Leonardo Oggiano, un grande medico tempiese agli onori della cronaca sanitaria.

Leonardo Oggiano è un medico ortopedico nato e cresciuto a Tempio. Nato nel 1978, compirà 43 anni a luglio, esattamente il giorno 15. Un giorno fortunato quello della sua nascita, dal momento che è lo stesso dell’intervento eseguito su un bambino di cui si è occupata la televisione italiana. Grazie al padre, Lello, docente in pensione, vengo a conoscere di questo servizio nell’ambito della trasmissione RAI in seconda serata della Sciarelli “Dottori in corsia”. Seguo la trasmissione e invito anche alcune persone a seguirla. Si tratta, come detto, di un rischioso intervento su un bambino che presenta una grave malformazione vertebrale ma che, a causa di una altrettanto grave  cardiopatia, dovrà prima risolvere la malformazione vertebrale e poi sperare in un trapianto di cuore. Il servizio è illuminante e chiarisce bene quale sia il tipo di intervento al quale il bambino si dovrà sottoporre. L’equipe è pronta, ed è guidata proprio dal dottor Leonardo Oggiano. A questo link potrete rivedere il servizio della trasmissione con il caso di Giovanni e dell’intervento “pazzesco” eseguito da Leonardo Oggiano: https://www.raiplay.it/programmi/dottoriincorsia

Leonardo Oggiano

Si intuisce che Leonardo è un medico di enorme sensibilità e di empatia straordinaria. L’occasione di poterne sapere di più di questo brillante quanto umano dottore, era allettante. Il padre si mostra altrettanto volitivo a diffondere questa bella notizia. Lello, che conosco da moltissimi anni, è solo titubante perché non vorrebbe passare per il padre che vuole mettere i figli in evidenza. Lo sostengo, dicendogli che l’orgoglio di avere delle informazioni su questo ancor giovane medico, è superiore alla sua riluttanza. Oggi è il grande giorno, di sera riesco a parlare con Leonardo. Ecco la sua intervista telefonica. In attesa di poterlo conoscere di persona e di ringraziarlo a nome della sua città e della comunità. Ve la sottopongo, non prima di ringraziarlo di cuore per questa esclusiva ma soprattutto perché il lavoro straordinario che compie ogni giorno, è prezioso quanto unico. Prima della nostra conversazione, è stato lui stesso a chiedermi di dargli del “tu” ed ecco perché leggerete una chiacchierata quasi familiare. Grazie Leonardo!

Leonardo Oggiano, al Bambin Gesù una eccellenza nata e cresciuta a Tempio

«Intanto ti devo fare i complimenti anche a nome delle persone che hanno saputo e che sapranno, da stasera, e che non hanno potuto vedere l’intervento che è stato fatto in televisione, che abbiamo visto in tanti. Io ho sparso la voce il più possibile. Straordinario quello che hai fatto, ma straordinario soprattutto il fatto che tu sia uno del posto, di cui nessuno sa nulla, a parte ovviamente i tuoi familiari e la tua cerchia di amici».

«Sai com’è, nessuno è profeta in patria, lo sai».

«Ho visto e rivisto il bellissimo servizio della trasmissione sull’intervento da te eseguito. L’ho registrato, quindi l’ho visto con tutta la famiglia in diretta, poi l’abbiamo rivisto ancora. È fantastico quello che tu hai realizzato e hai fatto con questo bambino. Straordinario».

«Grazie. È stata dura».

«Lo immagino! Senti, ricostruiamo un po’ il tuo curriculum. Ti sei laureato dove?»

«Io ho fatto il liceo classico a Tempio, al Dettori; poi nel 1997 sono sbarcato in Continente, come diciamo noi sardi, e sono entrato all’Università Cattolica di Roma. Ho fatto 6 anni di medicina, poi ho fatto la specializzazione in ortopedia con indirizzo sulla chirurgia vertebrale; ho fatto anche un anno di dottorato e di ricerca in neuroscienze. Sempre tutto alla Cattolica, dal ’97 al 2009. Ho fatto 6 anni di laurea… Poi ho iniziato nel 2009 a frequentare il Bambin Gesù, e da lì… insomma… sono rimasto e ora sono 11 anni che sto là come dirigente medico».

«Sei del ’78 se non ho letto male, quindi hai 43 anni».

«Si, a luglio devo compiere i 43 anni».

