Tempio Pausania, Anche la morte della sanità è la stessa di tutto il resto. La politica complice tace e pensa all’orticello?

TempoPausania, 1 mag. 2017-

1 maggio, facile farci ironia. Cosa c’è da festeggiare il lavoro, se il lavoro non c’è, se parlando di Sardegna e di questo territorio abbiamo il dato oggettivo tra i peggiori per la disoccupazione giovanile e per gli stipendi più bassi? Cosa dovremmo festeggiare se ogni giorno che passa fa morire la speranza di un cambiamento e il domani non è che una lugubre figura avvolta dallo spettro della fame? 

Muore tutto, e qui c’è ancora chi scrive di primarie del PD, il partito maggiormente responsabile di questo sfascio perché furono alcuni dei suoi uomini a portarci dentro la gabbia europea che è tutta un’altra cosa rispetto a quella che ci avevano prospettato. Non è e non potrà mai essere l’Europa dei popoli, dove le differenze sarebbero dovute essere il valore che unisce, ma è stata e sarà l’Europa della fine delle sovranità nazionali, capitanata da chi doveva intervenire nel sociale per garantire pari dignità e pari trattamento di fronte alla legge ed alle istituzioni, ma di fatto facendo un favore ai mercati finanziari dai quali invece dipendiamo. 

Il modello sanitario italiano era uno dei pochi baluardi rimasti in Italia di cui andare fieri, risolveva da se le diseguaglianze garantendo a tutti il diritto alla salute, quindi non c’era bisogno del fenomeno UE per avercelo. Eravamo una delle potenze economiche maggiori in Europa e al mondo, avevamo il lavoro e lo studente meritevole, finiti gli studi, otteneva il suo meritato riconoscimento con l’inserimento nelle dinamiche del lavoro senza dover per forza espatriare. Che cosa è rimasto oggi di quel paese? Nulla, solo la becera propaganda di questa indegna classe politica che non va oltre il proprio naso perché così deve pensare, così deve agire, così deve compiere la missione assegnatale di portarci tutti nella merda perché: “ce lo chiede l’Europa!”.

Allora, cari europeisti della prima e della seconda ora, andatevene tutti a fare in c..o, ivi compresi quelli che ancora sperano nel cambiamento. 

Il nostro ospedale è uno spaccato di questa inesorabile fine a cui tutti, senza opporre una minima risorsa di conoscenza del male unico che ne è fondamento, stiamo assistendo. Le spese si sono ridotte perché è meglio perdere una figura di sanitario che pensare che senza un ospedale non serve più. Soluzione: si accorpa, si taglia sulla spesa medica, non si assume nessuno. 

Effetto: l’ospedale annaspa sin che può e poi viene chiuso. Si inizia con accorpare reparti, eliminare quindi posti letto, spersonalizzare le professionalità che oggi devono persino conoscere patologie diverse pur essendo specializzati in altro. Non prima, però, di vedere personale tartassato da turni massacranti, medici che in 10 anni accumulano 200 giorni di ferie non goduti, turni di vero massacro per carenza di personale infermieristico.

Fu prodotto un esposto che ancora deve essere firmato dai sindaci. Lo scopo era far riflettere e decidere la giustizia su quanto sta avvenendo e provare a rimandare questo piano demoniaco che ci porterà a non avercelo più un ospedale. Anche per l’esposto ci sarà chi firmerà e chi non lo farà. Mi piacerebbe sapere se, tra chi non lo firmerà, verrà prodotta una giustificazione che non sia di comodo o indirizzata alla cosiddetta appartenenza. Perché altri motivi non ce ne possono essere. L’ospedale, e lo hanno detto tutti, non si deve toccare. Allora, cari sindaci, visto che un ospedale non è l’orto di casa vostra ma un bene pubblico prezioso ed indispensabile, non abbiate timore a sottoscrivere la prova provata che anche voi non siete contro il vostro popolo e la vostra missione è averne cura. Diversamente, siete come tutti gli altri che in fila sono andati a votare le primarie per riportare a galla l’ennesimo sottoprodotto politico nato dalle viscere di questa Europa delle banche e del bieco liberismo economico.

Ci vogliono politici coraggiosi, uomini prima che tesserati con questo o con quello, disposti a lottare per rivendicare i diritti sanciti dalla carta costituzionale e non marionette in giacca e cravatta, che saranno pure giusti nel ruolo, ma sono anche funzionali al sistema che sta divorando tutto e tutti. 

Antonio Masoni

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