Tempio Pausania, Assunzioni a tempo indeterminato, la sola ricetta per salvare la sanità pubblica.

Tempio Pausania, 17 giu. 2018-

Posto che ribadisco ogni volta la assoluta inadeguatezza della politica regionale in materia sanitaria, volta al depauperamento lento, costante e implacabile della sanità pubblica, a favore di quella privata che ancora vive di sogni (Mater Olbia), di incertezza anche avendole dato sostanze e posti letto tolti all’offerta dei nostri ospedali, leggo datati proclami scritti dell’ATS sulla imminenza delle assunzioni di un considerevole numero di figure sanitarie, promesse e mai determinate e che arriverebbero a salvare i posti vacanti.

Chiudono reparti, mettono a rischio persino un pronto Soccorso, accorpano altri servizi, costringono la gente a rivolgersi ad altri presidi per avere risposte o al privato, sempre pronto come un falco a catturare le esigenze inderogabili delle sempre più numerose richieste. Tutto perché negli ospedali mancano  medici e infermieri a sufficienza per le turnazioni e il personale presente viene oberato di carichi di lavoro impressionanti che ne pregiudicano persino la salute, nel migliore dei casi stress da iper lavoro.

Avete presente quanto possa incidere in alcune professioni un’attività incessante senza riposi o mesi interi di ferie non godute? Un medico, per missione e non sempre perché è ben retribuito, fa di tutto per sopperire alle esigenze dei malati ma tutto ha un limite. Altra cosa che dovete sapere è che il lavoro straordinario, che non può mai superare un certo limite di tempo, non viene nemmeno retribuito. In questa situazione, qualsiasi organismo, per quanto forte possa essere, conosce sulla sua pelle stati di stress psico fisico o aggravamento di malattie già esistenti (si pensi ad un medico cardiopatico o diabetico).

Faccio degli esempi, perché altrimenti avreste ragione a dirmi che faccio il barbaro incivile che pratica terrorismo mediatico.

Sapevate che compensare con dei medici interni reparti che ne sono sguarniti vuol dire scompensare il reparto di appartenenza dei medici che vanno a coprire turni buchi di altri reparti? Un operazione del genere ci starebbe anche, ma se si impoverisce un reparto che è già carente di suo, perché ha già pochi medici che stentano a coprire i turni loro, è palese che quel reparto dal quale vengono spediti i medici ,  resterà a sua volta senza possibilità di turnazione. E che si fa? Si chiude? Beh, questo sta succedendo, vedi l’esempio della Ginecologia e Ostetricia, chiuso perché non c’erano più medici a sufficienza per coprire i turni. Se prendiamo sempre come esempio un settore, quello delle chirurgie, è importante sapere che servirebbero  nuovi chirurghi in Sardegna perché ve ne sono molti di meno di quelli necessari. Se contiamo poi anche i chirurghi che vanno a coprire turni vacanti in altri presidi, il risultato vien da se. Senza contare i medici in malattia, con la 104 o ai limiti dell’eta pensionabile.

Se non si dovesse ottemperare immediatamente alla assunzione di nuovi sanitari, il rischio concreto è che persista l’attuale sovraccarico di lavoro. Perché, qualcosa sfugge ai nostri amministratori ATS e ai nostri politici che amano il risparmio, cioè che ci si ammala sempre e che nessuno ne è esente, nemmeno il medico. Un medico deve essere anche garante di se stesso dal punto di vista sanitario, da quello medico legale e deve garantire il paziente al quale spesso è costretto a dire di andare da un’altra parte. In altre parole, essere medico vuol dire lavorare in serenità e sicurezza, perché solo con entrambe si ha modo di essere utili al paziente, oltre chiaramente alle capacità delle quali non si deve discutere parlando di posti vacanti e reparti sguarniti.

La soluzione esiste, si chiamano concorsi pubblici, ristabilire gli organici carenti (a Tempio e ovunque), sopperire alla mancanza cronica di presidi e farmaci, strumenti adeguati. Digitate su google parola carenza di medici in Sardegna e troverete che tutti gli ospedali sardi rivendicano  carenze negli organici, in alcuni reparti in particolare, ma in sostanza dappertutto.

Restando a Tempio, arriveranno tre medici per il Pronto Soccorso, però da Olbia e non attraverso i concorsi che Arru ha promesso da mesi e che ancora sono ben lontani dall’essere espletati. La chirurgia è ai limiti del sopportabile ma non si è visto ancora nulla per completare l’organico. L’attività, per quanto sia stata ridimensionata nella sua complessità, nel senso che oggi non si fanno più interventi di media o elevata complessità, è sempre notevole. La ginecologia ed Ostetricia, ne abbiamo dato notizia, vede adesso ben 7 medici su 8 in servizio ma ancora l’attività si sta svolgendo in regime di Day Hospital mentre il punto nascite ancora non è stato riaperto, salvo inderogabili urgenze. L’avevamo salutata come un buon segnale di ripresa ma, dopo circa 2 settimane dal rientro dei medici e di una parziale attività, ancora non si conosce la data di ripristino totale del lavoro.

La necessità di assunzioni a tempo indeterminato è non solo la cosa che indurrebbe un medico a venire a Tempio, o in un altro ospedale con gli stessi problemi di organico,  gli garantirebbe la stabilità e non la precarietà dei 3 o 6 mesi, darebbe lui la certezza della continuità lavorativa col massimo della resa sia lavorativa che umana.

La problematica che sta alla base di questa enorme difficoltà dell’ATS a riaprire i concorsi, è solo legata ai costi, la maledetta giustificazione che ha ridotto la sanità pubblica ad una continua emergenza e alla ricerca di alternative che certo non ridefiniscono la sanità pubblica come “miglioramento” né “basata su criteri moderni” (come disse l’assessore in quel di Tempio), bensì una chimera continua i cui effetti li stiamo giornalmente vivendo sulla nostra pelle. Con buona pace di chi ancora pensa a Salvini e alle sue scelte e scorda che anche il principio della salute è sancito nella nostra Costituzione. 

Volete spendere una fiche per le prossime elezioni regionali? Giocatevela su chi si batterà, e non a parole, sulla Sanità. La vogliamo com’era, degna di un paese civile, che sappia garantire un diritto fondamentale senza troppi sciovinismi linguistici,  priva  dei noiosissimi acronimi che ne hanno deviato il significato fondamentale, alla portata dei cittadini oggi allo sbando, che sappia offrire una risposta alle esigenze di tutti i territori della Sardegna.

Altrimenti lo dicano, i signori del governo regionale, quello attuale e quello futuro, che siamo diventati gli ultimi senza mai essere stati, in passato, secondi a nessuno.

Antonio Masoni

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