«È una vocazione questa tua per quanto riguarda i bambini?»

Leonardo, «Divento medico di chirurgia vertebrale per puro caso»

«In realtà nasce, come tutte le cose, un po’ perché il destino ti ci porta un po’ per caso. Anzitutto il discorso del perché faccio chirurgia vertebrale nasce da una casualità. Nasce dai miei studi, perché io mi laureo con una tesi in neuroscienze, praticamente: mi occupavo del sistema nervoso. Inizio il dottorato di ricerca in neuroscienze; e poi, quando inizio a frequentare ortopedia, il direttore dell’ortopedia di allora, considerati i miei studi, mi mette a lavorare in chirurgia vertebrale. Nasce così, casualmente. Poi da lì, come in tutte le cose, ti appassioni. Mi sono appassionato molto. Lì al Gemelli ho avuto la fortuna di fare veramente tutta la chirurgia vertebrale: adulto, pediatrico, veramente dalla testa ai piedi, tutta la colonna vertebrale. Poi, nell’ambito di questo, ho cominciato ad appassionarmi della chirurgia pediatrica. Prima della chirurgia vertebrale e poi, man mano, quando sono andato al Bambin Gesù, anche dell’ortopedia pediatrica in generale.

Poi dal Bambin Gesù ho iniziato il percorso in ortopedia pediatrica, ma principalmente in chirurgia vertebrale. Sono stato in giro per il mondo, ho preso un diploma europeo in chirurgia vertebrale. Ho girato un po’, da San Francisco a Singapore, dappertutto. Da allora (quindi ti parlo dalla fine del 2009 a oggi), ho un curriculum di più di 1000 interventi di scoliosi e di deformità vertebrali. Penso di avere il numero più alto in Italia… per la mia età, 1000 interventi… Insomma, mi piace».

«Complimenti davvero! Quello che si è percepito, che abbiamo visto insieme alla mia famiglia, che abbiamo goduto in questo tuo video bellissimo, è stata la tua empatia. L’entrare in empatia con tutti: con l’equipe che ti ha sostenuto, ma chiaramente con la famiglia, con la madre di Giovanni, ma con il bambino in maniera straordinaria.  Con una semplicità che… io sono rimasto spiazzato. Conosciamo un’altra sanità!».

«Quello è il frutto di due cose in realtà. Ti dico come ragiono io: la prima che è il carattere. Sono sempre molto tranquillo, è difficile che mi agiti»

 

Leonardo Oggiano, «La serenità nasce da educazione e carattere»

«Sai, di fronte a interventi del genere le famiglie sono agitate… Io dico sempre che le cose le spiego tranquillamente perché sono io tranquillo. E questo aiuta molto a tranquillizzare gli altri. L’altro, invece, è una cosa di principio. Ho sempre pensato, da quando ho iniziato a fare il medico, che vorrei parlare alla gente come avrei voluto che avessero parlato a mia madre quando mi portava in visita. In maniera chiara, tranquilla, cioè non queste cose distaccate… Questo è sempre stato il mio modo di vedere le cose. Dico sempre alle persone che l’importante è che capiscano. Perché poi le cure sono come tutte le cose: quando tu fai il medico, capisci subito cosa ha una persona, e le cure bene o male sono standardizzate. Ormai per tutte le malattie ci sono le linee guida, quindi segui quelle. Io invece spingo molto soprattutto sulla malattia che hanno, come evolve… perché è quello che è importante. Devono uscire con l’avere chiara la situazione».

«E quindi il tuo approccio familiare deriva in qualche modo da un aspetto caratteriale tuo, ma secondo me è anche frutto dell’educazione ricevuta».

«Sicuro…»

«La tranquillità, la serenità che io ho letto in te mentre parlavi con la madre, mentre parlavi col bambino, e con la tua equipe. È sembrato che l’intervento fosse ricostruito e che non fosse effettuato durante la ripresa».

«L’intervento era vero. Quello è l’intervento vero».

«Mamma mia! Meno male che non fanno più vedere il sangue, non fanno più vedere queste cose»

«Come in America».

La straordinaria serenità di chi fa il suo lavoro con sicurezza e assoluta precisione.

