Primari di Olbia sotto inchiesta mentre in Gallura decade tutto.

I primari del Giovanni Paolo II di Olbia chiamati a rispondere di comportamento contrarioal regolamento del l’azienda sanitaria. Di per se farebbe già ridere ma si tratta invece di provvedimenti serissimi. L’Azienda sanitaria, la madre di tutte le disgrazie nella sanità pubblica, ha provveduto anche a raccogliere dati per una inchiesta. La vicenda è nella meni della procura di Tempio. Farebbe ridere, dicevo, perché il regime che chiamo dittatura  sanitaria è oggi materia di polemiche della politica, anche di quella regionale.

Com’è possibile, vi state chiedendo, che dei medici, peraltro di eccellente moralità e capacità umane e professionali, debbano essere chiamati a rispondere davanti alla commissione disciplinare e addirittura alla procura perché si sono preoccupati di chiedere medici specialisti all’ospedale?

Il bavaglio, assolutamente di stampo nazi fascista, imposto a chi opera dentro le strutture ospedaliere, è il sintomo allarmante di qualcosa che va ben oltre la sanità ei suoi principi. Basta accorgersene però. Non far finta che non esistano tali problemi che si uniscono a quelli mai risolti. Personale carente, specialisti idem. Il deficit incolmabile che riguarda la sanità negli ospedali italiani, e galluresi in particolare.

Primari sotto inchiesta della Procura

I provvedimenti disciplinari, strumenti di controllo e di subordinamento a regole nazionali, appaiono come la punta dell’iceberg. A monte ci stanno le difficoltà che regnano dentro gli ospedali. L’affanno quotidiano di garantire servizi alla gente e l’impotenza di subirne la privazione quando ci si arrende per inesorabile asfissia di risorse umane. La voce del padrone, esplicitata da personaggi messi a quei posti per recidere e assoggettare anche il pensiero, appare invincibile. L’extrema ratio è la disobbedienza ma sarebbe deleteria perché isolerebbe ancor di più quei medici di cui, a quanto è dato sapere dalla stampa, oggi si accorgono i politici del territorio olbiese.

Stesso trattamento riservato in passato anche ai medici del Dettori

Lo stesso atteggiamento e la stessa alzata di scudi, sarebbe stata utile quando al Dettori. Anche a Tempio,  alcune voci di dissenso venivano calpestate e sottoposte a trattamento similare. E’ memoria incisa anch’essa tra le tante disdicevoli responsabilità di chi ha gestito la sanità con perversione capillare. I moti di ribellione allo status quo, da sempre vengono tacciati e messi in sordina. Non si deve sapere, non si può parlare con la stampa, censure e silenzio, pena, appunto, un provvedimento disciplinare.

foto galluranews

Scrive Busia sull’Unione Sarda.

« Mano pesante sui dirigenti che a partire dal giugno scorso hanno pubblicamente denunciato i gravissimi rischi per i pazienti causati dalla mancanza di specialisti in reparti chiave. Le prese di posizione dei medici sono culminate, a metà luglio, in una seduta del Consiglio comunale, nel corso del quale sono state denunciati apertamente, sia i rischi per i malati dovuti alla mancanza di anestesisti, sia le presunte mancate risposte dell’Ats alle continue sollecitazioni da parte della Assl di Olbia».

Primari soggetti alle regole contrattuali, senza se e senza ma.

Tutto regolare sia chiaro, rientra infatti nel contratto lavorativo dei dipendenti ATS. Quel che non è ammissibile è il modus operandi dell’azienda, stretta tra burocrazia e disposizioni ministeriali, che di fatto non risponde alle sollecitazioni dei medici stessi. La rabbia, unita alla impotenza del sistema sanitario fa si che non possa sussistere lo sfogo, su stampa o su social, perché mette in cattiva luce l’azienda.

Perché esiste una buona luce di un apparato nato per gestire la fine della sanità pubblica? O pensano di salvarsi quando emanano comunicati stampa delle azioni positive espletate? L’azienda ha tra i suoi compiti quello di risolvere le mancanze di figure sanitarie ma ogni volta si leggono giustificazioni, rafforzate dal quel genio dell’assessore regionale, che parlano di bandi inevasi. E ti credo! Sono spesso, se non sempre, a tempo determinato e venire a lavorare in Gallura sapendo che dopo 6/8 mesi si torna a casa, non è che sia allettante.

Ma non solo queste questioni meritano di essere discusse.

Non solo la sanità e la lotta dei primari ma anche la croce della viabilità indegna

Oltre alla sanità, che cosa dicono i nostri politici sulle strade e sul problema atavico della viabilità interna e per le coste?  I due argomenti, sanità e viabilità, allo stato attuale della perdita dei servizi ospedalieri nei tre ospedali, è intimamente connesso. La volontà dovrebbe spingere verso il rafforzamento delle strutture sanitarie a terra perché di strade in Gallura manco a parlarne. La Tempio-Olbia da 7 anni attende di la ricostruzione di un ponte, quello della morte di Monte Pinu. Una bretella indispensabile, iniziata e crollata ancora. Di altre nuove strade che colleghino i due centri maggiori della Gallura, meglio lasciar perdere.

Monte Pino, dopo il crollo del 2013 e prima del rifacimento anch’esso crollato – foto gallura news

L’Alta Gallura aspetta ancora i 100 milioni per completare la Fumosa, indispensabile per accorciare i tempi per Sassari. Viviamo nel paradiso ma siamo arroventati dalle fiamme dell’inferno della mala politica, della gestione incauta delle risorse (con 4 assessori regionali del territorio) che proclamano ma non arrivano mai. Su La Maddalena si doveva aprire un capitolo a se stante e non lasciare morire quel presidio sanitario indispensabile perchi oggi affida ad un elicottero le proprie speranze di sopravvivere o di nascere.

Ed in tutta questa confusione e disfatta dello stato sociale, pre o post covid cambia poco, l’ATS trova il tempo per punire i medici che hanno “osato” rivendicare una migliore sanità per un interesse di 150.000 residenti della Gallura. La Gallura chiede ai suoi rappresentanti di alzare la voce contro l’azienda sanitaria, di farlo in maniera congiunta per tutto il territorio, ma anche contro chi sta lasciando solo macerie in questa parte dell’isola.

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