La riforma sanitaria lascia solo cadaveri e ferite profonde ovunque. Colpiti anche i centri prelievo dei piccoli centri del Nord-Sardegna.

Sanità: i piccoli centri del nord Sardegna

penalizzati dalla chiusura dei Punti di prelievo esterni

Disagi per anziani e persone con disabilità per la mancanza di un servizio sanitario essenziale

Interrogazione dell’on. Desini all’assessore Arru

Una decina di paesi del nord ovest Sardegna patiscono per la chiusura, decisa dalla Regione, di numerosi Punti di prelievo esterni (PPE)-

Questi garantivano un servizio sanitario indispensabile per il territorio, in particolare a vantaggio delle persone disabili e degli anziani.p

Per gli anziani è notoriamente più difficile spostarsi dai loro luoghi di residenza. Una situazione di disagio e malessere denunciata dal consigliere regionale Roberto Desini, con un’interrogazione presentato in Consiglio e rivolta in particolare all’assessore alla Sanità, Luigi Arru.

Ad Osilo, Usini, Viddalba, Santa Maria Coghinas, Martis, Chiaramonti, Laerru, Codrongianos, Tissi, Muros, Cargeghe ed Erula, i centri prelievi sono stati costretti a chiudere. Perché sono stati giudicati non in linea con i criteri di accreditamento diramati dalla Regione.

Criteri che, oltre a precise caratteristiche di tipo logistico, impongono la presenza nei centri di prelievo di un medico. Una presenza non indispensabile, visto che nei centri è presenta già personale infermieristico professionale.

Un obbligo ancora più assurdo se si tiene conto del fatto che la stessa prestazione svolta dal PPE, se erogata a domicilio non richiede affatto la presenza di un medico.

«I PPE sospesi offrivano un servizio fondamentale per le comunità locali, date le condizioni di tendenziale isolamento geografico in cui si trovano i piccoli Comuni sede dei centri prelievo.

Sia per la particolare morfologia del territorio regionale che per le innegabili carenze della viabilità e del sistema dei trasporti pubblici.  

Essi rispondevano, pertanto, alle esigenze degli anziani, delle persone con disabilità o affette, comunque, da gravi patologie, delle donne in gravidanza, nonché delle persone in condizioni di disagio economico.

Queste, spesso non automunite e impossibilitate ad affrontare le spese di trasporto necessarie per raggiungere il laboratorio analisi di riferimento».

Questa chiusura risulta ancora più incomprensibile dal fatto che nelle sedi comunali interessate dalla sospensione dell’attività si è deciso di sopperire al taglio del servizio utilizzando le autoemoteche. 

Una scelta che, oltre che antieconomica -tenuto conto degli elevati costi che l’utilizzo di tale mezzo comporta- si pone in chiara contraddizione con la stessa ratio alla base dei requisiti richiesti dalla Giunta regionale per l’autorizzazione e l’accreditamento dei PPE, e ciò con particolare riferimento ai requisiti strutturali di cui alla Deliberazione n. 45/38 del 2016, che non possono sicuramente ritenersi soddisfatti da un’autoemoteca.

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