Peppino, aneddoti e malinconia.

Peppino Sechi, per antonomasia il Carnevale della musica. Ad oltre 8 anni dalla sua scomparsa, affiora puntuale il suo ricordo.

Peppino Sechi, Mazzittoni, colui che a livello musicale aveva reso il Carnevale di Tempio unico e originale, affiora puntuale nel ricordo dei suoi tanti compagni di avventura. Sono i musicisti che lo hanno supportato in tanti anni e nelle tantissime edizioni del Carnevale tempiese. Sono ricordi di momenti, aneddoti, frasi create da lui sul momento, interlocuzioni e espressioni che passano alla storia anche attuale come la memoria di unicità e simpatia.

Mi scrive oggi Alberto Scano, musicista di grande talento, che ha condiviso con tanti altri bravi colleghi, quel palco del cine Giordo dove Peppino dava sempre il meglio di se. Alberto mi manda un video di immagini storiche, dove una sua canzone “Lu Re” è inserita in un pot pourrie di altri momenti di serate indimenticabili. Per vedere il video, appena vi da l’immagine di non disponibile, cliccate sulla dicitura you tube e lo potrete vedere.

« Peppino era il Carnevale – dice Alberto Scano -, l’icona che riusciva a trasformare in coinvolgimento ogni veglione. Non si tratta di mitizzare perché è necessario per qualcosa o per qualcuno, lui era davvero un mito. Ogni canzone, anche se ogni sera la facevamo, appariva sempre diversa dal giorno prima. Conteneva qualche extra in più, qualche frase diversa, o semplicemente un’aggiunta che la rendeva particolare. Su quel palco si divertiva lui ma tutti noi eravamo coinvolti allo stesso modo». 

Emerge nello scritto di Alberto la troppa nostalgia per Peppino, ineguagliabile perché la vita lo aveva reso così, trascinatore ma anche conversatore sarcastico che il microfono lo usava per dire altro. L’euforia che era in grado di suscitare nel pubblico in sala, era inimitabile. La voce roca spesso tagliava a fette qualcuno ma sempre nello spirito carnevalesco che mai abbandonava.

Peppino, aneddoti e nostalgia

«Il brano “Lu RE” che sembrerebbe parlare di Re Giorgio, in realtà, parla del BERLUSCA.  Quando canta “Arrea sempri a cabaddhu”, sott’intende il cavaliere (Berlusconi).  In più c’è un altra parte di canzone dove dice: “Tocca tocca, a me mi pari una brocca”! Qua, mi confidò, che lui vedeva (sempre il Berlu) come se  avesse una forma di “una brocca con le braccia che facevano da manici”. Sicuramente, le sue canzoni “in dialetto”, avevano “dentro” un pensiero. Non erano parole dialettali messe a caso! In questo video una raccolta di sue frasi precisa meglio il suo spirito e la sua fantasia».

« Calmezza, “Vai sulla fascia”, “Questi sono i veri cacchi”. Baddha!”: quando qualcuno (in realtà quasi nessuno) non gradiva e fischiava e Peppino, mentre cantava, gli rispondeva al microfono:”LA BADDHA”!

“Piero è uno di quei batteristi quando si suonava a mano”, ” Johnny gja la sai”, “Bedda Bazzu” . Ne ricordo tanti, alla rinfusa, ma restano in noi che ci siamo legati a lui nei tanti Carnevali, impressi come tatuaggi. La nostra sorpresa era che, nonostante sul palco bevesse e offriva a tutti noi, non perdeva la lucidità nel cantare e nemmeno noi di supportarlo mentre Cola e Rum scorreva a fiumi ».

Peppino, resta immortale e ogni anno “cand’arrea Carrasciali”, c’è e ci sarà sempre qualcuno che lo ricorderà. Le sue frasi che ogni anno sfornava come tormentoni, restano come la sua musica e la voce che è stata ed è anche oggi la colonna sonora della tempiesità carnascialesca.

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