Il senso della vita e della morte.

Non ha mai senso raccontare di una morte, proprio quando la stessa arriva per un atto volontario, estremo, quello che pone fine al respiro degli ultimi, stretti tra difficoltà e lacerazioni non capite. Il senso della sconfitta, la fuga da quella cupa e nera esistenza che determina scelte e cambiamenti che non capiamo perché non spieghiamo al nostro intimo e silenzioso rifugio cosa si nasconda nell’animo di chi opta per la sua morte in maniera cosciente o incosciente. 

Il senso della vita

Lo conoscevo sin da piccolo, la sua casa distava trenta passi dalla mia. Una famiglia composta e forte, di quelle avvezze alla fatica e alla durezza della crescita senza un padre. Aveva un carattere buono ma chissà perché lo celava nelle fattezze rudi e spesso fastidiose. Lo persi di vista già nella mia adolescenza. Ovattata e agiata la mia, cruda e faticosa la sua, presa dal lavoro duro già dalla tenera età. Un campagnolo, che mentre io studiavo per capire com’era fatto il mondo, lui viaggiava già nelle ore mattutine dei risvegli all’alba. Sei o sette anni più piccolo di me ma già molto più grande e ricco di esperienze che nemmeno potevo immaginare.

 

A volte la vita ti sceglie e non sei tu che scegli come vivere e dove. Il bagaglio personale di tutti, l’esperienza, lo costruisci in anni. Mentre tu ci metti una vita per portare alla fine a casa un pezzo di carta e un futuro diverso, altri scelgono o vengono scelti per altre vite. Il senso della vita è tutto nelle scelte che facciamo o che qualcuno, a volte con forza, ci impone di fare. 

Lui era così, sempre allegro, quasi mai lo sfiorasse l’idea di un’altra vita diversa.

Il senso della morte

Qualche anno fa conobbi la sua storia da grande, il tormento della madre, tristezze forse evitabili che non poteva accettare. Lui era andato via, non parlava con la famiglia, aveva lasciato la moglie e figli per evitare di scegliere un’altra vita. Non lo saprò mai, non lo saprà mai nessuno. Non dava più notizie di se, quasi non avesse mai avuti madre, fratello e sorella, zie amorevoli e quella unione che accomuna le famiglie di una volta soprattutto nelle difficoltà.

Cosa ha vissuto, come lo ha fatto, quale era il senso della sua grandissima sofferenza.

Nella giornata di oggi, a Tempio, tanti hanno appreso, hanno saputo di come avesse scelto che la sua vita non aveva più alcun senso.

Un maledetto  giorno, quel ragazzone sempre sorridente che conoscevo da piccolo, ha visto per l’ultima volta la profondità della solitudine che aveva scelto e non ha avuto dubbi. Resta in me, in tutti quelli che lo conoscevano, dolore e lacrime. Rivedendolo per l’ultima volta, forse nemmeno lo avrei riconosciuto,

Lo ricordo ragazzo e preferisco accarezzare con la mente il suo sorriso e la sua allegria.

 

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