«L’intelligenza emotiva», di Rita Brundu.

«L’intelligenza emotiva» è un pezzo di Rita Brundu, ex insegnante, laureata in pedagogia, esperta di psicologia e collaboratrice del blog. La riflessione si fonda sulla distinzione tra due tipi di intelligenza che tutti possediamo. Quella emotiva o istintiva e quella razionale. Normalmente, la separazione non è netta e l’equilibrio del nostro comportamento viene guidato da entrambe. Una specie di combinazione che ci porta ad azioni che prevedono istinto e raziocinio in perfetta simbiosi. Molto dipende però dalle combinazioni genetiche di ciascuno di noi e da aspetti caratteriali che spesso fanno fuoriuscire dal nostro agire più una intelligenza che l’altra. Accade anche che alcuni di noi abbiano maggiore intelligenza razionale che emotiva. Il che, secondo il libro che Rita racconta nel suo articolo, scombina di fatto l’approccio ad una visone complessiva del tutto. Come la visione di una piazza da una sola prospettiva che muta se esaminiamo anche l’altra angolazione. In una prospettiva il cuore, nell’altra la nostra mente.

La potenza e l’equilibrio dell’intelligenza consistono nell’agire sempre avendo emozione e cervello perfettamente integrati.  (A. Mas.). 

L’intelligenza emotiva

Rita Brundu

I Mass Media c’informano quasi giornalmente, purtroppo, di episodi di aggressività, di violenza. Tra questi anche l’orribile caso del padre che ha ucciso i figli di 12 anni. Ma anche di donne che vengono violentate o uccise. Sono casi di emozioni fuori controllo, di miseria della vita emotiva. Eppure, ogni volta che i giornalisti intervistano i vicini di casa e i conoscenti dei criminali, sentiamo testimonianze che riferiscono di persone tranquille, ragionevoli, persino educate. Ma allora…cosa può succedere a questi individui, nel momento in cui hanno un raptus così terribile?

La risposta più concreta ed autorevole credo ci sia data da Daniel Goleman, già insegnante di psicologia ad Harvard e collaboratore scientifico del “ New York Times”, nonché uno dei più apprezzati consulenti e conferenzieri a livello mondiale.

Nel suo bellissimo libro “Intelligenza emotiva”, Goleman ci spiega quanto oggi sia dia troppa importanza al valore della sfera razionale (quella, per intenderci, misurata dal QI, il quoziente intellettivo) e poco, invece, al potere delle emozioni. Infatti, quando le emozioni prendono il sopravvento, l’intelligenza può non essere di alcun aiuto. Le passioni rendono disorganizzato il pensiero, tanto che quando sono molto intense, travolgono la razionalità: provate a pensare a quella volta che avete perso le staffe e avete avuto una reazione incontrollata e spropositata; oppure a quella volta in cui vi siete perdutamente innamorati.

L’intelligenza razionale e quella emotiva

Per dirla con una frase di Horace Walpole: “ La vita è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono”. Quindi si deduce che, in un certo senso, abbiamo due tipi di intelligenza: razionale ed emotiva.

La differenza è che quella emotiva è più forte e condizionante: quando il sentimento impulsivo travolge la nostra componente razionale, le nostre azioni sono influenzate soprattutto da esso. L’ideale sarebbe trovare il giusto equilibrio tra le due componenti, ma non sempre è possibile…ditemi: quante volte vi è capitato di avere un conflitto tra ragione e sentimento e di chiedervi a chi dar retta? E magari, alla fine,  fare delle cose stupide e irrazionali. Questo nonostante possiate avere anche un QI elevato.

immagine dal web

Tutto questo avviene normalmente nella vita di tutti noi. Tuttavia, ci sono delle persone con un intelligenza razionale superiore, ma carenti di intelligenza emotiva, che possono risultare abili mentalmente ma degli inetti a livello personale. Lo stesso Einstein, il padre della teoria della relatività, pare sia stato un pessimo marito e padre. Anche lui non aveva le caratteristiche che dovrebbe avere una persona che possiede “l’intelligenza emotiva”. Un esempio, è la capacità di riconoscere i propri sentimenti e avere il controllo delle proprie emozioni. Anche una spiccata sensibilità ed empatia che permette l’identificazione delle emozioni altrui. La capacità di ascoltare e avere minor individualismo, in modo da interagire in modo positivo con gli altri.

L’intelligenza emotiva è molto più forte del Q.I.

I dati scientifici disponibili indicano che questo tipo d’intelligenza è molto spesso più potente del QI e porta le persone ad essere avvantaggiate in molti campi della vita; è un diverso tipo d’intelligenza.

Certo, non esistono dei test per valutarla, come si fa con il QI, ma si apprezza osservando le reali capacità del soggetto messo alla prova. Ad esempio, l’empatia si può valutare esclusivamente in questo modo. Comunque, chi contribuisce in modo determinante alle qualità che ci rendono pienamente umani è, innegabilmente, l’intelligenza emotiva.

Il grande Socrate è stato il primo ad insegnarcelo: “Conosci te stesso”. Avere la consapevolezza dei propri sentimenti vuol dire essere auto consapevoli delle proprie emozioni e, quindi, saperle controllare. Significa riuscire a liberarsi di uno stato d’animo profondamente negativo perché lo si è riconosciuto.

Per questo motivo, se tutte quelle persone che hanno compiuto gesti efferati fossero state consapevoli introspettivamente di provare una collera spropositata, non si sarebbero sentite sopraffatti da essa e avrebbero avuto la libertà di gestire la propria emozione. L’intelligenza emotiva è indubbiamente innata, ma si può migliorare ed ottimizzare. E il libro di Goleman aiuta a raggiungere questo obiettivo.

Rita Brundu

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