Donna allettata, la famiglia chiede un chirurgo a domicilio.

Cosa volete che sia se una donna di 92 anni, allettata, nutrita da una PEG, praticamente immobile, cerchi di richiamare l’attenzione sul suo caso? Zero virgola, al massimo per gli addetti ai lavori, coloro che non dovrebbero lasciare abbandonati pazienti con determinate patologie e, come in questo caso, incapaci a farsi sentire. Lo narra un articolo della Nuova Sardegna di ieri. mettendo l’accento sulle disavventure dei figli che scrivono al giornale, con garbo e pazienza, ma certo non soddisfatti di questa vicenda che riguarda la loro madre.

La lettera dei figli della signora descrive lo stato di disagio per la PEG, un collegamento diretto allo stomaco da cui la paziente trae il suo nutrimento, incapace ovviamente ad assumerlo per bocca. Che strazio, che sfortuna, direbbe la maggior parte delle persone. Non certo chi questo genere di mantenimento in vita, essneziale e indispensabile, lo conosce. Ho nella stessa situazione un cognato da oltre due anni e quindi vi scrivo con cognizione.

Allettata e con la PEG da sostituire

La PEG è la Gastrostomia Endoscopica Percutanea. necessaria nei pazienti che non sono in grado di nutrirsi autonomamente per bocca, in seguito a disturbi neurologicie/o disturbi fisici nel tratto digestivo superiore. Presenta gli stessi vantaggi dell’alimentazione per via parenterale e in più permette il mantenimento della funzionalità intestinale ed una più facile gestione del paziente a domicilio.

La donna allettata ha bisogno della sostituzione della PEG

I familiari della donna allettata lamentano l’assenza dell’azienda sanitaria sul loro caso. Hanno scritto ma non ricevono nessuna risposta. La loro madre non può muoversi dal letto, dicono sia intrasportabile. Le sue quotidiane cure igieniche richiedono ben tre persone. La PEG va cambiata, una guarnizione che impedisce il reflusso del nutrimento, è difettosa. Il cibo esce fuori dal tubo di collegamento con lo stomaco.

Scrivono, come detto alla Assl, motivando l’urgenza di un intervento a domicilio del chirurgo. La sostituzione in se è semplice e anche breve ma occorrono sicurezza massima, cosa non facile in ambiente domestico. Tuttavia, loro sono al corrente che è possibile e sollevano questa eventualità.

Paolo Dettori – foto galluranews

La chirurgia di Tempio chiude per ferie il 30 giugno. Già la chiusura del tutto assurda per una ragione così, è motivata dalla assenza di medici. Cosa fare? In 10 giorni l’Assl non risponde e allora i figli decidono di scrivere alla Nuova Sardegna che, in data 14 luglio, esterna l’accorato appello dei familiari.

La lettera in conclusione descrive lo stato d’animo di delusione e rabbia dei familiari per una assistenza sanitaria deficitaria e priva della minima umanità. Una donna da 5 anni che non parla, non muove le gambe, non si deve abbandonare a questa sorte. 

Invece, di fatto è così, se una famiglia con un dramma così in casa, deve scrivere al giornale perché è l’extrema ratio di una sanità allo sbando, senza alcun appiglio di umana comprensione  che si pensava esistesse nel mondo della sanità pubblica.

Una vera e propria supplica finale. Resterà una voce inascoltata?

Ancora una volta, assistiamo all’ennesima beffa di un sistema volutamente portato allo stravolgimento dei diritti civili. In barba alla costituzione, divenuta carta straccia, involgarita dai nuovi predoni della sanità, vestiti da mecenati ma in realtà fautori dello scippo dello stato sociale sotto ogni sua derivazione. E la Regione che contrae contratti capestro con stati esteri per edificare una struttura doppione di quelle esistenti, sguazza anche nei drammi quotidiani di chi la sanità la pretende. Con ragione. 

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