Millantar: “Lei non sa chi sono io!”. Ichnusa e i mungilatte

La storia dei mungilatte di Ichnusa.

A Millantar sono giorni di fuoco, puntuali giungono le informazioni sugli sviluppi, sempre epocali e mirabolanti, della fuffa quantica del pianeta. La formazione sembra l’attuale e necessaria dote di cui potersi fregiare per essere ancora meglio allineati in fila per tre col resto di due. Infatti, arrivati che furono nel mezzo del cammin della loro vita, i temerari Indiana Jones della nuova dimensione olistica, termoidraulica e anche intestinale, vogliono imporre la formazione su tutto. Che, se non si conosce cosa sia l’informazione, a poco serve essere formati.

“Insomma, mi vogliono formare Gaius – dice Fra Gandolfo da Norciae credo che sia oltreché utile anche intelligente farlo”

“Ho capito Fra – risponde Gaius ma a me che me ne fotte di essere formato se non mangio da anni? E da dove li caccio i quidcoin per i corsi? La card gold, con sfumature rosa pallido, non mi è stata mai data, volevo fare il venditore di nebbia e il business è fallito, mi ero messo in testa di fare il gigolò ma ho trovato solo bagasce e tanti omaccioni che fanno la fila da Sora Ninfa….e oggi mi chiedono di formarmi?”

“Taci, floscio uomo senza midollo, – inveisce Fra – se non ti formi non ti informi, e se ti formi non ti INFORNI….capisci la sottigliezza”.

Le spiegazioni, di livello culturale esagerato, venivano sparate ovunque da colui che era diventato l’apologo della nebbia, l’esegeta del testo sacro La Bubbola, il divulgatore del verbo del Messia, colui che cercava di imporre il suo pensiero anche quando lo stesso corrispondeva ad una pessima fruizione della realtà. Fantasista, eccellente mangiatore di merda quantica e ostinato cultore della quidcoin come moneta parallela. Che uno, quando lo ascoltava o leggeva le sue minchiate epocali, una certa idea se la faceva anche ma, sempre più arroccato nella sua frustratio testicolaria (un coglione insomma), si riteneva autorizzato a dire qualsiasi cosa a chicchessia.

 

La breve storia di Fra Gandolfo da Norcia

La storia di Fra Gandolfo da Norcia è diventata una leggenda anche nei bassifondi del quartieri poveri di Fake City. Nella baraccopoli della città, emarginata dai sollazzi del palazzo, si parlava spesso di lui e qualcuno, più incazzatiello degli altri, lo aveva  anche apostrofato con male parole. Non si sopportava, insomma, che lui fosse grasso e obeso perché mangiava a dismisura mentre  tutti gli altri di Barak, così si chiamava il quartiere povero, non vedevano l’ombra di un cosciotto di zanzara da anni e anni.

Fra aveva studiato nella prestigiosa scuola clericale di Millantar, la Diamond Fuff e C. and the New Humanesim of Geova. Da piccolo aveva trascorso una infanzia infelice, sottraendosi agli attacchi di bullismo comunistoide che negli anni passati, si erano vestiti di eskimo, barricaderos incazzati col mondo. “Fra”, aveva sofferto, e tanto, prima di meditare la sua filosofia di vita che lo avrebbe visto, una volta cresciuto, in prima linea in ogni discussione sui massimi sistemi e sulla new generation della cippa che sarebbe diventato in seguito il suo habitat.

A 16 anni entro in monastero ‘e Santa Chiara, alle falde del monte di Pietà, che guardava Fake City sul versante migliore della città, ai confini della realtà. Nel convento era amato e stimato perché, come tutte le pecorelle del signore, bisogna amare il prossimo e non investirlo di merda ogni giorno perché ciò che si pensa sia la sola verità. Fra Gandolfo, non era abituato ad essere contraddetto, detestava esserlo.

” Lei non sa chi sono io!”. Perché è giusto che uno sappia chi sia l’altro…azz!.

La prepotenza, si sa, diviene nel tempo grasso che cola..ma non troppo… ed in lui la ciccia si era depositata ovunque, anche dentro il canale principale del cervello, il dotto fognario. Sta cosa, mica era passata liscia, tutt’altro, lo aveva obbligato allo sproloquio endemico, peggiore di una epidemia cryptomonetaria che era stata dal principio il suo ambito preferito.

Al pari del suo ispiratore, il guru della fuffa che aveva edificato il salottificio Clen Clen e affini, Fra osava sempre. Le sparate intestinali furono tali che provocarono, oltre alla indecente liberazione gastro duodenale, anche esalazioni di gas nauseabondi nel pianeta. Sentiva, impellente come una scoreggia, il desiderio di dire qualsiasi minchiata, come se il mondo ne avesse particolare bisogno. Ma, osa oggi, osa domani, un bel giorno emise la sua sentenza finale contro un popolo che nel pianeta Ichnusa ne combatteva l’arrogante imperio, il popolo dei mungilatte.