Aver visto un medico e la sua equipe eseguire un intervento di una complessità spaventosa con quella serenità, induce a pensare di tutto ma soprattutto fa capire che quella sicurezza, e l’apparente semplicità dell’operazione, sono in realtà frutto di esperienza. E se Leonardo Oggiano ha già sulle spalle oltre 1000 interventi a soli 42 anni o poco più (il più giovane ortopedico d’Italia con questa età e con questi numeri), il motivo è la bravura e questa sensibilità verso chi ha bisogno.

«In quei momenti vedevo una serenità tua straordinaria, che secondo me deriva un po’ anche dall’educazione ricevuta. È importante questo retaggio da sottolineare, anche per i lettori».

«Ma certo, al 100%. È tutto frutto di quello: adolescenza serena, un’educazione improntata a quello, i valori, la serenità».

«Che impatto hai avuto, Leonardo, dopo questa registrazione televisiva RAI? Ho visto che hai una pagina seguita su Facebook… hai anche un tuo sito, che ho visto ma che devo approfondire».

«Sì, c’è stata un’esplosione di commenti… famiglie…. È stato bello. A fine puntata sul telefono c’erano forse un centinaio di messaggi, poi telefonate…»

«Hai ancora degli amici a Tempio?»

«Ho ancora qualche amico sì, ma vengo di rado. Non torno mai… Ormai ci vengo a fare il turista».

Leonardo, «Piange il cuore a leggere della sanità a Tempio»

«Peccato. Senti, chiaramente saprai anche della situazione della sanità in Italia, in generale ma soprattutto della tua città nativa, di Tempio, del Paolo Dettori e delle condizioni in cui versa… Probabilmente leggi e sai anche tu di questa situazione che è angosciante. Qual è il tuo parere di medico su questa situazione in Italia, senza sbilanciarti troppo su queste cose?»

«È in decadenza totale, l’ospedale. Quello che ti posso dire è che probabilmente è una narrazione che rimanda anche a una situazione generale di adesso, riguardo al Covid. È in parallelo.  La crisi legata al Covid, la crisi sanitaria, è nata fondamentalmente non solo dal fatto che non si conosceva la malattia, ma dal fatto che è venuto fuori che non c’è la medicina del territorio, salvo rare eccezioni (vedi com’è stato il Veneto all’inizio). Secondo me anche il discorso di Tempio rispecchia questo».

«Assolutamente d’accordo!»

«Si sta cercando di centralizzare tutto. Tempio, alla fine, puoi dirlo o non dirlo, ma è una provincia. Quindi stiamo parlando di un posto che ha un certo numero di abitanti, è sempre stato un posto centrale della Gallura, e onestamente dispiace. Per carità, Olbia non è distante, ma non è comunque Tempio».

«Esatto. Tempio aveva di per sé 40-50 mila utenti, mentre Olbia ne aveva circa 100.000. Complessivamente abbiamo circa 150.000 abitanti in Gallura. Però da noi venivano anche da altre province, perché avevamo parte dell’Anglona, del Logudoro. Quelle persone le abbiamo perse. Hai detto bene: la medicina territoriale, quel piccolo presidio ospedaliero salvaguardava in qualche modo una parte consistente del territorio…. Poi d’estate… Tu farai il turista, quindi sai benissimo che d’estate abbiamo 2-3 volte tanto di abitanti. Quindi non avere l’ospedale sta diventando un dramma. Adesso praticamente il destino sarà un poliambulatorio».

Leonardo Oggiano, «A Tempio devono restare i servizi essenziali»

«Esatto. Ma è assurdo. Tu mi devi garantire, come in tutti i posti (io vivendo a Roma lo vedo a tutti i livelli) tu mi devi garantire determinati livelli di assistenza. Tu non puoi pretendere, tu amministrazione o chiunque tu sia, non puoi pretendere di creare a Tempio un DEA di secondo livello, ma neanche magari un primo. Però quanto meno i reparti base, quelli di patologie più comuni, servizi ambulatoriali, l’assistenza radiologica, laboratoristica, cioè tutto quello che occorre».

«È un pronto soccorso, perché questo è!»

«Ovviamente, anche  un pronto soccorso».

