Santa Teresa Gallura, mercoledì 10 settembre alle 11,30 la celebrazione del 71° anniversario della morte di Bechi Luserna.

Santa Teresa Gallura, 9 settembre 2014-

Alberto Bechi frequentò la Nunziatella a Napoli e l’Accademia Militare di Modena, per passare quindi all’arma di cavalleria. Partecipò alle guerre coloniali in Libia e in Etiopia. Per il servizio in Cirenaica al comando di uno squadrone di Savari, ricevette due medaglie di bronzo al valor militare, nel 1929 e nel 1930; una terza ne ottenne nel1935 in Africa Orientale, dove ebbe il comando di una banda irregolare a cavallo[4].

Considerato uno degli ufficiali più brillanti del Regio Esercito, destinato, nel giudizio dei superiori, «a raggiungere i più alti gradi della gerarchia»[senza fonte], richiamò l’attenzione del ministro degli esteri Galeazzo Ciano, del cui ambiente entrò a far parte anche grazie ai legami di parentela della moglie diciannovenne, Paola dei conti Antonelli (la famiglia del famoso cardinale Giacomo Antonelli) con un ramo della famiglia Colonna. In questo periodo fu concessa l’aggiunzione del cognome Luserna, della nobile famiglia materna.

Ricevette quindi l’incarico di addetto militare a Londra, e, nel 1940, di direttore dell’Ufficio Finlandia (paese allora in guerra con l’Unione Sovietica, al quale l’Italia inviava segretamente materiale bellico) al ministero degli esteri.

L’8 settembre 1943 nella divisione paracadutisti Nembo di cui divenne Capo di Stato Maggiore, era di stanza in Campidano, a circa quaranta chilometri da Cagliari. La notizia dell’armistizio di Cassibile fu accolta negativamente da molti paracadutisti; in particolare, il XII battaglione (comandato dal Maggiore Mario Rizzatti), insieme ad una batteria del 184º Artiglieria, decise di unirsi ai tedeschi della 90ª Divisione Panzergrenadier, che si stavano ritirando verso la Corsica. Il generale Ercole Ronco, comandante la Divisione, cercò di richiamare all’ordine il reparto, ma senza risultato; anzi, secondo la Relazione Ufficiale, fu temporaneamente posto agli arresti dagli ammutinati. Nel tentativo di indurre il battaglione, in ritirata sulla Carlo Felice, a recedere dalla scelta compiuta, il colonnello Bechi riuscì a raggiungerlo nella zona di Castigadu, alle porte di Macomer. Lì venne fermato da un posto di blocco stradale istituito al bivio di Borore da un distaccamento del reparto ammutinato agli ordini del capitano Corrado Alvino. Al culmine di un violento alterco verbale per reclamare il passaggio, il Colonnello Bechi venne ucciso, assieme ad uno dei Carabinieri della scorta, da una raffica del fucile mitragliatore a presidio del blocco, sparata dal paracadutista Cosimo, mentre si trovava ancora sulla Fiat 1100 di servizio. Il secondo carabiniere della scorta rimase ferito, e successivamente si aggregò al XII Battaglione in qualità di scritturale. Il corpo di Bechi, chiuso in un sacco, fu caricato su un camion e successivamente, dopo il rifiuto dei frati di un convento di farsi carico della salma, venne sepolto in mare alle Bocche di Bonifacio, nei pressi di Santa Teresa di Gallura.

bechi luserna

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