Tempio Pausania, “I casi Sellez e Judas, una Gallura terra di contrabbando (XVI° secolo)”, di Gennaro Landriscina Lay – 2^ parte.

Ebbene tra tanta desolazione e morte , una ben radicata tradizione popolare  ci informa che, il bandolero di origine corsa  Antonio Decandia, grato per  essersi salvato dall’epidemia di peste, portata in Gallura da queste  truppe   di invasione  francesi ,  faceva costruire a sue spese nel 1528 nel villaggio di Nuchis il Santuario dei S.S. Cosma e Damiano, ancora oggi esistente [i]

Dopo la morte nel 1541 del vescovo di Civita ed Ampurias mons. Gregorio de Artea giungeva cinque anni dopo a Castel Aragonese,  il frate agostiniano di Siviglia  Ludovico de Cotes[ii], noto per essere un acceso sostenitore   delle idee  riformatrici propugnate  dal frate  francescano Francisco Ximenez de Cisneros, arcivescovo di Toledo dal 1495 al 1507, confessore della regina Isabella  di Castiglia, nonchè Gran Cancelliere di re Ferdinando II [iii].Tra l’altro il nuovo vescovo di Alghero Pietro Vaguer[iv], giunto nel 1542 in Sardegna con le funzioni  diCommissario straordinario del tribunale della  Santa Inquisizione[v] lo aveva voluto come suo  sub-Delegato [vi] dopo aver prima  esautorato i vertici isolani  per i loro traffici clandestini di cereali con la Corsica e la Francia e messo sotto inchiesta per stregoneria  Ana de Requesens consorte e cugina  del vice re, don Antonio Folch de Cardona[vii]nonche entrambi consobrini dell’imperatore  Carlo V .

Ed infatti mons. de Cotes non   tardava ad informare dettagliatamente il principe Filippo [viii] e il vescovo di  Badajoz, don Cristóbal de Rojas y Sandoval  [ix], del pericolo di una infiltrazione luterana in Sardegna  ad opera  degli studenti  galluresi che studiavano a Bologna[x]e a denunciare al Cardinale Supremo Inquisitore  di Spagna don Hernando Valdès (1484–1568) [xi] del triste fenomeno dell’abigeato e del contrabbando in Gallura nonostante la  stretta vigilanza predisposta  dal febbraio 1543 nel Puerto di Longonsardo. E che dire della confraternita della Santa Croce[xii] e dei  sacerdoti della diocesi definiti analfabeti e casados por contractos matrimoniales[xiii]? A suo dire infatti   su 1.000 fedeli  circa  il  90% giurava abitualmente il falso, mentre   il 30% di essi non praticava l’eucarestia. Per lui insomma sarebbe stato meno difficultoso reformar los indios del Perù[xiv]

Ma i  sacri ardori  di mons. De Cotes venivano ben presto  spenti  dal vescovo di Ales,  don Andrès Sanna[xv] rientrato nel 1547, a pieno titolo,en su honra di inquisitore generale sardo[xvi], grazie anche ai   buoni uffici di don Salvatore Aymerich presso l’imperatore   Carlo V[xvii] che a motivo della guerra in corso contro la Francia[xviii] non voleva inimicarsi  l’alto clero isolano  e i mercanti cagliaritani, già  fortemente danneggiati dai  provvedimenti restrittivi  presi a loro carico negli anni  ‘40 dal vice re  don Antonio Folch  de Cardona[xix].

Infatti don Andrès Sanna non aveva  tardato ad inviare   a Castel Aragonese suo nipote  Juan Sanna alla testa di un nutrito manipolo difamiliari  con l’ordine preciso di  esautorare   mons. de Cotes dalla  sua carica di sub-delegato del tribunale  della Santa Inquisizione.

Del resto le coste nord-orientali galluresi  erano  considerate dagli Aymerich, dai Fagondo,  daiTorrellas e dagli stessi Sanna di fondamentale importanza per i loro traffici  di mercantili di cereali e di derrate alimentari con la flotta  francese e barbaresca. Senza contare la necessità  di foraggiare adeguatamente le truppe genovesi  di stanza in Corsica [xx] perché alle prese con la guerriglia guidata  da   Sampiero da Basteliga[xxi].

