Il secondo compleanno

foto archivio google – www.smeraldarsadipadru.it

Ti apparirebbe curioso, scrivere di te…

Una canzone che il tempo ha reso celebre, di un grande artista che è diventata inno all’amicizia, all’amore, ha raccontato la sintesi della distanza, delle indecisioni e dei dolori che la vita ci pone davanti quando ci passa sopra senza nemmeno vederci, senza aver dato una spiegazione al perché troppe volte ci crea un’interruzione perenne. E’ la vita che non si è scelto ma che ha scelto te per esternare la sua variabilità estrema, quelle assurde motivazioni alle quali cerchiamo di dare un senso ma che senso non hanno. E’ la caducità degli esseri umani, la fragilità che portiamo con noi quando veniamo al mondo pensando di vivere come vogliamo e per sempre. Il conto non lo chiediamo mai, tanto qualcuno prima o poi ce lo presenterà senza dettagli o particolari…” hai avuto questo, quest’altro, ora avrai il tuo “reso”. No, amico mio, non è una lista di spese la nostra vita, non corrisponde mai all’acquisto di un bene prezioso e unico per avere domani un resoconto di errori e scivolate, non è una scansione precisa di gioie e dolori, di sorrisi e lacrime. E’ disordine e casualità senza una pagina dove leggerle in anticipo, come un fiore che può spuntare ovunque o una croce che scopri in un cimitero senza mai aver saputo che ci fosse. E’ imprevedibile, come gli anni dei bambini o l’incoscienza dell’adolescenza che ti rende invulnerabile e ti corazza dalle intemperie delle sventure.

Eravamo da te l’anno scorso, ti fecero un regalo e lo abbiamo scartato assieme tutti. Un momento di intromissione di aria nuova per tanti che insaziabili si dissetavano di una festa che tu hai solo visto, e chissà se qualcosa avresti voluto dire, ridere o piangere…chissà, è difficile se non impossibile capire cosa ci sia dentro il cervello di chi ha staccato le connessioni vitali dal suo corpo per vivere un silenzio definitivo. E abbiamo brindato, cantato, narrato  e immaginato che per una volta il mondo là fuori fosse potuto entrare dentro il tuo. Dimmi che mondo è il tuo? Dimmelo Nic! E cresci una volta buona che hai 54 anni, compiuti ieri. 

“…e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò”. Cosa è una lettera come questa se non il solo modo che mi concedi per piangere e di ricordarmi chi eri prima di essere quel che sei oggi.  Sento suonare il campanello ed è il tuo suono, vedo qualcuno che ti somiglia e sono i tuoi  occhi vivaci e furbi, ascolto la tua ironica risata e ti vedo sfottere i tuoi nipoti che amavano ogni momento della tua presenza con noi.

Un anno e mezzo passa veloce quando aspetti qualcuno che sai arriverà, che ritornerà da te come prima ad appoggiare le mani infreddolite sul termosifone per ritrovare “casa” come era tua abitudine. Si, fa freddo ma ancora non è abbastanza quello che sentiamo da un anno e mezzo, dal giorno che hai deciso di dipendere da un macchinario e da chi lo usa per te. 

Forse arriverà anche un giorno che verrò a trovarti ancora, ma fa male sapere che dovrò stuzzicarti le labbra per muoverti un sorriso meccanico mentre mi segui con gli occhi che sono rimasti come una condanna a farti osservare il mondo che ti circonda. Forse la apriranno quella struttura che è lì da anni pronta ad accogliere anche te oltre tutte le altre sfortune di questa vita che presenta il “reso” a tutte quelle imponderabilità come la tua. 

Non lo so se farti gli auguri o continuare a scriverti “più forte” per piangere ancora come faccio ogni volta che penso di rivederti dopo un viaggio, carico di nuove esperienze e avventure, come hai sempre cercato.

Non lo so cosa sia meglio, Nic. Non dirmelo ti prego, non guardarmi se deciderai cosa fare della tua “non vita”. Non dipende da me, e neppure da te.

Vabbè, Buon Compleanno Nicola. 

Antonio

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