Ristorazione, subito il “take away” senza aspettare.

Altre regioni lo stanno facendo, cosa aspetta la sardegna ad adeguarsi?

La ristorazione, una delle attività che ha fatto e farà i conti con la chiusura delle attività, al centro del comunicato stampa di Confartigianato Sardegna.

Le imprese artigiane sarde della ristorazione chiedono di poter vendere da subito con formula “take away”. Parliamo di 3mila realtà e più di 7mila dipendenti. Matzutzi e Serra (Confartigianato Sardegna): “Si può fare, non aspettiamo la settimana prossima: prendiamo spunto da ciò che hanno fatto nelle altre Regioni”.

Fra una settimana potranno nuovamente servire i loro clienti anche se esclusivamente con la formula d’asporto. Per le attività artigiane della ristorazione della Sardegna, come gelaterie, pasticcerie, pizzerie, rosticcerie o altri servizi di ristorazione, anche se non è un ritorno alla piena normalità, rappresenta un significativo ri-inizi, dopo il buio di 2 mesi di lockout.

3000 attività di ristorazione, oltre 1400 le pasticcerie e le gelaterie

Le imprese artigiane che operano in questi settori, secondo recenti analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati UnionCamere, sono ben 3.073: 1.430 le pasticcerie e le gelaterie, 1.643 quelle che si occupano di servizi di ristorazione e cibi da asporto. In tutto occupano circa 5.000 lavoratori fissi, e altri 2.000 mila stagionali, come nel caso delle gelaterie.

La novità, annunciata domenica sera dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che con un apposito Decreto autorizza a servire i propri clienti con la formula “take away”, è in ogni caso motivo per vedere positivo. In qualche regione, come Toscana, Abruzzo e Veneto, queste imprese possono vendere i loro prodotti già da ieri mattina.

Per assicurare le necessarie garanzie sanitarie al consumatore, alle attività produttive è consentita la procedura per la vendita per asporto, che avviene tramite preventiva ordinazione online o telefonica e non presso l’esercizio, in modo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano in modo dilazionato, impedendo di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario alla consegna e al pagamento della merce.

« In altre regioni le attività di ristorazione lo hanno fatto, in Sardegna si attende»

Se i Governatori di queste regioni hanno autorizzato tale formula, anticipando, di fatto, il Presidente del Consiglio – si chiedono Antonio Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegnaperché non farlo a che qui da noi?”. “Da giorni riceviamo telefonate di artigiani della ristorazione che chiedono di far pressioni sulla Regione – continuano Matzutzi e Serra  – per consentire anche nell’Isola, almeno con la formula del ritiro in negozio, la vendita di tutte le loro produzioni. Anche un piccolo anticipo di una settimana, potrebbe sostenere tantissimo il settore”.

Tutti i mestieri artigiani della ristorazione, a causa delle disposizioni imposte dai Decreti, da inizio marzo non hanno potuto effettuare la somministrazione dei loro prodotti e neanche vendere direttamente attraverso la modalità di semplice asporto dei prodotti. Inoltre, alcune attività artigiane, come per esempio le gelaterie, sono state pesantemente danneggiate dalle disposizioni ancora in vigore.

Queste, infatti consentono la commercializzazione dei gelati nei supermercati, attraverso i banchi frigo, e la negano alle piccole gelaterie artigiane. C’è però da sottolineare come queste ultime, allo stato attuale, avrebbero solo la possibilità di fare consegne a domicilio, attività che, per l’impegno richiesto e oneri burocratici ed economici da affrontare, risultano pesantissime da affrontare per esercizi di piccole dimensioni, a gestione familiare e senza dipendenti, che sono la maggior parte in questo settore.

Evitiamo la catastrofe

 Per queste imprese – sottolineano Presidente e Segretario ieri al Presidente Solinas abbiamo chiesto una istanza “di buon senso” che restituisca dignità a un comparto che è stato devastato dagli obblighi di chiusura totale. Basterebbe, semplicemente, prendere spunto dagli analoghi provvedimenti da Toscana, Abruzzo e Veneto”. “Auspichiamo un intervento urgente  – concludono Matzutzi e Serrain quanto è in questo periodo che si concentra, data la sua forte stagionalità, il fatturato annuale. Per cui, il prolungarsi della chiusura, impedirebbe a queste attività il recupero dei danni che il settore sta subendo, con conseguente ingente perdita di posti di lavoro”.

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