 Non deve perciò destar meraviglia se  il vice re  de Cardona veniva sostituito a Cagliari  nel maggio 1551[xxii]  da don Lorenzo Fernandez de Heredia , che infatti, del tutto incurante delle proteste dei ceti popolari ed artigianali,  non tardava a ripristinare tutte le licenze d’esportazione (sacas) e i privilegi  dei mercanti cagliaritani.

Da qui   nel gennaio 1552 nel corso di  una seduta del consiglio comunale,  l’accusa di speculazione nell’incetta del grano (insierro ) e nel commercio  illecito dei cereali con i francesi che il consigliere civico Bartolomeo Sellez formulava nei confronti della consorteria dei Torrellas-Aymerich, additando in particolare nell’ex consigliere capo di Cagliari, Melchiorre Torrellas, il principale affamatore della città[xxiii]

La reazione di don Salvatore Aymerich e  di don Filippo Torrellas fu immediata. Infatti  per punire l’onta subita, incaricavano don Vincenzo e familiare del santo officio di assoldare a Tempio il noto malvivente Antonio Cossu[xxiv], che  infatti dopo essere  arrivato a Cagliari, dava numerose scudisciate a Bartolomeo Sellez mentre presenziava  in data 13-4-1552   con le insegne comunali e gli attributi del suo grado  alla  cerimonia religiosa del martedì Santo .

Quando il vice re  de Heredia venne informato dell’accaduto, emetteva  immediatamente una taglia di 100 ducati. Ma  ormai Antonio Cossu era riuscito a scappare da Cagliari per  rifugiarsi    nelle fitte  boscaglie ubicate alle falde delmonte Limbara.

[i]C. Brundu ,Nuchis, in CM3 Gallura, anno III N.2, 1987 pag.29. G. Canopolo, Nuchis. Antica villa della Gallura. Paolo Sorba Ed. 2010 . Pag.171-172, nota 173-174

 [ii]G. Sorgia, Gli Agostiniani in Sardegna in epoca moderna, in “Studi Sardi”, vol. XXIX, Ed. Gallizza, (1990-1991), Sassari, p. 526

 [iii] R. Turtas, La Nascita dell’Università in Sardegna, CIS SS 1988. Pag. 23, nota 4.Pag. 25-123. Il frate francescano Francisco Ximenèz de Cisneros,  Arcivescovo di Toledo dal 1495 al 1507, Cardinale e Primate di Spagna e Grande Inquisitore,  fu anche Gran Cancelliere di re Ferdinando II di Aragona e confessore della regina Isabella di Castiglia( 1474-1504).Volle  riformare l’Inquisizione, assegnando ad ogni tribunale due inquisitori domenicani, un consulente legale, un conestabile, un accusatore ed un gran numero di assistenti. Con l’eccezione dei due domenicani, tutti erano  ufficiali reali.Con la sua figura tetra e ieratica   incuteva paura  ricordando il più profondo e oscuro medioevo.. Fu  un rigoroso riformatore dei costumi ecclesiastici e  degli Studi Universitari del tempo, tra l’altro auspicando  l’occupazione militare del nord-Africa  fino al deserto del Sahara, nell’intento di creare un Regno mauritano autonomo, alleato della Spagna. Per questa sua  posizione  in  politica estera ebbe dei vivaci contrasti con re Ferdinando che invece voleva limitarsi, per i suoi alti costi, ad  una occupazione militare limitata nel tempo. Questa  sua visione imperialistica’ in Africa  fu  la causa principale  del suo drastico licenziamento da parte di Carlo V. Morirà  a Valladolid, in data 8-11-1517, abbandonato persino dai suoi   fidi collaboratori, Lope Conchilos e Francisco de los Cobos.

 [iv] A.S.C. Fondo AymerichSerie 03. Codice 246. 23-11-1542 Il Governatore di Sassari don Francesco De Sena scrive una lettera a don Salvatore Aymerich informandolo dell’imminente arrivo nell’isola del vescovo di Alghero Pietro Vaguer  in qualità di reggente della reale cancelleria e di visitatore del regno. A.S.C. Fondo AymerichSerie 04. Codice 255. 20-04-1543Lettera di un certo Soriano a don Salvatore Aymerich in cui accennando alle sue lettere si rammarica per i pericoli da lui corsi in Sardegna, esorta a pazientare, dissimulare e stare in guardia, confidando che con l’arrivo del vescovo di Alghero ogni cosa troverà una giusta soluzione

[v] B. Anatra, La Sardegna dall’Unificazione ai Savoia.,cit Utet, Ca., pag. 26823-11-1542.