«Cosa ne pensi di una offerta sanitaria basata sulla lungodegenza e sulla riabilitazione? A Mantelli, nel quartiere periferico sulla strada verso a Limbara, c’è una RSA con oltre 40 posti letto, che è finita, però non viene data in gestione, più l’Hospice. L’Hospice funziona, l’RSA non l’hanno mai aperta. Avendo una fisiatria di eccellenza qua in Gallura, che è la nostra, che tra l’altro fa le scarpe anche ad Olbia, avendo anche meno personale, almeno numericamente, dico io: avendo la fisiatria, puntiamo sulla riabilitazione. È un’offerta sanitaria limitata, ma è pur sempre un’offerta sanitaria specifica. Visto che tanto non possiamo salvare l’ospedale così com’era un tempo… è finita ormai quell’epoca lì».

La lungodegenza e la riabilitazione, un’ottima soluzione per garantire futuro alla sanità in alta Gallura

«Questa è una buona idea. Sono assolutamente d’accordo. Tu devi convertire. L’ospedale di una volta, da quando è stata creata la Asl, non esiste più. Adesso gli ospedali – questo vale per tutti gli ospedali – sono aziende, vanno a produttività. Parliamoci chiaro: io Regione ti do 10 se tu mi dai 50, punto e basta. Se tu non riesci a fare un piano per cui puoi rientrare in queste spese, ovviamente devi convertire. No, perché tanto ti rimangono le mura e ci fai un museo là».

«Mi fa piacere che la pensi uguale, perché tanto sul resto non si potrà salvare nulla, perché i costi della sanità sono i più alti in assoluto di un bilancio regionale».

«Anto’, parliamoci chiaro. Ti dico una cosa generale. L’ortopedia pediatrica. È assurdo quello che viviamo noi: è assurdo che un siciliano, un calabrese, un pugliese vengano a Roma per far visitare il figlio per piede piatto. È assurdo. Cosa vuol dire? Che tu non hai l’assistenza in loco. Io capisco con la scoliosi, con la patologia complessa. Io sono tra quelli convinti che la medicina è super specialistica: c’è quello bravo a fare quella cosa, e quello bravo diventa un riferimento. Però la patologia di base la devi garantire a tutti i livelli».

«Senti, era la prima volta che apparivi in televisione?»

«Beh, che andavo sulla Rai sì. Interviste ne ho fatto tante, ma la prima volta in TV sì».

«E dopo che è aumentata la tua popolarità a livello di social ecc, come si presenta ora il tuo futuro? Sei un giovanissimo medico ancora… Come chirurgo… Come avvenire hai tantissimi anni ancora davanti a te. Come si presenta il tuo futuro, come lo vedi?»

«Diciamo che voglio continuare ad imparare senza fermarmi, perché penso che si possa andare sempre oltre. Non ti devi mai accontentare di quello che hai. Dico sempre che anche se l’intervento ti va perfettamente – questo lo insegno sempre al mio specializzando giovane -, anche quando lo vedo carico, che abbiamo fatto l’intervento, gli dico sempre: non ti devi fermare a questo, devi pensare a quali errori abbiamo fatto. E se non ne abbiamo fatto, pensa a cosa potevamo fare di meglio. E quindi cosa voglio fare? Continuare ad andare avanti. Ora si sta avviando molto la tecnologia… la chirurgia vertebrale… quindi magari affrontare questi discorsi. Ora è il periodo delle realtà aumentate, delle realtà virtuali, delle applicazioni e tutto questo tipo di discorsi».

Leonardo Oggiano, il primo messaggio inviato al bambino operato durante la trasmissione TV

«Il bambino da te operato durante la trasmissione TV, Giovanni, come sta?»

«Giovanni sta bene. Finita la puntata, gli ho mandato io il primo messaggio. Poi messaggi di lacrime loro… sta aspettando il cuore, purtroppo».

«Il suo problema era quello, infatti. Non poteva essere trapiantato con quella malformazione. Cosa sarebbe successo nel suo caso?»

«C’erano due problemi. Uno è che c’erano dei vincoli anatomici, per cui era tutto stravolto e non riuscivano a impiantare il cuore. Il secondo è che ovviamente sarebbe stato un problema per quel cuore poi funzionare perché lì, si sarà intravvisto, era tutto stravolto. Giovanni è il primo che ho operato con un cuore scompensato in attesa di trapianto. Il primo “in attesa di”. Ho operato tanti ragazzi trapiantati: trapiantati di cuore e di cuore-polmoni. Ma quella è già una situazione diversa perché, per quanto rischioso, comunque hai una situazione in cui (sono ragazzi che sono già a distanza dai trapianti) hanno comunque un loro bilancio. Diciamo che il meccanismo cardio-respiratorio funziona bene, quindi i rischi sono bene o male gli stessi. Un ragazzino in attesa di trapianto è un cuore che non funziona. Il rischio enorme era quello. Tu avevi un cuore scompensato. Quindi da un momento all’altro, un intervento di quella portata può essere terribile…»

«E ci ritorno… con quale serenità l’hai e l’avete affrontata! Ma tu in modo particolare sei riuscito a dare, come dicevo prima, una serenità alla tua equipe che è straordinaria. Non credo che capiti di frequente, di essere così».

