Medici di Base, dalla Lombardia un programma approvato di maggiori risorse ai medici di base. Una soluzione possibile anche per la sardegna.

Intervista con Gian Martino Loddo, medico di base

Il medico di base è il primo presidio territoriale della sanità pubblica. A loro ci si rivolge, si chiede, ci si affida per la nostra salute. Il primo baluardo di difesa che ancora ci resta prima che anche per loro, come gli ultimi anni hanno sancito, si chiudano le porte. Oppressi e stretti in una morsa infernale di restrizioni prescrittive, nella formulazione delle ricette, nelle competenze, per i medici di base, sono da anni tempi oscuri.

La Regione  Lombardia, dove la Sanità non ha subito i danni accaduti da noi in Sardegna. Dove se chiudi un ospedale, a 1 km ne trovi un altro, ha suggellato un accordo, diremmo storico, con io sindacati dei medici.

Prendiamo spunto da questo articolo (LINK) del sito on line varesenews per parlarne con Gian Martino Loddo, ex sindaco di Calangianus, medico di base e esperto di materia sanitaria e politica.   

In premessa qualche dato sul pezzo del sito lombardo che abbiamo linkato. In altre parole, il pezzo indica che con più risorse ai medici di base si fa decollare l’assistenza ai pazienti cronici. Raggiunto infatti un accordo tra Regione Lombardia e sindacato dei medici di medicina generale. Più soldi ma anche la possibilità di eseguire nel proprio studio alcuni esami. Si parla di Trentadue milioni di euro ai medici e pediatri di base per potenziare l’assistenza ai malati cronici.

Gian Martino Loddo

Gian Martino Loddo, medico di base

” Dott Loddo, sembra in buona parte quanto lei sostenne qualche tempo fa in una trasmissione televisiva. In buona sostanza, di cosa si tratta e lei che cosa ne pensa?”

” Ottima notizia direi. Può servire per svegliare la politica regionale sensibilizzandola alla promozione della good practice nella medicina territoriale. L’esempio della regione Lombardia,  attraverso un accordo integrativo con la medicina generale e la pediatria, va proprio in questa direzione. Sfruttare quel bagaglio culturale dei medici di medicina generale già specialisti nelle varie discipline. Ciò per integrare da un lato le funzioni dei servizi ospedalieri e dall’ altro dar ristoro al problema delle lunghe liste d’attesa. Lei sa bene che prenotazioni attraverso il CUP sono il leitmotiv che e’ parte di quel progetto di cui abbiamo parlato in trasmissione”.

 

Il programma lombardo era un punto  della mia proposta politica nella sanità pubblica”

” Vero, rileggendo questo articolo della Lombardia, mi pare di rivedere alcune sue tesi che non hanno avuto purtroppo seguito, come lei stesso lamentò in quella trasmissione. Lei attribuì lo scarso interesse soprattutto ai politici di questo territorio”

” Avrei avuto via libera con regioni anche distanti dalla Gallura, avevo già aperto vari fronti altrove ma si arenò tutto proprio qui, nel mio territorio. Ma si va avanti, come vede, in altre regioni già sono in quella direzione. Torno sul programma lombardo applicato in Sardegna. A mio avviso sarebbe necessario anche integrare i servizi offerti attraverso questa opportunità, con l’ ospedale.  Il che vorrebbe dire rendere dipendenti queste prestazioni ai servizi ospedalieri. L’ esempio pratico dei principi enunciati è l’unica cosa positiva di questa riforma della sanità pubblica. Per fare un esempio, il servizio di Cardiologia dell’ospedale ( una volta ripristinata la struttura semplice di cardiologia), avrebbe nella collaborazione istituzionalizzata con i medici di medicina generale specializzati in quella disciplina, un ampliamento delle sue potenzialità. Questo sia nei percorsi di diagnosi che in quelli  di cura.  Ci sarebbe la realizzazione in pieno di quel collegamento ospedale territorio in questo caso nella disciplina della Cardiologia. Lo stesso vale  per la Nefrologia, l’Urologia, etc, Per non parlare degli strumenti diagnostici già a disposizione dei medici specialisti di medicina generale. Sono  utilizzati finora (tranne che in pochi casi) in regime di prestazione privatistica non convenzionata nel rapporto medico di medicina generale paziente”.

Il medico di base primo riferimento sanitario in interconnessione con l’ospedale.

” La sostanza , mi pare di comprendere, è che servono maggiori aperture verso i medici di base affinché la loro figura sia nonj solo determinante per la prima esigenza sanitaria di un paziente, ma anche indispensabile per la patologia di cui lo stesso paziente soffre. E’ così Dottor Loddo?”

“E’ proprio così. Risulta chiaro che questo va ben oltre il trattamento delle cronicità infatti, cosa non trascurabile, risulta di grande aiuto anche nella diagnosi e nella cura delle acuzie.  Ciò sarebbe realizzabile attraverso L interconnessione dei medici di medicina generale e il tutto sotto la governance dei servizi ospedalieri e sganciati dal sistema delle prenotazioni attraverso il CUP”.

” Cosa pensa possa accadere una proposta come questa lanciata ai nuovi amministratori regionali e soprattutto al neo assessore Nieddu?”

” Sul nuovo assessore aspetto a pronunciarmi, voglio vedere se quanto annunciato in campagna elettorale viene portato avanti. Stessa cosa vale per il nuovo governatore. Mi creda, però, questa offerta ristabilisce equità sanitaria nell’utenza. Riduce il divario generato dalla riforma Arru tra cittadini e bisogni sanitari. Agevola i servizi ospedalieri, responsabilizza anche il medico di base ad esercitare al meglio il suo lavoro. Crea, infine, uno  scambio continuo, efficace e produttivo tra medici di base e centri ospedalieri. Quello che a noi preme è la salute della gente, vogliamo che dopo che vanno via dagli ambulatori, abbiano la possibilità di potersi curare nella sanità pubblica più vicina a loro. Il resto, che lo si usi per far tornare la fiducia nella gente che soffre,  ridare speranze a chi non accede a servizi fuori dal proprio territorio.

” Come sempre chiaro, esaustivo e soprattutto illuminate quanto mi ha voluto dire. Grazie Gian Martino”

” Grazie a lei per avermi dato la possibilità di parlare di un argomento che, come ha capito, mi sta particolarmente a cuore. Spero che anche la Sardegna si muova per attuare una riforma in tale direzione. Se possiamo contare sull’aiuto della gente, anche la politica più schermata deve abbassare la guardia e venire incontro ai  bisogni reali di chi sta male”.

 

 

 

Related Articles