[vi]A. Era,  Studi Storici e Giuridici in Onore di Antonio Era,PD. Cedam, 1963. Pag.401. A. Rundine, Inquisizione Spagnola, Sassari, Stampa Color, 1996, pag.9 n.° 6, pag.15-16.

[vii] Unione Sarda 12 novembre 1991, Nel Nome di Satana. D.na Maria de Requesens e suo marito, don Antonio Folch de Cardona erano  cugini primi di re Ferdinando II. Infatti  sua madre Juana Enriquez ,seconda moglie di re Juan II di Aragona, era sorella delle loro madri, Beatrice e Aldonca, tutte imparentate al casato ebraico dei Trastamara,  che aveva nel suo  D.N.A. la tara genetica della pazzia. Da qui le stranezze psichiche di  Maria de Requesens,  di  Juana la Loca,di  Carlo V, di don Francisco Borja e di don Carlos, lo sfortunato  figlio primogenito di re Filippo II.

[viii] R. Turtas, La nascita dell’università in Sardegna, CIS 1988, pag.23, nota 46. Il vescovo De  Cotes fu  un  informatore  anche del Principe Filippo .

[ix] G. Sorgia, Due lettere inedite sulle condizioni del clero e dei fedeli in Sardegna nella prima metà del secolo XVI, in Atti del Convegno di Studi Religiosi Sardi 24-26 maggio 1962 CA. PD CEDAM 1963, pag. 97-106

[x]A. Rundine, Inquisizione Spagnola,censura e libri proibiti in Sardegna nel ‘500.SS, Stampa Color 1996.  Don Luyo de Cotes nel  1551, aveva   accusato alcuni studenti sardi, che frequentavano l’università di Bologna, per le loro conversazioni di sapore decisamente luterano.

[xi] G, Novalín, José Luis. El inquisidor general Fernando de Valdés (1483-1568). Su vida y obra. Fundación Selgas-Fagalde y Universidad de Oviedo. 2007. Como Inquisidor general (15471566) nombrado por el mismo Felipe II dirigió el famoso proceso contra Bartolomé de Carranza (1559)… Arzobispo de Toledo….Valdés fue el autor de uno de los más famosos y censores índices de libros prohibidos (1559); en él incluyó obras de Erasmo de Rotterdam, fray Luis de Granada, San Juan de Ávila y San Francisco de Borja .

[xii]Unione Sarda 23-11-1998, Le Maglie Strette dell’Inquisizione: Il vescovo De Cotes aveva sempre criticato a Castel aragonese la confraternita della S. Croce, da lui ritenuta assomigliante agli “Allumbrados(illuminati), messi all’indice nel 1524 dalla Inquisizione. Erano seguaci della suora francescana Isabel de la Cruz , che   mirava appunto a stabilire un rapporto diretto tra anima e Dio oltre ad indulgere in un misticismo passivo.

[xiii]  S. Loi, Cultura popolare in Sardegna tra ‘500 e ‘600, AMD ed., CA 1998

[xiv] L. Solinas. Inquisizione Sarda nel 600 e 700. Ed. Graf. Parteolla, CA. 2005. Pag. 42.

[xv] G. Sorgia, Studi sull’Inquisizione, Sardegna 1961Andrea Sanna  oltre che vescovo di Ales, Usellus e Terralba dal 10-5-1521ed Arcivescovo di Sassari fino al  3-8-1554, fu anche Inquisitore Generale per il Regno di Sardegna.

[xvi]A.S.C. Fondo Aymerich. 25-1-1536 Serie 03.Codice 181. Il vescovo di Ales risponde a don Salvatore Aymerich circa il contegno da tenersi nei confronti dei coniugi Monserrato, scomunicati dall’arcivescovo Domenico Pastorello( 13-11-1534/ 10 1547+) 4-3-1544.  Serie 04-1544 Codice 285. Il vescovo di Ales Andrea Sanna (10-5-1521/3-8-1554)comunica a don Salvatore Aymerich di avere grano appena sufficiente per le necessità della sua casa e di non poter, quindi, farne alcuna spedizione per sollevare il popolo dalla miseria.6-1-1553. Serie 05. Codice 465. Il vescovo di Ales  comunica a don Salvatore Aymerich di aver dato disposizioni affinchè per esigere i diritti reali si possa entrare nelle case dei familiari dell’inquisizione

[xvii]  A.S.C. Fondo Aymerich. 26-6-1540Serie 03. Codice 218. Copia di memoriale per il re contro il viceré Antonio Cardona.. 6-10-1542. Serie 03. Codice 243.Donna Marquisia Çapata scrive a don Salvatore Aymerich informandolo della partenza del marito verso la corte e dei suoi timori poichè si diceva che il viceré era stato accolto festosamente a Madrid e lamenta che la corte dimentichi la Sardegna .

