Luigi, « Ho pensato a far del bene e sono stato derubato»

Luigi Sassu

Luigi Sassu è nato a Tempio, 54 anni fa ma da una ventina d’anni vive e lavora a Olbia. La sua è una storia che il quotidiano ci propone migliaia di volte. Tanti sono gli esempi a tal riguardo che pongono al centro analoghe esperienze frutto di ingenuità, rispetto e voglia di essere di aiuto a chi sta peggio di noi. 

«Ho pensato solo a fare del bene, mi sono fidato e alla fine sono stato anche derubato di soldi e non solo».

Quel “non solo” non si riferisce ad altri beni ma a qualcosa che somiglia di più ad una ferita aperta nel suo animo. Una brava persona, dedito al lavoro e al volontariato che finisce per pagare a caro prezzo la sua natura che sente l’obbligo di aiutare chi sta peggio di lui. Dalla storia verranno omessi dei nomi perché quel che conta è il messaggio che emergerà per altri, così da impedire che possano accadere ad altri. Si tratta di esperienze che lacerano e abbruttiscono un mondo di aiuto e solidarietà che è forse la sola attività che funziona in Italia.

«Cosa le è capitato Luigi?»

«Circa un anno fa, volevo rendere utile il mio tempo libero invernale, quasi una costrizione perché la mia attività prevalente la svolgo in primavera-estate con la mia barca a vela. Vengo a sapere di una associazione che opera a Olbia nel campo della solidarietà. Accudisce le persone in difficoltà, fa del bene e fornisce aiuti. Mi sembrava un’ottima cosa mettere il mio tempo a disposizione per questo mondo. Rientra nel mio modo di intendere l’empatia verso chi sta male. Prima avevo una piccola impresa edile a Tempio e nel ’98 mi sono trasferito a Olbia dove la mia attività ha avuto un incremento per circa 12 anni. Lavoravo tanto e avevo continuità nel mio lavoro».

Luigi, «Quando è arrivata la cosiddetta crisi, ho mollato»

«Poi è arrivato il momento di crisi?»

« Esatto. Avevo 17 operai, quindi 17 famiglie che vivevano da questo lavoro. Inoltre, mi occupavo di miglioramenti fondiari. Persone che avevano dei lasciti, mi affidavano i loro terreni diversamente invendibili. Acquistavo, mi occupavo dei progetti e costruivo anche delle case. La crisi arriva ferocissima e la continuità lavorativa finisce. Chiudo l’azienda nel 2013 con grande dolore. Ne feci un’altra e andai avanti per altri due anni ma dovetti mollare. I fondi erano finiti.

Mi subentra una forte depressione e pensai che la mia vita mi avesse voltato le spalle definitivamente. Ecco che il mondo di sofferenza di altre persone, poteva per me diventare una salvezza. Aiutare gli altri per aiutare me stesso. Con una barca a vela, frutto del lavoro precedente, faccio noleggio occasionale. Mi guadagno da vivere così, con dignità e senza scialare nulla. Il resto dell’inverno e della brutta stagione, lo dedicavo a questa umanità in sofferenza. Far del bene agli altri, per me che sono cattolico, lo ritenevo etico e, per come son fatto, anche spontaneo».

«E quel mondo che lei vedeva come la proiezione della sua istintiva umanità l’ha tradito?»

« Esattamente. Mi viene proposto dall’associazione di accogliere nella mia casa una persona a cui, mi viene detto, le cose andavano malissimo. Sbattuto di casa dalla moglie, 4 figli, campano. Avevo avuto una precedente esperienza con un uomo in difficoltà psichica, alcolista, andata male. Dovevo rifletter bene prima di avere in casa un’altra persona di cui sapevo solo ciò che mi era stato detto».

A Luigi viene detto che quest’uomo era in grosse difficoltà

« Com’è accaduto Luigi che lei si prendesse in casa un’altra persona di cui aveva scarse informazioni? E’ stata solo fiducia?»

« Era una persona di cui ho avuto fiducia solo perché mi son fidato di chi me lo ha proposto. La prima impressione che ebbi fu buona ma ambigua. Espressi i miei dubbi all’amico che me lo propose. Era strano che un padre di 4 figli fosse stato sbattuto fuori dalla moglie, peraltro una insegnante. Evidente che le cause erano gravi. Tant’è, lo accolgo in casa mia. Altra sciocchezza da me commessa. Tenga conto che quest’uomo aveva la mia casa a disposizione. Io da aprile sono nella barca a vela, vivo e dormo là.

