L’informazione pilotata, deviata, corrotta.

L’informazione pilotata, deviata e corrotta, sembra essere la nota più eclatante dell’attuale sfera informativa. Si scrive di ogni cosa ma si evita di farlo, sia su stampa che per televisione, sulle verità occultate perché scomode. Non esiste, a parte la rete, alcuna possibilità di una tracciatura giornalistica decente, non su un’inchiesta, ma sulle origini del silenzio. 

«Non toccate le caste scrive Mario Guerrini sul suo osservatorio social-. Politica, Magistratura, Giornalisti. Sono amico di magistrati. Con qualcuno, da quando eravamo bambini. Il mio lavoro e il loro non si sono mai intrecciati. Ma, oggi, i rapporti tra magistrati e giornalisti sono strettissimi. Per questo, della crisi del CSM e degli scandali corruttivi tra le toghe, sulla grande stampa è praticamente calato il silenzio. Non solo, il Pm Palamara, sotto inchiesta, va in Tv (Giletti, Vespa) a dare la sua versione come un angioletto. Le riforme del CSM e del sistema giudiziario sono oggi improrogabili.

E’ in gioco la tenuta del Paese. Solo Piero Sansonetti, sul Riformista, pone il dito sulla piaga. Con la sua onestà intellettuale. I giornali, in Italia, sono passati da 6 milioni di copie vendute a 2 milioni. Non è solo conseguenza dell’informazione sul web. I giornali, i grandi giornali, sono diventati “di regime”. Senza reale libertà di stampa. Senza una magistratura libera, autonoma e non collusa col potere. La Democrazia è una larva. La deriva terribilmente pericolosa».

Informazione che latita sulle grandi inchieste che riguardano la magistratura

Magistrati che bloccano le carriere di giudici bravi, oramai sono storia quotidiana. Il caso Palamara, ripreso in maniera così concisa e efficace da Guerrini, ne è l’attuale emblema. Leggere il report del giornalista dell’Unione Sarda sul caso procura di Tempio, fa venire i brividi a chi pensa che la magistratura e la politica, con il supporto dei media, non siano interconnesse intimamente.

Se sei un magistrato che non rientra nelle grazie del manovratore, vieni escluso. L’esclusione prevede sedi di lavoro marginali anche a chi è reduce da inchieste internazionali importanti. Se sei contro una determinata linea, sei fuori dal giro. Tutto ciò ha evidentemente un costo altissimo che alla fine paghiamo tutti. Con processi bloccati, archiviazioni indecenti e subdole manovre sotterranee che si intersecano coi favori della stampa.

Non a caso siamo scesi nella graduatoria sulla libertà di stampa (ultima l’Italia tra i paesi dell’Eurozona). E, non a caso, oltre alla sconfitta, oramai una picchiata libera, della stampa scritta, l’informazione si è spostata sulla rete. Le grandi testate non sono più tali, la gente oggi ha strumenti per verificare altre fonti che siti bufalari alla caccia di bufale, si precipitano a censurare. Dall’alto di cosa? Di una licenza che i governi in carica gli hanno assegnato dietro laute ricompense. La caccia alla fake news, è incontrollabile e nella rete alla fine ci son finiti proprio loro, i cacciatori di bufale, che determinano la non attendibilità dell’avvistamento del delfino giallo nello stagno di Cabras (esempio ironico, sia mai che andate a cercare la notizia) ma non smantellano alcuna azione governativa manco morti. E ci chiediamo il perché? 

Informazione: stampa scritta in agonia

La stampa nazionale ha oramai gli anni contati, c’è chi dice ancora una decina o forse meno. Le perdite sono sostanziali e non mancano gli appelli per il loro sostentamento pubblico. Mi dite a che serve difendere la stampa scritta se opera e coopera in accordo con magistratura deviata e politica corrotta?

Nel frattempo proliferano siti e blog che sono svincolati dal grande giro del business mediatico. Veri Don Chisciotte che sempre più hanno visualizzazioni e consensi di credibilità. Non è un caso, ma è il frutto della maggiore credibilità perché loro scrivono con coraggio, anche a rischio querele e minacce varie che agiscono con censure e eliminazioni di video (vedi Byoblu).

Potrete bloccare un video, zittire le voci di dissenso ma nessuno potrà bloccare l’azione di persone libere e certo non al soldo di qualche potentato. 

Magistratopoli, giornalistopoli, sono le nuove parole del vocabolario modernissimo. Scrive Piero Sansonetti su Il Riformista

«Dopo magistratopoli ora scoppia giornalistopoli. Ma se i giornali sono stati molto silenziosi sullo scandalo Csm (e restano per abitudine silenziosissimi su qualsiasi scandalo che riguardi i magistrati), ora diventano veramente muti su giornalistopoli. Muti al 100 per cento. È un ordine di scuderia. Non ci sarebbe niente di male. Le intercettazioni che toccano i più importanti giornalisti dei più importanti giornali italiani, messe a disposizione degli stessi giornali dalla Procura di Perugia che indaga sul caso Palamara, sono pure e semplici intercettazioni e non dimostrano che esista alcun reato da parte dei giornalisti».

Le voci fuori dal coro dell’informazione

Se ogni tanto si leggessero o si ascoltassero di più le voci fuori dal coro, gli italiani si renderebbero conto che il dubbio deve far parte di qualsiasi cosa ci accada. Nulla viene a caso, compresa una falsa pandemia che il regime allineato per benino ogni giorno ci racconta nel suo tragico risvolto di morte e di terrore. Se ancora avete voglia di ascoltare il bollettino dei contagiati, fatelo pure. Almeno però chiedetevi quale sia il fine ultimo di questa invenzione terroristica. Risponderete: “Si, ma i morti?”.

Nessuno nega i morti, ma i parenti delle vittime di Bergamo  denunciano perché le morti dei loro cari erano forse evitabili. Ed invece hanno trovato da parte delle autorità silenzio sui rischi di questa epidemia.     

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