[xviii]A.S.C. Fondo Aymerich. 25-2-1544. Serie 04-1544 Codice 282. N. Serra scrive una lettera a don Salvatore Aymerich parlandogli degli approvvigionamenti per i soldati spettanti ai vassalli di don Pietro Maça e delle misure coercitive adottate per ottenere le vettovaglie . 1-2-1548Serie 04-1548 Codice 333.Cagliari Il viceré don Antonio di Cardona, ordina a don Salvatore Aymerich di stare all’erta e di provvedere alla difesa delle coste, in quanto si avvertono movimenti nemici in Corsica.

[xix]  A.S.C. Fondo Aymerich. 12-1-1540. Serie 03. Codice 213.Donna Marquisia Çapata scrive una lettera a donna Violante Aymerich, e la informa del voltafaccia del secondo e del terzo consigliere della città, che dopo essersi mostrati a favore di don Salvatore Aymerich, si erano venduti al viceré. Serie 03-1540. Codice 220. Michele Amat scrive a don Salvatore Aymerich di non poter partecipare apertamente alla causa tra l’Aymerich e il viceré e, pertanto, gli spedisce una copia della carta reale in risposta al ricorso di don Salvatore e soci contro il De Cardona. 26-8-1542. Serie 03. Codice 241.Don Antonio Cardona ordina a don Salvatore Aymerich di depositare nei magazzini 100 starelli di grano da prelevare dai 5000 tassati ai baroni del capo di Cagliari..

[xx] B. Anatra, La Sardegna dall’Unificazione ai Savoia. Cit. Pag. 261-276. Dopo la pace di Crepy, del 18-9-1544, tra Carlo V e Francesco I il nuovo re di Francia, Enrico II (1519-1559), riprese la guerra contro la Spagna, coinvolgendo la Corsica. Vi aveva infatti inviato Sampiero Corso, un soldato di ventura a lui fedelissimo, con l’incarico di scatenare una guerriglia. Da qui la necessità per le truppe genovesi  di derrate alimentari e cavalli che Filippo II faceva inviare, via mare, anche  dalla vicina Gallura

[xxi]F. Braduel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II. Einaudi ed. 2002. Vol. I  Cit. Pag. 156 .Vol. II cit. pag. 1071-1075 . Sampiero Corso nacque  a Bastelica, in data 8-5-1498. All’età di 14 anni si era trasferito a Roma per mettersi al servizio di Leone X( Giovanni de Medici 1475-1513) e poi di lì  a Firenze, ove veniva  arruolato  nelle  cosiddette Bande Nere Mediceedi Giovanni  Medici(1498-1526). Nel 1536 giungeva in Francia al seguito di Caterina de Medici, andata in sposa al delfino Enrico II , che  salverà a Perpignano, nel corso di una battaglia.  Per  questo suo atto di eroismo  veniva    nominato nel 1547 generale della fanteria corsa. Pochi anni dopo  ritornava ricco e famoso  in Corsica, dove sposava Vannina d’Ornano, di anni 15, ereditiera di una delle più nobili casate corse. E lì si dedicherà  al   riscatto politico della sua isola, venendo persino imprigionato dai genovesi.

 [xxii] A.S.C. Fondo Aymerich. 12-4-1549.  Serie 04-1549 .Codice 351Lettera di  Bartolomeo Roca  a don Salvatore Aymerich dandogli notizie della consorte ed esortandolo a pazientare in quanto il malgoverno del viceré, ormai costretto ad abbandonare il regno per ordine del sovrano, stava per terminare

[xxiii] Storia dei Sardi e della Sardegna: L’età moderna, dagli Aragonesi alla fine del periodo spagnolo. a cura di Massimo Guidetti Vol. III 1989 ed. Jaca Book spa Milano Citpag. 31512-4-1549.

[xxiv] M. Lostia, Il Signore di Mara, Stef. CA 1984, pag. 141-142. Anche don Vincenzo Fagondo che  aveva sposato d.na Francesca Margens y Aymerich era nativo di Tempio,

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