La comunicazione e il suo uso corretto, di Rita Brundu.

Comunicare bene è l'arte di tenersi stretti i rapporti umani

La comunicazione “La comunicativa, l’arte di parlarsi e dire con chiarezza ciò che si intende e si sente, di ascoltare l’altro ed essere sicuri di aver capito bene, è da tutti i punti di vista la capacità principale per creare e mantenere un rapporto d’amore”.

E’ questa una frase di Leo Buscaglia, famoso pedagogista italo-americano, maestro di vita per tante persone. Ma io voglio aggiungere che la comunicativa è importante anche per mantenere qualsiasi altro tipo di rapporto umano.

immagine dal web

Siamo costantemente impegnati a comunicare non solo con gli altri ma anche con noi stessi, e non è raro che ci diciamo anche delle bugie con la complicità dell’inconscio. Ma parlare chiaro a noi stessi vuol dire parlare chiaro anche agli altri; avere un linguaggio forbito ci aiuta in entrambe le operazioni, ed esserne carenti non ci aiuta.

Oltre al linguaggio ci frena, di frequente, anche il pudore: così stentiamo ad esprimere i nostri sentimenti. Priviamo gli altri di quelle attestazioni d’affetto che invece avremmo voluto loro dare, per poi pentircene quando li perdiamo: soprattutto l’amore inespresso è la causa principale di rimpianti e dolore. Ma ci separano l’uno dall’altro, e distruggono le nostre possibilità di legarci in modo più profondo ad amici o amanti, anche i molteplici giochi o ruoli a cui non riusciamo a sottrarci. Ma di questo ho già parlato durante il percorso dell’Analisi Transazionale, che potete rileggere su Gallura News.

E’ comunque indubbio che una qualità essenziale per portare avanti una miriade di possibili relazioni dinamiche e vitali ( padre-madre, nonni, parenti, colleghi…) sia una comunicativa chiara ed onesta. Un tratto, questo, importantissimo soprattutto in un rapporto d’amore in cui la mancanza di una comunicazione chiara e sincera all’interno della coppia porta alla distruzione del legame stesso.

Comunicazione è dialogo, non monologo

L’uso comune del linguaggio è quello di spiegare qualcosa a qualcuno, e questo si può fare solo mediante il dialogo; il problema è che la maggior parte delle persone si trova costantemente impegnata in monologhi. Il “ vero dialogo” è, invece, quello in cui entrambi gli interlocutori tengono presente l’individualità e i bisogni uno dell’altro. Ovviamente, oltre al linguaggio verbale ci sono molti altri tipi di linguaggio: gesti, sorrisi, abbracci, sguardi, contatto fisico…Ma le parole sono la nostra maggior fonte di comunicazione e dobbiamo stare attenti a come le usiamo perché hanno il grande potere di cambiare relazioni importanti. E di questo ci rendiamo conto se pensiamo che la comunicazione è terreno d’incontro e fondamento delle comunità, cioè la connessione essenziale fra gli uomini.

Ma noi, soprattutto in un rapporto d’amore, siamo abili nel distanziare, distruggere , intimidire, deludere, degradare e svalutare; mentre, se desideriamo che le nostre relazioni durino e crescano, i nostri traguardi inevitabili sono l’onestà e la verità. Senza la verità, la fiducia è impossibile; e dove non c’è fiducia, non può esserci amore. L’unica bugia che vale la pena di dire è quella che può cambiare una situazione per il meglio; ma per arrivare a prendere una decisione sensata in proposito, l’aspirante bugiardo deve pesare eventuali benefici contro i rischi che corre.

La pragmatica della comunicazione umana, dagli U.S.A. una nuova scienza.

Negli Stati Uniti è nata una scienza giovanissima, chiamata “Pragmatica della comunicazione umana”; si occupa degli effetti comportamentali della comunicazione umana, con particolare attenzione ai disordini del comportamento. Secondo questa teoria il comportamento patologico non esiste nell’individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione tra individui: ci sono, cioè, delle condizioni degenerative nella comunicazione che producono vere e proprie sofferenze anche fisiche. E, a questo punto, una comunicazione costruttiva e positiva diventa tanto importante da preservarci da eventuali malattie.

Infine, ricordo che per ottenere una comunicazione chiara, e quindi costruttiva, dobbiamo evitare quei messaggi contraddittori o paradossali in cui il ricevente si trova confuso nel rispondere; tenendo presente che un dialogo è un continuo scambio di stimoli tra emittenti e riceventi, che si alternano nei ruoli. Un messaggio confuso genera confusione e, quindi, la rottura inevitabile del rapporto stesso. Ma questo accade, in genere , quando la persona che comunica è già confusa e ha bisogno di fare chiarezza all’interno del proprio “io”: non fa altro che condividere la propria confusione con un destinatario. Oppure perché, per ragioni disoneste, vuole creare caos e disordine comunicativo per raggiungere obiettivi immorali.

Rita Brundu

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