Gianni Addis, « Non si deve essere impreparati».

Il vice sindaco, attuale reggente dell'amministrazione, scriverà alla Direzione Sanitaria.

Abbiamo raccolto la posizione del vice sindaco di Tempio Gianni Addis, attuale reggente dell’amministrazione da quando l’ex sindaco Biancareddu ha rassegnato le dimissioni. Come noto,  in seguito alla elezione nel consiglio regionale in cui è anche assessore.

Quanto accaduto giovedì 4 luglio al Pronto Soccorso è evidentemente un fatto grave, assimilabile a tutte le precarie condizioni in cui versa il Paolo Dettori da quando è iniziato il suo lento ed inesorabile smantellamento. La figura del sindaco, in una amministrazione comunale, è anche quella dell’autorità preposta alla sanità e alla sua tutela. Di conseguenza, ora lo stesso ruolo ricade su Gianni Addis, vice sindaco di fatto e sindaco pro tempore di Tempio.

Il periodo estivo, ciò non vuol dire che anche nella restante parte dell’anno non accada, in seguito alle presenze di centinaia di migliaia di turisti, sono innumerevoli le prestazioni del servizio sanitario. Il Pronto Soccorso vive giorni dove gli interventi sono il doppio, il triplo se non il quadruplo della media annuale. Fa pensare che quel giovedì ci fosse un solo medico presente e 5 tra infermieri professionali e OSS.

Gianni Addis, assessore alla cultura, vice sindaco e ora sindaco pro tempore.

Gianni Addis, ci dichiara la propria posizione.

 « La frequenza di queste giornate cosiddette “campali” per il servizio di Pronto Soccorso, non lascia spazio ad interpretazioni diverse da quelle lette sui giornali. E’ indecente che un servizio d’emergenza venga disatteso in tal modo. Domani preparo una lettera da inviare alla direzione sanitaria per manifestare il disagio per questo ennesimo disservizio. Io penso che sia ascrivibile ad una organizzazione del lavoro che definire approssimativa è un eufemismo. Credo che esista la possibilità di ovviare a tali inconvenienti».

Per Gianni Addis la soluzione esiste

« In che modo?» 

« In maniera semplice. I due medici della Chirurgia che fanno spola con Olbia per aumentare il fabbisogno in quell’ospedale, li devono occupare a turno al Pronto Soccorso. Esiste una stasi, speriamo temporanea, dell’attività della Chirurgia per due mesi, cosa impedisce che restino a Tempio per aiutare il Pronto Soccorso in queste emergenze? Sono in condizione di integrare i turni e il servizio avrebbe anche uno specialista oltre al medico in servizio ».

« In realtà, in Chirurgia c’erano due medici, tra i quali il primario dottor Presenti. Pare che lo stesso primario abbia demandato al reparto, peraltro vuoto di pazienti, eventuali interventi di carattere chirurgico d’urgenza. Ma di ovviare, come dice lei, alla situazione contingente di quel giorno, non lo ha fatto»

« Diciamolo francamente, mi dice che senso ha tutto questo? Ci sono delle responsabilità che fanno capo anche ai medici stessi del nostro ospedale. Se un reparto è chiuso, quale normativa impedisce di utilizzare  i medici di quel reparto per i bisogni interni del nosocomio? Alla direzione sanitaria faccio presente questo evidente dissidio tra una normativa di cui dubito e la deontologia di un medico.  Dove sono finiti il senso di una professione che faceva dell’altruismo e della collaborazione reciproca?».

« Se un reparto chiude per permettere ai medici e al resto del personale di usufruire delle legittime ferie, non sarebbe meglio potenziare quei servizi in agonia o come nel fatto accaduto, il servizio di Pronto Soccorso?».

« Certamente. La soluzione della Chirurgia, in attesa di ristabilirla, darebbe modo ai medici del reparto di essere a disposizione ma all’interno del Paolo Dettori, non di metterli in strada per andare a Olbia. Se qui non si è in grado di garantire i turni, e lasciare aperta la chirurgia, permetti di migliorare la situazione di altri servizi aperti, tra cui il P.S. La soluzione, nel contesto complessivo di depauperamento del Dettori, almeno garantisce di supplire alle emergenze ».

“Quando accadono emergenze, bisogna essere preparati”

E’ un dato di fatto che in questi anni, la Sanità abbia puntato sulla sicurezza. Su standard di valutazione della stessa sicurezza, vanno a cozzare episodi come quelli raccontati. Non ci chiediamo poi perché un ospedale chiuda i servizi se la sicurezza, in maniera del tutto arbitraria, sia legata al numero degli interventi profusi, Senso non ne ha quando dinanzi a situazioni limite come quello di giovedì 4 luglio, non esista alcuna sicurezza ma una attesa interminabile di pazienti che certo definire “sicuri” è molto grave.

Gianni Addis su questo ci dice

« Anche a regime, le prestazioni del P.S. di Tempio sono alte. A maggior ragione  dovrebbero essere garantite quando le prestazioni diventano altissime. Quando accadono le emergenze, può succedere che la gente sta male, che mancano i tempi per un soccorso aereo, o con autoambulanza, che subentri la morte. Bisogna sempre essere pronti. Questo esempio dello scorso giovedì si chiama malasanità. Nella lettera proporrò soluzioni diverse, insieme all’invito a riconsiderare le condizioni del servizio del P.S. Certo, le soluzioni individuate non risolvono definitivamente il problema, ma almeno ci rendono sicuri di trovarci preparati nei casi di estrema necessità».

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