Tempio Pausania, “Il disperato bisogno di esistere del criticone”, di Rita Brundu.

Tempio Pausania, 9 nov. 2018-

Sembra incredibile, ma è proprio così: alcune persone, per raggiungere la soddisfazione e il diletto, hanno bisogno di soffrire. Abbiamo quindi il masochista che ottiene il piacere attraverso il dolore, e il critico distruttivo che cerca il riconoscimento della propria identità attraverso le “carezze” negative (chi segue Galluranews sa cosa sono le carezze: argomento ampiamente trattato nell’ Analisi Transazionale). Per chi non lo ricordasse, la “carezza” è un’unità di riconoscimento che procura stimolazioni ad un individuo e può essere positiva o negativa: uno stimolo negativo è preferibile ad una mancanza totale di stimoli. Ogni persona sviluppa un suo stile di dare e ricevere carezze fondato in base alla propria posizione esistenziale.

Ma lasciamo il masochista (se ci fosse qualcuno interessato, potremmo ampiamente analizzarlo una prossima volta…) e occupiamoci del “critico”. Perchè preferisce le carezze negative rispetto a quelle positive? Sembra una contraddizione, dato che quelle positive sono piacevoli e quelle negative dolorose…  La genesi è, come al solito, nel “maledetto” copione che condiziona la nostra vita attraverso le decisioni prese nella nostra infanzia. Il futuro “critico” è un bambino che si sente ignorato, non riconosciuto abbastanza da un genitore, o da entrambi. Peggio ancora, può anche aver ricevuto l’ingiunzione di “non esistere”; e, magari, ha contribuito a tutto questo l’ambiente in cui è vissuto. Ciò vuol dire che ha risentito della carenza di quelle “carezze positive” a cui tutti, alla fine, aneliamo. Ma, siccome si opera secondo il principio che “qualsiasi carezza è meglio di nessuna carezza”, il bambino in questione, defraudato delle carezze positive, andrà alla ricerca di quelle negative. Farà, quindi, il monello per attirare l’attenzione e riceverà rimproveri e punizioni. Meglio di niente: è stata riconosciuta la sua esistenza.

Il problema è che questo schema di comportamento si ripeterà anche in seguito e, quando diventerà adulto, non sentendosi abbastanza riconosciuto dalla società in cui vive, andrà alla ricerca di quelle che possono apparire, ai profani in tal senso, delle autopunizioni. Ma al nostro personaggio, in realtà, danno l’appagamento e la visibilità di cui ha bisogno. Perciò, pur di ottenere l’attenzione di cui è sempre stato privato, s’improvvisa critico distruttivo, anche quando gli altri fanno qualcosa di estremamente positivo. Sarà biasimato, redarguito…ma sarà soddisfatto, poiché non è stato ignorato. Ha la prova di esistere, di far parte di questo mondo.

Vorrei, adesso, rivolgere il mio pensiero direttamente a tutte quelle persone che si riconoscono nell’ambito di questa infanzia difficile. Sono estremamente sicura che, in fondo, questo modo di comportarvi non potrà darvi una vera soddisfazione. Ma ho una buona notizia da darvi: potete liberarvi da questo modello negativo. Se avete preso la decisione di adottarlo, potete prendere anche quella di abbandonarlo: è una vostra responsabilità. Invece di cercare di ottenere carezze negative potreste proporvi di conseguirne di positive: un bacio è molto più appagante di uno schiaffo! Provate…poi ditemi com’è andata. E allora, invece di criticare aspramente e ingiustamente , perché non cominciate a valutare realmente ciò che stanno facendo gli altri, e a dare loro il giusto riconoscimento? Potreste iniziare, ad esempio, dalle persone che per una giusta causa ( che riguarda tutti !) stanno occupando gli ospedali. Lo so, avete voglia di criticare anche queste, o magari l’avete già fatto, e tutto per sentirvi riconosciuti e appartenenti al mondo. Ma…pensateci bene: state ponendo un ostacolo anche alla vostra salute e a quella dei vostri cari. Infatti queste persone stanno sacrificando le loro giornate anche per il vostro benessere. Non è bellissimo? Vi stanno regalando un enorme riconoscimento, forse il più grande che abbiate mai potuto avere: quello al diritto e alla salvaguardia della vostra salute. Nonostante questa consapevolezza, non riuscite a liberarvi dal vostro copione? Allora fatevi aiutare da uno psicologo, uno psicanalista…ma lasciate in pace gli amici dell’ospedale di Tempio (rubo il loro slogan: ABALI BASTA!) e occupatevi della vostra crescita personale.

E, comunque, non dimenticate di seguire ogni giorno Galluranews che ha capito quanto sia importante conoscere bene se stessi per star bene anche con gli altri; e che, attraverso vari percorsi, si è proposta di aiutare tutti i suoi lettori a raggiungere questo obiettivo.

Rita Brundu

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