La difficoltà di emergere nel mondo dell’arte.

Affrontare l’argomento legato alle difficoltà di emergere nel vasto e estremamente competitivo mondo dell’arte, era l’argomento centrale della puntata di giovedì 7 novembre su RTG. Fare arte ai giorni nostri è rispettare una propria vocazione ma è anche entrare in un variegato mosaico dove esistono  sia paure che tangibili ambizioni. Ancor più complicato quando dall’arte ci si deve anche vivere perché la sola fonte di sussistenza che abbiamo. Sono difficoltà di ordine pratico, il traguardo minimo è arrivare a pagarsi le spese e mangiare. Ciò non ha mai impedito a chi nell’arte sente di respirare la sola ragione della sua vita di provarci e di nutrire le proprie legittime aspirazioni.

E’ un argomento che parte dal talento, da quella disposizione che tutti sentiamo di avere per qualcosa. E bisogna andare avanti per trovare opportunità che siano commisurate a quel megafono che urla nella nostra testa e ci spinge a tentare. 

La puntata di Punto & Virgola che conduco dallo scorso gennaio, si è prefissa di spaziare anche in questo mondo così affascinante e ricco di passioni. Attinente a quella indole che resta la molla che ci chiede di provare a sondare i nostri limiti. In fondo, se va male, è giusto che abbiamo provato. Se andrà bene, ne avremmo gratificazioni e appagamento e, talvolta, anche il meritato riscontro.

Difficoltà ad imporre il proprio talento

Le difficoltà che ho ascoltato negli ospiti sono le stesse di tutti coloro che hanno intrapreso un viaggio con la sola certezza del loro attrezzato bagaglio artistico. Cosa che però non basta, in questa dimensione sociale che ci vede tutti arrancare alla ricerca di spazio e sufficiente moneta.

Daniele Ricciu, Tiziana Usai e Alessio Bianco, tre diversi ambiti d’arte ma medesima affinità e talento. Interpretare l’arte, dal loro livello e con i loro mezzi, è quanto vogliono fare senza però snaturarsi o prestarsi alla perdita di quella precisa identità che hanno cercato e voluto. Imporsi, senza entrare in quel consueto ring della competizione, è impossibile. Ma non è il confronto che spaventa, esiste dalla notte dei tempi sapere di essere giudicati. Quel che sarebbe necessario, come ha rilevato Alessio, è cercare coesione sociale. Un riconoscimento che si dovrebbe avere verso chi ha evidenti qualità non comuni per assecondarne non solo il talento ma anche l’attività. Promuovere non basta, valorizzare lo si ripete  come un mantra senza capire cosa e chi valorizzare. 

Ed ecco che le difficoltà si superano quando alla cultura a largo respiro, all’arte in senso lato, si attribuiscono valori che compensano le fatiche, si definiscono meriti e occasioni. Senza abbandonare “l’artista” o artigiano che dir si voglia, al suo destino nel mare impetuoso della guerra tra poveri. Il compito è difficile ma ci si deve impegnare a oggettivare il talento e renderlo sicurezza e opportunità. 

Spetta a noi tutti, perché le premialità vanno assicurate a chi trascorre la sua vita tra spartiti, copioni o storie. A chi da vent’anni crede in un lavoro e lo porta avanti ogni giorno con amore e fatica.

Alla fine resta solo il desiderio di esprimersi e  di  trasmettere emozioni a chi sa ascoltare e leggere.  

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