Tempio Pausania, Difendere questo sistema allo sfascio sarà la morte della carta stampata. Basta vedere il Sole 24 Ore.

Tempio Pausania, 11 mar. 2017-

fonte tiscali.it

Partiamo dall’esempio eclatante del Sole 24 Ore, il quotidiano economico sotto gettone di Confindustria, che a maggio del 2016 festeggiava, niente meno che alla Scala di Milano, i 150 anni di questo (ex) autorevole quotidiano economico italiano, con una cerimonia in grande ed altrettanto inutile stile, col Presidente Mattarella in palco d’onore. Uno spot del Direttore Napoletano che non fa che attribuirsi dei meriti, per la verità pochi e sicuramente non riconosciuti, certo uno stile poco sobrio per una ricorrenza del genere.

Il giornale, qualche tempo dopo viene investito da bufere giudiziarie con i libri contabili in tribunale a causa dello scoperchiamento del vaso dei mali, da parte di un ex amministratore delegato. I successi millantati dal direttore in realtà nascondono buchi paurosi e perdite che devono essere richiusi, pena la fine del giornale stesso. Ma questo non si dice e non si deve dire,il direttore resta al suo posto e viene cacciato un altro (i nomi non contano in questa disamina). Due giorni fa la GdF fa visita al giornale e perquisisce le stanze anche del direttore. Ma lui nulla, resta dove sente di stare, una specie di missionario. La domanda è: perché Confindustria, che finanzia il giornale, continua a lasciare questo bel tomo al suo posto nonostante il giornale sia in caduta libera?

Nella storia nazionale nessun direttore è stato lasciato al suo posto quando le vendite calavano, ma qui è diverso, qui non si esautora nessuno. Napoletano resta al suo posto nonostante gli scioperi, la sfiducia della redazione, l’azienda finita sotto indagine.

Per farla breve: sembra che mandare a casa Napoletano voglia dire far crollare tutto un sistema di intrecci in Confindustria che dal crollo verticale del giornale riceverebbe un colpo mortale che in questo momento sarebbe devastante, visto il particolare momento economico del paese.

Lo scorso mese di gennaio, un giornale storico e prestigioso come il Sole 24 Ore ha venduto in edicola la miseria di 58mila copie. Mai era sceso così in basso. L’azienda è sull’orlo del baratro: 300 milioni di perdite cumulate negli ultimi sette anni. Il 2016 si teme possa chiudersi con un altro passico record: 80 milioni. Patrimonio è stato azzerato (anzi è addirittura negativo).
Chissà se vale ancora il detto latino: simul stabunt, simul cadent. (stanno assieme e assieme cadono).

Sin qui la sintesi della notizia raccolta su Tiscali di oggi.

Riflettendo sull’argomento, se ne deducono almeno due fatti importanti. Il primo, quello drammatico, che i giornali non vendono più come una volta  forse la gente si sta abituando ad informarsi attraverso sistemi meno mainstream, riconosciuti meno legati a partiti e a poteri forti. Dalle scarse vendite dei quotidiani derivano posti di lavoro in meno, professionisti dell’informazione senza contratti e altre figure legate all’editoria di profilo tecnico a spasso.

L’altro aspetto è invece quello rilevante della perdita delle testate giornalistiche, tutte o quasi, del contatto col vero problema che investe il paese. Osservate bene: nessuno parla mai, se non con sfumature e condizionali linguistici, di Europa, UE, euro, dello sfascio del paese e del perché questo sta avvenendo.

Il controllo dell’informazione, del quale tutti i cittadini italiani si sono accorti, ha messo ognuno di noi davanti a nuove tracce da seguire per ricercare i mali. Pensare che, se un quotidiano, senza finanziamento pubblico, uscisse al mattino, ogni giorno, con le vere cause di questo devastante momento storico, in poco tempo sarebbe il quotidiano più letto d’Italia. Sempre che lo lascino vivere, s’intende.

Forza Italiani che lo sapete bene che non è la mafia, la corruzione, la casta, l’evasione fiscale, il vero problema. Un piccolo sforzo e si riesce a capire come stanno davvero andando le cose in Italia.

Antonio Masoni

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