Desolazione e rimpianto, Rinagghju: presente e futuro che non c’è.

Desolazione e rimpianto, la prima cosa che ti viene in mente quando torni alle Fonti di Rinagghju. Tornarci, per un tempiese, è evocare un passato di cose semplici e gioiose legate all’età ma è anche prendere atto che da queste parti nulla è cambiato. Immersi nel silenzio e nel fresco di un luogo incantevole, possiamo solo lasciarci andare alla nostalgia perché qui futuro, come il mesto presente, non ce ne può essere. Due le ragioni principali. La prima è l’assoluto distacco che separa chi ha amministrato e amministra la città dalle enormi potenzialità del posto. La seconda, usata al solito come arma pre elettorale, vive della inconsistenza e della incapacità di gestire un bene primario con poche e semplici cose.

Circa 6 anni fa, si era allora nell’amministrazione precedente a questa, dissi all’allora assessore che bastavano poche migliaia di euro per prendere panche e tavoli nuovi, stilizzati quanto si vuole, per creare un minimo di accoglienza. Le braccia ti cadono quando ascolti l’impossibilità di spendere su un patrimonio come questo. Pochi soldi, dirottati altrove, trascurando il valore ambientale e turistico di Rinagghju. Tutti ne hanno sempre parlato ma nessuno ha trovato una soluzione semplice per farlo decollare.

Oggi è desolazione, un ambiente tutto sommato decoroso ma senza alcuna attrattiva, disertato dai tempiesi e frequentato da sparuti gruppi di turisti che hanno conosciuto il Rinagghju del passato. Ci si accontenta dell’acqua, unica per le sue preziose qualità diuretiche, che è anche scarsa a causa della poca o nulla piovosità. L’acqua, nel passato, non era il fine né il motivo per cui ci si andava. 

Desolazione di un patrimonio dissipato e abbandonato.

Mai sfruttata, l’acqua, vive di rimpianti legati a tentativi falliti di una gestione termale e oggi di una paventata vendita già messa in cantiere per il prossimo futuro. Una signora di Tempio mi vede e mi dice che la madre, disabile, ha enormi difficoltà a raggiungere le Fonti. Da tre mesi chiusa a casa, la madre, 82enne, manifesta spesso il desiderio di poter trascorrere qualche ora nel regno della pace e del fresco. E’ difficile però, anche se alle auto è permesso di arrivare nella parte alta del piazzale. Dalla macchina, una persona che deambula a fatica o una carrozzina affrontano  una stradina sterrata che fiancheggia le fonti, sino alle panchine sgangherate e ai vecchissimi tavoli.Non ci sono scivoli per carrozzine che portino direttamente nelle sottostanti fontane.

I tempiesi ci vanno raramente, mancano anche delle semplici attrattive, un chiosco o dei giochi per bambini. Lo stato di desolazione è così da decine di anni. Tutti ne parlano ma anche parlarne è sofferenza per chi deve gestire questa “spina” che, assieme al Limbara, sono  solo propaganda pre elettorale e nulla più,

Una decina di turisti, alcuni nostalgici che conoscevano altri tempi, si attradano a riempire con lentezza i bidoni. Il flusso è scarso, ma è il pretesto per una chiacchierata in ricordo dei bei tempi andati. Un gruppo di amici mi vede e ci mettiamo a chiacchierare. La serenità ti avvolge, rilassa, evoca, ispira. Restano questi i sentimenti che Rinagghju, nel quadro di desolazione e rimpianti, rammenta. Tutto il resto sarà ancora chiacchiera e progettualità campata in aria. E non sarà certo una vendita a ripristinare la bellezza che, nonostante tutto, respiri in questa oasi di silenzio.

Ridateci Rinagghju, almeno quello che u tempo esisteva. Quando la politica aveva un senso e chi la praticava questo luogo non lo avrebbe mai  umiliato come oggi. Quei tempi, amministratori incapaci venivano minacciati di tornarsene a casa a cavallo di un mulo. Oggi, spocchia, arroganza e totale distacco dal bene comune, sono le caratteristiche del politico arrembante e cialtrone.

 

Related Articles