Donatella Serra, rompere gli stereotipi ma non la bellezza.

La personale di Donatella Serra alla Stazione ferroviaria è come ricevere in dono un pacco sorpresa. Dentro ci sono visi e espressioni di donna che seguono il futuro ripartendo dalla natura. Perché la natura non è una scelta ma è quanto abbiamo avuto in dono senza aver fatto niente per apprezzarne l’essenza. Per l’artista architetto, l‘essenzialità è essenza nel suo modo di concepire l’arte, usando la semplicità di quanto già esiste. 

«Ho sempre avuto da piccola amore per tutto ciò che è natura, persino la mia tesi di laurea si basava sulla terra come elemento indispensabile dell’architettura che amo. Nulla di complicato o di artificioso, esiste già quel che serve a determinare forme e strutture che poi diventano costruzioni. Dalla terra nasce tutto e tutto, alla fine, alla terra fa ritorno».

La sua è arte non arte, forma non forma, materia non materia, quasi un astrattismo che viene tradito dalla bellezza di volti femminili di rara intensità e armonia. Un compromesso  cercato con materiali da riciclo che la dice lunga sulla preziosità di quello di cui disponiamo e, ben che vada,  differenziamo come rifiuto. Invece, per Donatella, anche l’inservibile ha una sua potenzialità che diventa pittura, sculture, modelli diversi e riacquista una nuova vita. Nessuna cosa muore definitivamente e anche il materiale da scarto ha una sua dignità creativa, frutto di amore e passione per il recupero ma anche visione non comune di un “domani” impensabile per tutti noi.

Donatella, sono sempre stata affascinata dalla bellezza della natura

Un artista vede già la sua creatura nella sua fase fetale; in un tronco la scultura, in un soggetto, un costume, un volto o in un materiale da buttare, un’opera nuova. E le opere di Donatella raggiungono cuore e pancia ma fanno anche ragionare in termini di assoluta originalità creativa.

Quando guardi un suo quadro, lo vedi anche tu che quelle sono linguette di lattine o tappi di plastica o alghe marine. Ma non ci badi, sei affascinato dal soggetto che quegli orpelli apparentemente inutili,  li indossa, se ne adorna in una maniera del tutto naturale. Così, ogni materia acquista la sua poliedrica eterogeneità  quando ha addosso un nuovo abito, ha la sua seconda possibilità anziché  finire al riciclo.

Una vecchia sedia che ha oggi una vita diversa.

« Penso che anche il materiale meno nobile, abbia in realtà qualcosa da raccontare e io cerco di farglielo dire, colorandolo, dipingendolo, modellandolo,ridandogli un futuro altrimenti non possibile. Sono attratta da questa osservazione di  cose che per tutti hanno scarso valore, perché io vedo un valore intrinseco in ogni elemento, prezioso o inutile, di questo pianeta. Vedi quelle piccole montagnette con visi di donna? Quella è la carta che tiene la frutta tonda, arance o mele. Lo avresti mai pensato?».

Rompere gli stereotipi o farne un compromesso armonico e piacevole

Certo che no, cara Donatella, mai e poi mai avrei avuto occhi per osservare una vita diversa per quella carta. Credo di poter dire che sarebbero pochi (o nessuno) capaci di vederne quel preziosissimo destino. Qui sta l’arte di Donatella, nel vedere con occhi diversi quel che tutti noi non scorgiamo  nel quotidiano.

Si parla tanto di arte innovativa e ciascuno, che vi si approccia, la interpreta a suo modo rompendo stereotipi artistici e mentali o facendone un ottimo compromesso con le linee armoniche di volti di donna dalla straordinaria bellezza che oggi, con Donatella Serra, parlano una nuova lingua. 

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