Lui era in casa mia, nonostante seppi dopo che aveva dei precedenti ed era anche in attesa del processo per la causa familiare con la moglie. La mia casa, e qui racconto la prima mancanza di qualcosa da casa mia, era affittata anche per le vacanze ad un’altra famiglia, tra l’altro consigliata da un amico di vecchia data che abita vicino a me, Davide. Gente per bene, lui un chirurgo. Stanze diverse, ovviamente, ma zona comune per bagno e cucina. A quest’altra famiglia, ad un certo punto scompare l’ipad. L’ipad era in cucina, nella zona comune. Siamo ad agosto di quest’anno.

Il mio amico che abita vicino a casa mia, Davide, mio amico da 30 anni, mi chiama e mi avverte che l’ipad della famiglia del chirurgo è scomparso. Davide è stra sicuro che a prendere l’apparecchio sia l’ospite affidatomi. D’altronde, in casa, oltre a questa famiglia in vacanza, c’è solo lui. Ha modo e tempo per fare qualunque azione. Dentro casa si viveva come una famiglia».

Luigi «L’ipad era nascosto in bagno ma il mio ospite negò di averlo sottratto»

« Davide, vicino di casa, amico da una vita, mi aveva avvertito che l’ospite era un mezzo delinquente. Lui lo vedeva ogni giorno quando ero in barca. Il fare strano, ma anche una sua lungimiranza ed intuito che a me, ahimè, mancano. Chiamai subito la struttura per parlare con chi quell’uomo me lo aveva messo in casa. L’ospite, presunto autore del furto, fu scagionato verbalmente dal furto ma tutto riportava a lui, era solo lui che poteva averlo fatto. Tutto quello che le racconto mi è stato detto a fine estate, quando la stagione sulla barca era finita. Io non ero presente a quanto accaduto. Potevo solo telefonare e chiamare il vicino di casa mio amico per informarmi. 

L’ipad viene fuori dal rilevamento satellitare. Era nascosto a casa in una nicchia del bagno dove ho la centralina idrica. Ero felice, soprattutto perché non era stato rubato dal mio ospite. Però, inizio anch’io a fare dei ragionamenti. Arrivano i sospetti. Collego ad una occasione in cui, col mio ospite in barca, mancano 50 euro a dei ragazzi che portavo in gita con la barca a vela. La botta finale, avviene quando, finita la stagione 2019 sulla barca, torno a casa e capisco che mi mancano circa 4.000 € che tenevo in casa, ovviamente nascosti. Solo l’ospite poteva averli sottratti. Nessun altro, perché solo lui aveva accesso alla mia stanza in quanto la chiave che apre la stanza dell’ospite, apre anche la mia».

«E quando ha capito che solo il suo ospite poteva aver sottratto quei soldi, che ha fatto?»

« Lui era solo a casa, era il padrone per il tempo che io ero sulla barca. Denuncio ai Carabinieri ma chiamo anche il gestore della struttura che non risponde. Ai messaggi resta vago e continua a sostenere che il mio ospite non aveva commesso alcun furto».

Luigi «Mancano soldi, è l’8 ottobre 2019. Derubato per essere stato umano e solidale»

«La cosa sconcertante è che io a questo tizio davo anche dei soldi mentre lui mi sottraeva gli altri». 

Luigi è chiaramente ancora scosso da questo che definisce oltraggio e vigliaccheria. Vuole indietro i soldi dalla persona che gli ha affidato un balordo che alla fine, nonostante gli avesse aperto la porta di casa e quella del cuore, lo ha derubato. La sua lettera alla Caritas, struttura collegata all’associazione, per segnalare l’ammanco, non da esito. Nessuna risposta ad una lettera riepilogativa della vicenda. Sul fatto sembra cadere un silenzio che fa tanto rumore. E’ evidente che determinati episodi non siano collegati a chi per statuto, la Caritas in questo caso, per senso innato di altruismo e amore per le sofferenze, dedica il suo tempo e anche il suo denaro ad aiutare il prossimo. Ma è anche altrettanto plausibile che i tempi sono in tinta chiaro oscura e  determinate persone che vengono accolte e aiutate, non siano tutte degne dell’aiuto. E’ vero che tutti sbagliamo, ma è anche vero che chi fa del bene deve anche sapere a chi farlo. 

Luigi è provato, lui ha l’anima buona, lo capisci subito che è onesto ed ingenuo.

« Quello che vorrei passasse da questa mia vicenda è che anche chi gestisce certe associazioni umanitarie, debba essere controllato. Lo si evince dal momento che, a mia legittima rivendicazione di risarcimento, mi ha voltato le spalle e non mi ha più risposto. Non voglio pensar male, ma quando si vuole archiviare una questione come questa, cancellarla dal proprio curriculum, vuol dire che non si è in grado di gestire le sofferenze altrui. E mi fermo qui. La ringrazio».

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