Tempio Pausania: cari olbiesi. Riflettete!

Tempio Pausania, 1 marzo 2014-

Cari olbiesi, mi rivolgo a voi che leggerete queste parole. I tempiesi sono stati i primi a piegarsi le maniche e prodigarsi in tutte le maniere possibili quando avete subito la tragedia dell’alluvione. Immagino che già questa cosa ci abbia fatti sentire tutti figli della stessa terra e della stessa sorte. Mi rivolgo a quanti tra voi hanno messo da parte la vocazione ultras e guardino dalla stessa prospettiva il bene di un territorio. Mi chiedo e vi chiedo, possono contare nel ragionamento il numero degli abitanti della vostra città dinanzi ad un bene comune? Può un individuo socialmente e umanamente intelligente perorare un’istanza di presunta giustizia negandola ad altri? Siete un popolo saggio e sensibile e avete dato una lezione all’Italia con una dignità ed una saggezza incredibile e avete affrontato il dramma da soli, sapendo già che la politica, vuoi per burocrazia esasperata e vuoi per inerzia atavica, non vi avrebbe sostenuto come doveva.

La stessa politica, mi permetto di dire “presunta”, ora si appella a voi inneggiando al superamento di un torto che avreste storicamente subito, quello della sede del tribunale. Soliti opportunismi di questa politica arruffona e molto, troppo preoccupata del collante su quella poltrona comoda e ad vitam. Chi vi scrive non ha mai avuto campanilismi e faziosità. Ha sempre pensato che la Sardegna sia una ma che sia, come disse Carlo V, imperatore del sacro romano impero, re di Spagna e di Sardegna (l’attribuzione non è mai stata certa) abitata da POCOS, LOCOS Y MAL UNIDOS, pochi, scemi e per giunta disuniti. La frase calza a pennello con questa presunta questione giustizia e indica come non riusciamo mai a fare un ragionamento comune per un interesse collettivo. Di chi la colpa? Ma di tutti noi certo! Non vediamo al di là del nostro naso e guardiamo gelosamente alle nostre faccende private senza preoccuparci di cosa succede in casa d’altri. In sè non sarebbe un male perché farsi i fatti propri è cosa degna ma un politico eletto da un territorio non deve e non può ragionare allo stesso modo.

Per problemi non dipesi da voi ma da restrizioni a cui, guarda caso, sono sempre obbligati i cittadini, hanno ridotto i numeri della ASL, che vi ricordo si chiama ASL Olbia, impoverendo Tempio a poco più di un servizio, da ospedale importante quale era in passato. L’economia di una cittadina di servizi qual è quella di Tempio ha nell’ospedale una delle poche risorse, così come nel tribunale e in altri enti che per fortuna non sono oggetto di invidie della politica becera, almeno per ora.

Togliere il tribunale, o pretendere come si sentiva mesi fa che anche la diocesi venga da voi, mi pare non tener conto delle poche storiche realtà che appartengono, si badi bene, alla Gallura e che sono a Tempio non per concessione divina ma per attribuzione legittima che si basa su numeri, storia e comodità anche geografica.

Cari olbiesi, non seguite la scia emotiva di un senatore, o di un consigliere o di chi salirà su questo carro da ultras. Seguite la vostra coscienza, la stessa che vi ha fatto lavorare di fianco a tutti i volontari  tempiesi, giunti numerosissimi ad aiutare non Olbia ma un territorio intero.

Ragionate al di là del vostro orticello e pensate che se Olbia ha benefici anche a  Tempio ve ne saranno. Così sarà per Olbia…se Tempio ha benefici gli stessi saranno per Olbia. Puntate tutti, come facciamo da sempre, ad un collegamento stradale decente e crediamo di più nel bene comune lasciando da parte rivalità che tra noi e voi erano solo calcistiche (oramai tanti anni fa!) e anche i chilometri che i “poveri legali olbiesi” devono sostenere per venire a Tempio. Quando parliamo di Olbia noi diciamo: “abbiamo porto e l’aeroporto” come se appartenessero anche a noi. Questo è il primo passo per ragionare per un territorio e non come chi l’esempio di territorialità lo deve dare perché si becca 15,000 euro al mese per urlare davanti ai suoi fans “alle armi”! Riflettete olbiesi.

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