Gallura, Una storia vera, come tante, ancora lontana però dalla soluzione desiderata.

Gallura, 9 ott. 2017-

Ho avuto molte perplessità se scriverne oppure no, tale è il risvolto emotivo di questa vicenda. Ho ricevuto però, da alcuni personaggi interessati, il benestare a trattare questa storia mantenendo l’anonimato delle persone coinvolte cercando solo di estrarne gli aspetti umani che oggi sono sempre vivi e presenti ancorché offuscati dal tempo che è inesorabilmente trascorso.

I fatti risalgono al 1974, anni particolari in Italia, e nel resto del mondo. Nixon si dimenava con la spinosa questione Watergate, per dirne una, lo scandalo che affossò la sua amministrazione. In TV negli Stati Uniti iniziava la fortunata serie di Happy Days. A marzo Iva Zanicchi vince Sanremo con Ciao cara come stai?, e nello stesso mese iniziò il processo per Piazza Fontana contro Valpreda e il coinvolgimento di Freda e Ventura. Ad aprile muore George Pompidou presidente della Francia e le Brigate Rosse rapiscono il magistrato Mario Sossi, la Germania vince i campionai del mondo di calcio, ad agosto la strage dell’Italicus. Sono alcuni momenti storici di anni difficili, complessi per la vita del paese, culminati con stragi che ancora oggi restano impunite e le difficoltà economiche legate alla crisi automobilistica coi licenziamenti della Fiat. Trame nere e trame rosse che diventano fonti inesauribili di notizie quotidiane dei telegiornali.

Tutto ciò premesso per contestualizzare una storia vera che è proprio di quell’anno.

In Gallura, non vi dirò dove, nasce una bambina, partorita all’ospedale di Tempio. Una dei 4 nati (si dice fossero stati 4 in tutto) in quel giorno caldo di agosto. La bambina non viene mai data alla madre ma, col consenso dei familiari, affidata in adozione non si sa a chi. Pare, il condizionale è necessario, che questa donna, allora 36enne non fosse in grado di badarci, forse in virtù di qualche turba mentale, ma questo non è stato appurato. I genitori di lei e i suoi familiari le impediscono di tenersi quella creatura. La storia del posto narra di una bambina nata da una relazione extraconiugale con un personaggio noto e influente di cui tutti, pare, siano  al corrente. Una figlia della colpa si direbbe oggi. Tutt’ora, nelle mentalità di alcuni luoghi, sussiste ancora ed è molto viva ed influente il pregiudizio della vergogna di un figlio nato da relazione fuori dal matrimonio. Una figlia nata per un atto d’amore che però non ha il diritto di accedere all’amore della madre naturale perché “qualcuno lo decise allora”, seppure in maniera legale col  favore delle disposizioni di legge di quei tempi. La vicenda si è col tempo riempita di omertà, silenzi e “non so”, quasi che si volesse seppellire persino la memoria che invece è cosa immortale e sopravvive al tempo e alle resistenze di chi la vorrebbe cancellare. La classica storia del “non vedo, non sento, non parlo”.

La madre ha oggi 79 anni, ha problemi di salute ma non ha mai dimenticato quella figlia che mai ha visto, non sa chi sia oggi e dove viva. Una nipote si rivolge a me che sono ben lontano dall’avere una visione investigativa della vita e del prossimo. Tuttavia, questa storia è appassionante per chi cerca di ricavarne sempre un risvolto di umanità in ogni vicenda che viene a conoscere.

Si cerca questa figlia, ma ci si imbatte nella burocrazia e nelle leggi italiane che tutelano giustamente la privacy e non permettono a nessuno di avere delle informazioni. In altre parole, se vuoi sapere cercati le notizie ma non andare oltre un racconto dei fatti acclarati. Quali fatti? Difficile avere dei fatti certi se nessuno dice nulla e se una narrazione si basa solo sul sentito dire e sulla circostanza inoppugnabile che questa madre, dopo 43 anni, vorrebbe vedere la figlia, forse per l’ultima volta, considerando le sue condizioni di salute non ottimali.

Insomma, tutto fu eclissato e tutto fu legittimamente nascosto a quella donna che ha sempre viva dentro la sua anima quella figlia mai vista e mai conosciuta. Storie che, quando vai ad ascoltarle, capisci che sono comuni a tanti genitori che cercano i figli o a figli che cercano i genitori.

Terribile, pensare che tutto questo rientri in una sequela di leggi e norme che servono solo a tutelare qualcuno e a distruggere altri. Io mi sono posto tante domande ma non ho avuto nemmeno la parvenza di una piccola risposta da me stesso. Mi risulta inaccettabile tutto questo in ragione di una “vergogna” da tacere o di una verità da esternare col presupposto concreto della menzogna. Non vedo differenze tra il non volerne sapere e accettare che il silenzio porti a scordare del tutto questa vicenda. Entrambe le scelte, mi suonano come segnali di indifferenza e di avversione nei riguardi di una quasi 80enne che vorrebbe vedere sua figlia, forse come detto, per l’ultima volta.

Se dovessi esprimere un desiderio, sarebbe quello di far si che questa donna riceva come dono quella presenza che cerca disperatamente di conoscere, tra le lacrime copiose che le rigano il volto, ogni giorno, da 43 anni.

Non è una storia da social, anche se capisco che lo possa diventare. E’ un fatto rigorosamente privato ma trasuda di malinconia struggente e di dolore condiviso. Qualcuno mi accuserà: ma perché non ti fai cavoli tuoi? Questo qualcuno ha anche ragione ma nessuno può impedire ad altri di spendere due righe per una storia d’amore mai vissuta e che anche oggi è bel lontana dall’avere l’esito desiderato.

Antonio Masoni

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