La strategia della tensione, un capolavoro pianificato nei dettagli.

La strategia della tensione a tanti fa ricordare un periodo storico italiano terrificante. Quello degli anni ’70, definiti anche “di piombo”, teso alla destabilizzazione di uno stato allora preda del terrorismo e della eversione. Tra Piazza Fontana (’69), Italicus (’74) e Piazza della Loggia (’74), una sequenza di morti e stragi. Matrice anarco insurrezionalista, destra estrema, contrassegnarono quel periodo di attentati e terrore.

Allora erano apparati deviati dello stato, si diceva, che promossero crimini contro comuni cittadini, inermi e di facile bersaglio. Bombe buttate per colpire indistintamente che alimentarono una stagione indimenticabile per chi la visse e per chi ancora chiede giustizia. Gli altri, attaccati alle televisioni in bianco e nero (il colore sarebbe arrivato dopo qualche anno), passivamente e oggettivamente frustrati, annichiliti e vestiti di paura e terrore. 

La strategia della tensione è, a pensarci e rifletterci sopra, qualcosa che non viene a caso. Qualsiasi azione tesa a devastare, sconvolgere e uccidere, ha bisogno di una pianificazione personalizzata, come un abito si deve cucire a misura considerando le variabili in relazione tra loro, il tempo e lo scopo. Nella strategia degli anni ’70, il tempo era quello dello sposalizio tra le forze di sinistra e l’asse democristiano, sempre quello portante della politica italiana di allora.  Lo scopo fu quello di evitarlo, attraverso gli atti terroristici e l’incandescenza che la tensione indusse negli italiani di quel tempo.

Tempi e obiettivi differenti, ma la stragegia della tensione è la medesima di oggi.

Esistono modi diversi per creare una opportuna strategia della tensione. Il terrore lo crei attraverso una notizia vera ma anche attraverso una notizia parzialmente vera che scientemente alimenti di paura subdola e mirata ad ottenere determinati risultati. Una comune tra le due epoche storiche diverse però esiste. Le morti ci stanno sempre, perché nulla più di una morte possibile desta terrore nella gente. La preziosità della vita è indiscutibile, chiunque di noi pensa esclusivamente a tutelare la sua vita e quelle dei suoi cari.

La paura domina e siamo disposti a tutto per salvarci da qualcosa che è più di una minaccia, è dietro l’angolo, davanti a noi, in chi ci sta accanto, persino nell’amico che vedi ogni giorno. E tutto corrisponde nei fatti e nelle nostre successive azioni perché siamo i primi che provvediamo ad usare ogni forma di protezione per riuscire nello scopo che la “balia elettronica” o i giornali continuano a diffondere ad ogni ora.

Strategia della tensione che si ripete anche nella Cov-Sars2

“Emergenza! Restiamo in casa! Siamo tutti infettanti o infetti” – raccontano i media. Tensione a mille, paura ovunque, ospedali al collasso, sintomi riconducibili tutti a quella maledetta peste manzoniana che tale non è ma ricordarla, fa bene alla strategia. La psicosi del contagio è allarme vero che non risparmia quasi nessuno.

“La Spagnola” (anno 1919) coi suoi 50 milioni e oltre di vittime, è il mantra che pervade lo scenario di tutti noi. Apocalisse, morti, un quadro composto da tasselli che si incastrano perfettamente tra loro. Il capolavoro è servito, lo scopo è riuscito, la strategia come al solito ha funzionato.

L’attuale epidemia, che conta migliaia di vittime, anche se il filtro dell’ISS darà un quadro diverso sulla sua reale portata, ha vissuto della tensione e della paura inoculata con acume e subdola persuasione. La paura ne è stata la matrice portante, pur avendo basi scientifiche che ne giustificavano l’importanza. Vero, ma quale scienza e quale verità si nascondono dietro qualcosa che mancava da 10 anni nel mondo e che, quando sarà finita, se ne ravviserà la limitata portata in termini di morti reali?

Forse non avremo mai la verità, perché la stessa sarebbe il segno di una onestà che è mancata dal principio. Lo scopo era un altro, certo non quello che all’inizio ha sottoposto tutti noi a chiuderci per la paura, assecondando proprio quella strategia della tensione che nasce per altri obiettivi.

I risultati della strategia della tensione.

Il triste elenco non può che partire dagli effetti di una chiusura prolungata di tutte le attività produttive. 

  • Confindustria: il 67% dei rispondenti ha registrato impatti sulla propria attività a causa della diffusione del Covid-19 in Italia. La percezione è stata più alta della media in Lombardia e Veneto, dove si è attestata intorno al 71%. L’impatto è risultato pervasivo per le attività di alloggio e ristorazione, dove il 99% dei rispondenti ha segnalato di aver subito effetti negativi.
  • Risultati analoghi nel turismo, nell’artigianato, nel commercio e ovunque vi fossero imprese piccole e medie e attività ad esse connesse.
  • Sanità pubblica, un disastro dappertutto con maggiori ripercussioni negli ospedali territoriali che saranno costretti a perdere pezzi o a chiudere definitivamente. Avanzano, come appare chiaro da subito, le esigenze della sanità privata, ormai l’indirizzo anch’esso voluto e pianificato da anni.

Inutile soffermarsi su altri ambiti perché l’economia è ovunque un disastro, tranne nelle multinazionali e nelle vendite on-line- Strano vero?

Nel primo trimestre del 2020 il Pil dell’Italia è diminuito del 5,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti dello stesso periodo del 2019. La proiezione per fine anno, si dice sia peggiore.

Ora metteteci i dubbi sulla portata reale del quadro pandemico che continua a pianificare la strategia della tensione attraverso la seconda possibile ondata autunnale. Capite perché quanto successo non solo era evitabile ma si nutrono atroci dubbi anche sulla volontarietà di averlo disegnato e fatto metabolizzare alla popolazione. Il mosaico si sporca sempre di più pensando alle azioni in itinere dello stato italiano. Il MES è dietro l’angolo, lo si accoglierà come salvifico ma sarà la futura tangente che l’Italia pagherà a vita all’Europa matrigna.

Finiremo molto male, altro che cov-sars2!

 

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