«Io mi prendo sempre tutte le mie responsabilità di fronte a loro. Tanto la responsabilità è la mia. E questo li tranquillizza. Tutto quello che succede è colpa mia. Più che il giorno dell’intervento (che in realtà ero molto sereno! Era il giorno del mio compleanno, il 15 luglio) sono stati impegnativi i giorni prima. Che poi, questo intervento c’è voluto un mese a prepararlo. Tra le visite, i controlli… Hai visto, mi hanno creato una copia 3D della colonna vertebrale».

«Ho visto, incredibile! È incredibile quella cosa. Quando l’ho vista nelle tue mani… Ce l’avete lì in ospedale?»

«Sì sì. Le abbiamo fatto la Tac e creato la stampa 3D. È come gli esami: la fatica è quando studi, poi il giorno degli esami sei tranquillo. La fatica è prepararlo. Ero molto tranquillo. Concentrato il giusto, ma abbastanza tranquillo».

«Senti, la barba? È un vezzo?»

«La barba era cresciuta troppo in quel video… In mezzo a mille cose non ero riuscito a tagliarla. Scherzo. Ce l’ho sempre così, è un vezzo».

«La mia adolescenza e le scuole a Tempio, la mia vita da ragazzo normale e poi lo studio, tanto studio»

«Un’ultima cosa che mi interessa come domanda di carattere un po’ sociale, generale, legata all’età. È stato difficile per te aver fatto una gioventù e un’infanzia legata agli studi? Ti hanno assorbito una gran parte della tua vita, o sei riuscito comunque ad avere una tua vita sociale, amici eccetera, intensa alla tua età?»

«Sono riuscito a conciliare».

«Sei riuscito a conciliare tutto?»

«Ma sì, ho conciliato perfettamente. Guarda, avevamo un paio di gruppi musicali: ne avevamo uno a Calangianus e uno là a casa in Viale Valentino».

«Quindi suoni anche? Sei anche musicista, sei appassionato?»

«Suono il pianoforte. E suonavo pure nella banda, tra l’altro: suonavo il sax nella banda».

«Nella Banda Musicale di Tempio?»

«Di Tempio, per un anno, e poi ad Aggius, quand’ero piccolino. Poi il pianoforte, la batteria… Poi giocavo a pallacanestro, nella Virtus Tempio. Ho fatto un anno di campionato, con la Virtus Tempio! Quindi ho fatto di tutto».

«Una vita assolutamente normale».

«Assolutamente».

«Alla mia città vorrei dire…»

«Senti, cosa vorresti dire a Tempio, la città dove sei nato e cresciuto?»

«Intanto non si dimentica. In secondo luogo, mi auguro una immediata ripartenza per l’Italia tutta e per la mia terra.  Il mio è un augurio sentito. Da una parte il dispiacere, perché tu puoi vivere anche 80 anni a Roma, però le radici sono quelle, e non cambiano. Il resto è come tutte le cose: non è che perché Tempio non è Roma non si possano creare le cose. Non è dove vivi, ma è come le organizzi, le cose. Se devi lasciare un pensiero lasci un pensiero positivo e di speranza: che le cose possano ripartire e che Tempio possa tornare com’era una volta».

«Un’ultima cosa anche riguardo questa emergenza sanitaria: quando pensi che finirà, se finirà?»

«Finirà assolutamente, come tutte le pandemie. Io sono ottimista di carattere, ma in questo caso penso che ci vorrà… Penso che ci voglia meno di un anno… tutto il 2021 secondo me. Perché è ancora diffusa, ancora il piano vaccini è molto lento, quindi ci vorrà».

«Leonardo, finiamo qua. Io ti ringrazio davvero moltissimo».

«E io ringrazio te e saluto Tempio, la Gallura e tutti i lettori del tuo blog».

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