Tempio Pausania, Ciao Filomena, ti ricordo così.

Tempio Pausania, 25 set. 2017-

Succede in questa losca, e spesso porca vita, che una mattina di fine settembre, ricevi una chiamata da un cugino, uno dei tanti che quando ti chiama sai che non è per dirti che ha vinto alla lotteria. E’ nel sangue di questa nostra famiglia un senso innato e ingrato della parentela, a cui tutti noi abbiamo dato una mano, non volendolo ma accettandolo. L’abbiamo sempre vissuta così la vicinanza. Fatta di poche cose che inducono al sorriso e alla gioia e a tante altre che molto più spesso ti portano in una camera mortuaria, in un cimitero a piangere qualcuno di noi che ha lasciato di se solo il ricordo  di momenti di vita in comune.

Ieri è morta Filomena Morganti, 70 anni, mia cugina. Non la vedevo da una precedente giornata luttuosa, quando tutti ci si lascia con le immancabili parole di sempre: “Ora non perdiamoci di vista, vediamoci per occasioni migliori”. Promesse e parole, parole e promesse che si confondono negli abbracci di un saluto triste nel freddo di un camposanto o di un’altra camera mortuaria, l’ennesima.

Le croci sono tante e questo stride con la voglia di ricordare le belle occasioni e quei pochi momenti felici passati assieme, una bilancia che pende sempre e solo a favore del dolore. Filomena era una donna forte e sorridente con un carattere che non ammetteva cedimenti o pianti, lei era sorriso, allegria e gioia. Solare, come questo pomeriggio ad Alghero, città bellissima, ancora estiva e piena di infradito e bikini per le strade. Soffriva da tempo, le ossa non reggevano più quel corpo che un tempo era scattante ed energico come quello di una atleta olimpica, una medaglia d’oro del dinamismo, maestra di parole che addolciscono anche il momento più amaro. L’ho vista in quel feretro, e non mi sembrava possibile che avesse mollato, non era da lei farlo, e poi chi mai pensava che stesse male! Una donna che riscopri vulnerabile dopo averla creduta invincibile, aveva ceduto, la sua resistenza era finita, si è arresa per sempre.

Sembrano luoghi comuni, le stesse banalità del momento cruciale della dipartita, ma solo quando si vivono vorresti sforzarti di non caderci dentro quella fiera consueta del “già visto“, del “già sentito“. Invece ci sei dentro anche tu, la morte in fondo  è un finale simile per tutti.

Guardi i figli, Annalisa e Domenico e ti ricordi dell’ultima volta che li hai visti, erano piccoli, troppo piccoli per ricordarti di come li avresti visti oggi, accanto alla mamma della cui memoria tutti ci sforziamo di raccontare una briciolina possibilmente gioiosa. Lei era gioiosa però, abbiamo il dovere di sorridere e persino di ridere parlando di lei. Ce lo avrebbe chiesto di sicuro.

Ciao Filomena, è la parola che saluta una donna che ho voluto bene, così come le sorelle gemelle Nina e Alina che si guardano attorno cercando mani da stringere e abbracci nei quali sciogliere il dolore. Sono meno sorridenti di come le ricordavo, non potrebbe che essere così, ma sono pronte a raccogliere ogni piccola testimonianza di quella sorella di tre anni più grande che oggi resterà nelle foto ed in qualche video ma soprattutto in quell’amore che nessuna morte può cancellare e che hanno vissuto sempre in famiglia e tra loro. Una famiglia straordinaria.

Nunzio Demeglio, il marito, uomo buono e saggio e che oggi si chiede cosa accadrà “domani”. Fa paura questo domani, quando non siamo più giovani e i figli vivono e lavorano fuori ma so che lui ci riuscirà perché così lei avrebbe voluto e perché ogni strada e ogni sentiero che percorrerà avrà sempre accanto il faro che lo guidava fino a qualche mese fa. La morte spegne la luce e gli occhi di chi muore ma la stella che guarderà brillare di più, so già che avrà il nome che ha amato per tutta la vita. Coraggio cugine mie e forza a Nunzio, Annalisa e Domenico. Dalla famiglia tutta vi arrivi un messaggio di conforto e di amore.

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