Dopo la rabbia: «Ho solo cercato di far valere i miei diritti». Scrive Anna Grazia

Dopo la rabbia, il disagio patito, l’esposizione pubblica che ha sempre un costo da pagare, in termini di attacchi e/o di ritorsioni (non accadutei in questo caso), arrivano anche le buone notizie. Anna Grazia Taras, la lavoratrice stagionale in attesa della richiesta del sussidio INPS, ha finalmente sbrogliato la matassa. Dopo la richiesta dei 600€, era trascorso un tempo infinito di attesa, con la sua pratica sospesa tra un NO ed un possibile quanto improbabile SI. Alla fine, nella mattinata di oggi, Anna Grazia ha saputo quanto bastava. La sua lettera, apparentemente pacata nei toni e nella forma, è in realtà quella di una lottatrice, di una donna fiera e forte che non cede e non si astiene da rivendicare quanto le spetta. Personalmente ringrazio gli operatori del comune per avermi sempre risposto e dato notizia su questo caso. Leggete la sua lettera.

Dopo la rabbia e il disagio patito, un barlume di cielo sereno.

«Signor Antonio dopo giorni di veleno, indecenza, rabbia sono riuscita ad avere delle risposte concrete. Stamani ho contattato il comune di Tempio, le famigerate duecento euro non erano ancora in pagamento, non saprei se per cause burocratiche o altro. Sono riuscita a parlare con una signora, questa volta disponibile e cortese, a cui ho comunicato che la mia domanda dell’ Inps Covid 19 è decaduta. La signora mi ha informato che avrebbero in serata provveduto all’accredito delle somme corrispondenti a questi due mesi di emergenza.

Ovviamente è doveroso sempre ringraziare, anche se parlo di un mio diritto. Questi sono  soldi messi a disposizione dalla Regione. È stata una situazione incresciosa, troppe pene e disagi sulla pelle della povera gente, vittime innocenti di una farraginosa macchina amministrativa a più livelli. Sono andata a sbattere contro un muro burocratico, contro indifferenza e quant’altro. Non mi sono fermata un attimo, ho continuato a puntare i piedi per quello che di diritto è mio. Ammetto che ho sofferto tanto,  cercando di provvedere nei migliori dei modi alle mie responsabilità di madre.

Io ho cercato, non mi sono arresa all’elemosina a cui avevo anche potuto accedere, e ci sono riuscita. E se al mio posto ci fosse stata un’altra persona, incapace di affrontare questa situazione oltraggiosa, il finale sarebbe stato lo stesso? Molte persone hanno paura ad esprimere il proprio pensiero e dire la verità . Io non ho paura. Ci vogliono abituare alla sottomissione, e non parlo del Comune mi creda, ma di chi sta decretando la miesera fine dalle tutele, dei diritti inalienabili, del diritto stesso ad una vita dignitosa. Persone come me hanno sempre lavorato e vorrebbero ancora lavorare e non vivere di sussidi e carità. Vorrei averne solo la possibilità. Grazie a lei per quanto ha fatto».

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