Il pericolo passa ma ora bisogna ragionare.

Mettere in atto gli strumenti governativi, semplici regole di comportamento. Non andare in ospedale se non necessario ed evitare promiscuità.

Il pericolo alla fine scompare, come l’epidemia che appena le misure preventive e di limitazione si estenderanno per legge, si attenuerà sino a scomparire. Il caldo, dicono gli esperti, potrebbe essere fatale per il virus che pare non tolleri le temperature elevate.

La fine del coronavirus, porterà con se anche la troppa superficialità con cui questa minaccia vera, e non fittizia, ha colto alla sprovvista gli italiani, comportatisi nella maniera più disparata. Le colpe sono tutte dell’errata comunicazione ab ovo.

Chi ne ha intravvisto un piano mirato a destabilizzare l’Europa per far passare il MES ( Meccanismo Europeo di Satbilità) col quale si darebbe il colpo di grazia al nostro paese più di tutti. Chi ne intravvede una possibile guerra che nasce nei laboratori con ceppi di virus modificati e chi ha del tutto ignorato regole e comportamenti basilari per evitare il contagio.

I medici accorti dicono che è una emergenza straordinaria che va affrontata con ogni possibile sistema di difesa, Altri, tra loro proprio chi il virus lo ha isolato,  sostengono che non è né più e né meno aggressivo di altri. Intanto, però, le statistiche dei contagiati crescono, con esse le vittime da ricondurre, è bene precisare, a persone con svariate patologie alle quali  il COVID-19 ha dato il colpo finale. In allarme, semmai, le persone immunodepresse o quelle immunosoppresse come il sottoscritto che rischiano proprio per deficienze immunitarie congenite o indotte.

La scorretta informazione, al solito, genera una vera psicosi di massa, alimentata da false notizie ma anche da divergenze tra esperti virologi. Ci sono proprio due correnti di pensiero che però, in alcune regioni, hanno fatto prevalere una piuttosto che l’altra. In Lombardia, ad esempio, dove a tutta la regione è estesa la “zona rossa”. Non si entra e non si esce. Però, escono ed entrano i treni e gli aerei. Le navi viaggiano a pieno carico e in quelle navi ci sono chissà quante possibili fonti di contagio.

Il pericolo della diffusione con i mezzi di trasporto

Il virus, dunque, si sposta e va ad invadere zone prima con pochi casi isolati. Il pericolo di focolai laddove non ce n’erano ancora, è grande. L’epidemia diventa incontrollabile e forsennata è la folle corsa della gente dalle zone rosse per invadere le zone, al momento, con pochi casi conclamati. Vi è differenza tra caso isolato e focolaio, la stessa che corre tra il pubblico di una partita di 3^ categoria e quello presente a San Siro. Nei porti nessun controllo, aeroporti lo stesso. Ci dicono di evitare di spostarci e poi nelle due settimane tra febbraio e marzo, si parte per le settimane bianche. Poi si ritorna in Sardegna, inconsapevoli del pericolo che questo potrebbe comportare. Bar e locali affollati, in giro all’aria aperta poca gente. La fobia ha diverse facce: una guarda alla quasi incoscienza e al pensiero che nulla ci possa far male. L’altra, di segno opposto, evita come la peste luoghi affollati. A Sassari, oggi, a Città Mercato, si contavano le persone.

Se a Venezia, essendo il Veneto una delle regioni maggiormente toccata da focolai, si blocca il Carnevale, in Sardegna il Carnevale non si blocca.

Si permettono raduni di migliaia di persone perché qui non ci sono problemi. Si, vero, allora non c’erano ma già si sapeva del coronavirus. Chi vi scrive è stato combattuto sul diffondere il rischio di un contagio di massa e lasciar andare. Immaginate che cosa avrebbero detto poi se avessi scritto, sempre previo conforto di medici e non per scienza che non possiedo, che migliaia di persone in un tendone, erano una bomba per il contagio. Immaginate, che avrebbero pensato e scritto se avessi posto il dubbio che tra quelle persone ve ne potesse essere una asintomatica e col virus, quindi portatrice di un possibile contagio!

Il pericolo in Sardegna, tra caos e linee guida

La Sardegna, con questa giunta appiccicata con lo sputo, regno di decisionisti che non decidono, di procacciatori di finanziamenti che non procacciano, di illusionisti e maghi, tace. Riesce a dare solo delle linee guida ma se ne avverte l’assenza nelle contromisure severe da adottare per questa epidemia. Sinché un problema non ci tocca, non mi interessa, è la loro tesi. La stessa che fa tardare anche le prese d’atto dei sindaci che arrivano comunque ma dopo il DPCM governativo. Prima non si può, è vero.

Intanto la corsa del virus mica la fermi con i provvedimenti su scuole, cinema, teatri, udienze in tribunale, incontri di gente, riunioni o altri eventi. I porti sono veicoli così come gli aeroporti dove la promiscuità è inevitabile? Nessun provvedimento efficace per prevenire l’afflusso incontrollato degli evasori delle zone non ancora rosse.

Il tentativo di non bloccare completamente l’economia, potrebbe alla fine del pericolo scampato, lasciare strascichi e disastri per il turismo, l’approvvigionamento di merci e l’export, così come l’indotto complessivo. A Tempio, ad esempio, scarseggia l’acqua in bottiglia in alcune rivendite. La gente fa provviste di cibo perché, qualcuno alimenta una possibile carenza di arrivi. Tutto vero sino a che a scriverlo non sia io, allora faccio allarmismo o peggio, come uno mi ha scritto, terrorismo. Questo, perché ho il difetto di parlare con la gente e sentire le loro impressioni. 

Si attestano disdette di prenotazioni per la prossima estate, si chiudono attività alberghiere, Lombardia chiusa vuol dire una buona fetta dell’import-export per l’isola. La Sardegna rischia come l’intero paese, il tracollo economico,

Come in una guerra, per certi versi anche peggio. Coraggio e responsabilità degli italiani sono sostituiti da paura e psicosi, vero terrore che ci si possa contagiare tutti. Dicono che genero allarmismo quando invece mi limito a semplici riflessioni e a dati e notizie certe.

 

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