comuni, se non sterili e del tutto inutili vie diplomatiche percorse più e più volte, senza alcun risultato.

L’allarme, lanciato anche da questo blog, come da parte del comitato di lotta Abali Basta e di esponenti della minoranza in comune (Cordella), è già vecchio di anni. I presupposti di questa ingloriosa fine, esistono da diverso tempo. Chi, se non la politica, doveva e poteva risolvere la vicenda sanitaria locale e direi regionale? Da ogni sede di ospedale, sono quotidiani gli allarmi e le chiusure, ciò vuol dire che la politica, ed è un triste ripetersi, ha fallito ancora una volta. 

In conclusione:

L’alternativa alla proposta è la chiusura totale del pronto soccorso, delle branche chirurgiche, la trasformazione della medicina in lungodegenza. Il resto ambulatori. A meno che, ma come detto sarebbe un miracolo, non si trovino medici, e non solo anestesisti.

Al PS I medici sono rimasti in 3, 4 col Dottor Tamponi che, per ragioni di salute,   non copre i turni, nonostante sia indefessamente presente al lavoro.

E le altre figura assenti? Si sappia che mancano cardiologi, chirurghi, pediatri, infermieri, internisti.

Del punto nascite, del centro trasfusionale, nessuno parla più. Ora come ora,  appaiono come  dei miraggi legati alle vicende antiche. Ed invece è presente dell’altro giorno. Ma adesso ci sono solo due alternative: declassamento per arrivare ad un poliambulatorio o definitiva chiusura. 

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