I mungilatte

Costoro, in parte arroccati sulle montagne di Ichnusa, in parte gente del tutto normale, stavano vivendo un dramma legato allo sfruttamento della sola risorsa redditizia che possedevano, il latte di pecora.

Un giorno, sfidando e osando com’era nel suo innato e cretinoide spirito di pandemia olisitica e un pochetto acquaponica, decise di sfidare la sorte e di andare sul pianeta del latte, Ichnusa. Prese il primo volo disponibile, a bordo di un gabbiano della Air Cazzen, nato dalla fusione della Air Gabbian con la Cazz…e boh, e si recò a Pausania City, sulle falde del monte Padulo, quello noto per l’uccello con lo stesso nome. A riceverlo, un amico di vecchia data, tal Max Scartato, rejetto personaggio della fuffa cosmica, e la digerente regionale Maria Filippa di Giordania.

“Vieni con noi che ti portiamo dai mungilatte così provi a mungere qualche criptica soluzione ai loro problemi”.

Il viaggio non fu lungo, giusto 200 chilometri terrestri nel cuore di Ichnusa, attraverso lande, rovi, ignoranze e rare strade asfaltate. Meta del viaggio, Balentes, fiera e coraggiosa roccaforte dei mungilatte. La delegazione fu accolta dal sindaco, Ruffu Cazzi toi, barba lunga  e abito in velluto. (Che se non metto stereotipi sui sardignoli, appaio poco credibile).

” Cazzo vuoi – disse dolcissimo il sindaco – non è robba per te qui. Prendi il tuo gabbiano e vattene subbito subbito prima che arrivvino i mungi latte”

“Son qui in pace – rispose Fra – vorrei interagire coi mungi latte e proporre loro un affaruccio che se va bene, vi aiuterà a risollevare la crisi e darvi la possibilità di trasformare il latte in oro!!”

Attratti da quella piccola delegazione che discuteva animatamente, alcuni mungilatte si erano fatti vicini per ascoltare. Ruffu spiegò loro che il signore con lui voleva proporre un progetto. In un baleno ichnusoico, equivalente allo sparo di uno schioppo, arrivarono centinaia di mungilatte coi loro bidoni di metallo stracolmi. A Fra, Maria e Max venne il pelo lungo, tipico di queste zone, dalla paura. Loro, sardi di merda che erano dentro la pappotta di Millantar, sapevano bene cosa significava una mandria intera di mungilatte con l’aria serena quanto quella di due leoni liberi. In un attimo si dileguarono, lasciando solo Fra contro quella mandria incazzata e minacciosa.

” Ehmmm, cari mungilatte – esordì – volevo…”.  Spam, una secchiata al naso gli provocò una tumefazione permanente che fu giudicata guaribile fine pena mai.

E che cazzo…e fatemi parlare no? ” Spam spam spam….violente, altre secchiate di latte sulla testa che gli provocarono fuoriuscite di sebo dalle narici e dalla bocca. Fra, infatti, di sangue ne aveva pochissimo, il suo era prevalentemente grasso.

“Le cryptomon…” sbadabam…altra secchiata sulle tette da cui furono versati altri dieci litri di sebo. I mungilatte, nel vedere quanto latte avesse Fra nel suo corpo, lo spremettero a turno sino a renderlo asciutto e magro.

“E ti basta coglione, o continuiamo?”, gli disse uno.

Fra fece in tempo a prendere il gabbiano che svolazzava stremato sulle loro teste, E ti credo, dopo aver trasportato all’andata 250 chili di sebo sulla groppa. Dopo il trattamento dei mungilatte però il peso era decisamente calato.

Fra Gandolfo e la riconversione sui mungilatte

Da quel giorno, Fra cambiò idea sui mungilatte di Ichnusa e nel suoi discorsi successivi sulle cryptocagate, amava ricordare quell’episodio a cui aveva cambiato il finale. Si sa come sono su Millantar, dicono tutto e il suo contrario dimostrando che niente vale niente perché di niente si tratta. Bubbole, un tot al quintale. 

E parlando di bubbole, anche questa storia va annoverata tra le immani e epocali cazzate del Re e dei suoi seguaci. Per questo Tarlok, alle prese con una fuga di massa avendo esaurito ogni argomento, emise la sua ultima ordinanza.

L’ultima ordinanza del Re

” De Menti et De Ficienza” 

“Da oggi si proclama il lutto planetario per solidarietà al copia e incolla di cazzate dei miei post su Fake book e Idiot Book, come segno di vicinanza alla lotta dei mungilatte di Ichnusa”.

E questo fu solo il principio della fine annunciata di Millantar, dove uno vale ZERO e dove ogni adepto sa che il nulla sarà sempre NULLA.

Antonio Masoni

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