Sino a cinque posti possibili come presidio covid 19.

I due posti attuali nella temporanea zona grigia del P.S. del Paolo Dettori, potrebbero diventare cinque. Seppure la curva a livello nazionale appare in lenta discesa, restano sempre alte le preoccupazioni degli ospedali sardi sulla epidemia da coronovirus.

La situazione, come ogni giorno segnaliamo, è per il momento tranquilla, ma prevedere che possa diventare difficile all’improvviso, non lascia sereni i sanitari. In prima linea il Pronto Soccorso che rappresenta l’avanguardia a difesa della salubrità dell’intero ospedale. Il lavoro continuo da dei risultati ogni giorno e per alcuni pazienti, in attesa dei risultati dei tamponi eseguiti, fin’ora i due posti individuati in totale isolamento, sono stati sufficienti.

«Meglio chiedere di averne altri a disposizione, anche a costo di allungare la tendopoli esistente e aggiungere altri posti, sino a quattro o cinque unità».

« Arrivano le pazienti della casa di riposo, alla spicciolata, come sa attualmente sono le persone più esposte per tutti i casi accertati in Sardegna. Restano in isolamento ma c’è la necessità di ampliare gli spazi nel caso ne arrivassero di più. Nella giornata di domani si proporrà questa soluzione alla Assl». 

Bene avere sino a cinque posti Covid 19.

Si discute molto della virata della sanità verso l’emergenza Covid 19, anche perché da un lato è un problema reale anche in Sardegna ma dall’altro sembra prendere le distanze dal resto delle attività degli ospedali.

E’ chiaro che esiste tutto il resto e che vi siano anche urgenze inderogabili alle quali non ci si deve sottrarre. Non è che ora la Sanità dev’essere vista come “ospedali Lazzaretto” che accolgono solo le persone contagiate. In effetti negli ospedali vanno avanti tutte le altre problematiche sanitarie. 

Però, c’è di fatto una  paralisi delle restanti e molteplici attività, in  questa fase difficile. Tante persone attendono visite e esami urgenti che al momento sono sospesi. Anche al blog arrivano segnalazioni di esami urgenti rimandati, pazienti oncologici in attesa, gli spostamenti verso i centri di cura della penisola resi complicati per via della chiusura degli aeroporti. 

L’elenco sarebbe lunghissimo e allo stato attuale non sembra di vedere soluzioni immediate. Ci sono pazienti cronici che attendono la telemedicina, ad esempio. La difficoltà oggettiva, in questo momento di attesa della discesa del livello di pericolosità del contagio in Sardegna, deve poi fare i conti con ospedali depauperati, strumentazioni e personale carenti, la paura che un possibile rialzo della curva dia un colpo mortale alla sanità sarda. 

Ora più che mai, vent’anni di tagli di servizi, carenze di personale, trasporti di emergenza con un elicottero, mettono a nudo l’impianto fatiscente della sanità pubblica. Tutte le scelte scriteriate e insensate a danno dell’offerta sanitaria territoriale, stanno mostrando l’inefficienza della macchina organizzativa. E i medici e il personale infermieristico e tecnico, hanno anche finito di usare la bacchetta magica.

Non si è mai preteso tutto, ma solo il giusto.

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