Olbia, 30 nov. 2014-
Erano usciti a cercare funghi nella zona di Santa Marinella, consapevoli che le piogge cadute ne avevano favorito l’uscita. In effetti li hanno trovati e assomigliavano tanto ai prelibati “gallinacci” ma purtroppo non lo erano. Si trattava della specie “Omphalotus Olearius” che ricorda, ma molto vagamente, il colore e l’aspetto dei gallinacci. Il risotto era gustoso ma nel primo pomeriggio hanno avvertito i primi dolori all’addome. La corsa in ospedale e per i due attempati turisti milanesi di 78 il marito e 82 la moglie, l’immediato soccorso dei sanitari.
Ora i due turisti stanno bene ma si pone il problema del consumo di funghi di cui non si è certi. I casi di avvelenamento sono sempre tanti ad ogni stagione e bisogna, quando non si è sicuri, affidarsi all’esperto micologo. Il servizio di micologia è aperto il lunedì, mercoledì e il venerdì dalla 09.00 alle 13.00 all’ospedale San Giovanni di Dio. Nel caso non siate assolutamente certi della specie raccolta è sempre meglio non usare i funghi oppure rivolgersi a chi per esperienza vi saprà consigliare.
L’Ispettorato Micologico garantisce attività di prevenzione, controllo e certificazione di commestibilità dei funghi freschi spontanei destinati all’autoconsumo dei cittadini ma anche di quelli destinati alla vendita o alla somministrazione negli esercizi di ristorazione e gastronomia. “Gli ispettori del servizio micologico sono a disposizione della popolazione, per questo vi invitiamo a non consumare funghi se non siete certi della loro commestibilità: nel caso sottoponeteli alla nostra attenzione”, spiegano Giuseppina Meloni e Michele Murrai, i due micologi della Asl di Olbia che ieri sera hanno prestato la loro consulenza ai medici del Pronto Soccorso. “L’Omphalotus olearius, dal tipico colore arancione, viene spesso confuso per il Cantharellus cibarius, anche detto “Gallinaccio”: la tradizione popolare ritiene che tutti i funghi che nascono sopra i tronchi degli alberi siano commestibili, invece, come in questo caso, si e’ tratti in inganno e si mette a rischio la propria vita, soprattutto se si consumano grossi quantitativi di questo fungo”, aggiungono i due micologo. “In questo caso siamo stati fortunati, ma invitiamo la popolazione a non mettere a rischio la propria vita: noi siamo a loro disposizione per un’accurata cernita che eviterebbe spiacevoli conseguenze”,
Ecco la specie “Omphalotus Olearius”. L’altra foto si riferisce invece alla specie commestibile dei gallinacci