Giuseppe Mossa, quasi tre anni che non sei tra noi.

Giuseppe Mossa, morì il 10 dicembre di tre anni fa. Franco, il fratello, ha voluto questo ricordo ” un ammentu” del caro congiunto, anche se non c’è ricorrenza, Non posso esimermi dal farlo, io e Giuseppe, oltre che amici per 25 anni, eravamo molto uniti in altri ambiti, da quello musicale a quello sportivo. 

Allora, scrissi di lui…..

«Giuseppe caro, ora è difficile scrivere di te senza rivedere i tantissimi episodi che abbiamo vissuto assieme, le comuni passioni per la bicicletta e per la musica che già da sole bastavano per lunghissime chiacchierate senza fine. Però, tu eri Giuseppe, colui che poteva solo insegnare qualcosa agli altri con la stessa umiltà che sempre mi hai mostrato parlandomi di cose straordinarie, facendole apparire del tutto normali. Ricordo ancora un episodio che amavi raccontare.

Lavoravi allora come carpentiere nella attività della tua famiglia, e allenarti per le gare non era semplice. Sul traghetto tra Palau e La Maddalena, che raggiungevi la mattina d’estate con le due ruote, “per allenarmi”- dicevi, ma in realtà andavi per lavorare, facesti una attraversata in perfetto surplace. Mezz’ora circa senza cadere o mettere a terra i piedi. Un’ovazione quando il traghetto toccò La Maddalena da parte dei presenti che incuriositi, si erano avvicinati al “ciclista”, come ormai tutti ti conoscevano. Roba mica da ridere per chi sa quanto sia difficile restare in equilibrio su due ruote e senza alcun appoggio».

Giuseppe Mossa, prima cosa la fede, poi l’altruismo e la generosità

«Questione di pratica – ti schermivi – tutti possono riuscirci», mentre ad un semaforo, in una delle numerose uscite assieme, restavi fermo in attesa del verde con tutti gli altri che poggiavamo i piedi per terra per non cadere. O quando spremevi ogni risorsa di energia per massaggiare qualcuno che aveva dei problemi. Un’arte empirica, che tu curavi con sensibilità, sapendo dei benefici che poi le persone ti riconoscevano.

Sempre in silenzio, senza platealità per qualsiasi dote possedevi, dallo sport alla musica sino a esperienze taumaturgiche che non spacciavi mai per scienza ma per sollievo. E lo facevi senza chiedere mai denaro, a te bastava il grazie e basta».

La sua enorme fede

«Grande virtù la tua, altruismo e generosità senza un tornaconto, supportati da una fede incrollabile. Non è roba da tutti. Eri Giuseppe però, quell’amico che non meritava di vivere negative esperienze di vita per le quali hai speso ogni sua energia. Per cosa poi? Per  fronteggiare le difficoltà con la tua grande interiorità  che ti ha difeso dalla solitudine che si vive anche tra la gente. Avevi superato tutto, quasi tutto. Una bestia infame ti attendeva. L’hai affrontata col coraggio che non ti mancava, con le preghiere che erano la tua quotidiana risorsa, con la tenacia che ti apparteneva, con qualsiasi rimedio che la scienza poteva offrirti». 

«Che brav’uomo che sei stato, amico mio! E le tue premure verso di me nei miei dolori, e l’esserci sempre quando qualcuno aveva bisogno di conforto, spirituale o fraterno!». 

Le parole, come lui stesso mi diceva, sono sempre molto importanti, ma più importante di qualsiasi altra cosa, è essere sinceri e non mentire mai. Era la sua sincerità, l’aspetto migliore. In questo periodo che esco spesso in strada per camminare, vedo tanti ciclisti. Tra loro, mi sembra di scorgerlo, con quella sua innata compostezza in sella…un tuffo al cuore, ma son sicuro che da qualche parte, sei in surplace mentre tutti ti ammirano.

E, mi raccomando amico dolcissimo, il coro che dirigi lassù, striglialo per bene che di là non si può stonare. 

Related Articles