Ospedale, all’estrema unzione oramai il Paolo Dettori

Tante le segnalazioni che indicano lo sfascio definitivo del nosocomio tempiese.

Estrema unzione o quasi per l’ospedale Paolo Dettori, presidio sanitario con circa 60 anni di storia, tra prestigio e eccellenza, ridotto alla quasi chiusura. La follia di chi oggi interpreta il declino definitivo con la solita dabbenaggine dei politici locali e non, va a cozzare con un piano generale nazionale di riduzioni e tagli alla sanità pubblica. L’accanimento, dunque, non è solo per il nostro ospedale territoriale ma per qualsiasi struttura pubblica che abbia o meno numeri e qualità. Come dire, se Tempio piange, Olbia non sta affatto ridendo, per dire che dappertutto si lamentano carenze, perdita di servizi, personale allo stremo, ecc.

Se la politica avesse, ma non si fa in tempo oramai, pensato con intelligenza alle riduzioni in atto ovunque, forse un territorio intero, per dire una regione dentro la regione, la Gallura, avrebbe rimediato diversamente. Ma così non è né sarà mai ove prevale l’orticello, un tempo rigoglioso, ed oggi costretto a seccarsi per mancanza di acqua e concimi.

Scrive una madre di un giovane 21enne.

« L’assurdo della vicenda di mio figlio – scrive la signora – è che in un reparto del Dettori non vi siano anestesisti , la cui carenza è risaputa da tempo, ma nemmeno adeguati strumenti per un intervento di urgenza. Parlo di bisturi, per esempio. Nel momento che serviva incidere una cisti nella testa di mio figlio, non avevano a disposizione bisturi».

La signora non sa che la Chirurgia, a Tempio, è praticamente defunta. Restano un paio di medici e un’attività ambulatoriale ma nessun ricovero e, ahinoi, anche nessun intervento. Lo spogliamento è iniziato da anni e questo episodio, increscioso e assurdo, ne è una diretta conseguenza.

Ospedale: estrema unzione, nel silenzio delle amministrazioni locali

« Non si capisce cosa siano queste cisti in testa a mio figlio – prosegue il racconto della signora -. Perché non è stata richiesta una TAC.Non basta. Le difficoltà dell’ospedale, di cui siamo tutti a conoscenza, però, aggravano talvolta le situazioni personali di alcune famiglie, come la mia. Dobbiamo pagarci, da una sola pensione di invalidità, cerotti, pomate, garze, antibiotici. Onestamente – conclude la signora – abbiamo serie difficoltà economiche per sopportare tutto questo».

Siamo dunque all’estrema unzione di un ospedale. Come scrive Cordella, amministratore tra i pochi a battersi ancora in consiglio comunale per mettere al centro dei problemi la sanità.

« Dopo lunga e penosa agonia, è spirato tra le braccia della comunità, il presidio ospedaliero Paolo Dettori…». E tutto avviene nell’indifferenza delle amministrazioni locali, nel silenzio della politica regionale, nel soffio, già respiro è troppo, di alcuni consiglieri che, a suo tempo, votarono per finanziare il Mater Olbia. Ecco, se un punto di partenza dobbiamo trovarlo, è da quel giorno, dal quello scellerato piano di finanziare coi denari pubblici una struttura privata, allora come oggi incompleta e non certo adeguata ai bisogni della collettività gallurese. Non fu solo un finanziamento pubblico ad un ospedale privato, ma anche togliere al pubblico per dare al privato, essendo i posti letto contingentati in base al numero degli abitanti. Quasi la metà dei posti letto dei tre ospedali, furono tagliati per consentire a quella struttura privata di iniziare la sua attività.

Follie che oggi fanno esclamare: «Estrema unzione del Dettori, era già tutto previsto da anni».

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