Tempio Pausania, Il processo sulla sottrazione delle due minori, l’imputata davanti al giudice.

Tempio Pausania, 6 ott. 2018-

La sottrazione delle due minori, caso risalente al 2013, ha conosciuto giovedì scorso un’altra pagina, per certi versi sconvolgente. Davanti al giudice Andrea Pastori si è presentata l’imputata, la signora Vanna Mudadu, sassarese di 45 anni, accusata del reato, e alcuni testi a suo favore. La Mudadu era rappresentata dal suo avvocato Dario Annunziata. La seduta è iniziata attorno alle 10.00 e, dopo una interruzione, è proseguita sino al primo pomeriggio.

La parte lesa, è rappresentata dall’avvocato Mario Perticarà. Presente, sempre a sostegno del la parte lesa, anche  Monica Liguori che ne cura la causa civile e, ovviamente, il signor Gianni Depperu, padre delle due minori, 40enne di origini luresi ma residente a Tempio da sempre.

A questo link potrete ricostruire la storia così come emerse dal racconto del padre del 13 maggio del 2016 , e le successive pagine della vicenda che in questi anni sono state raccontate (link 1, link2).

La signora aveva chiesto al giudice di poter essere ascoltata e giovedì è stato il turno della sua deposizione. La signora Mudadu, assistita dall’avvocato Dario Annunziata, davanti al giudice Pastori e al PM Franca Cabiddu, ha voluto ripercorrere quei momenti in cui, a suo dire, l’ex marito l’avrebbe sottoposta a continue privazioni, ad una vita coniugale insostenibile sino alla decisione di portarsi via le bambine, all’epoca di appena 4 anni. Il racconto dell’imputata è proseguito ancora con le altre mancanze, anche a carico delle bambine, a cui sarebbe stato impedita la scuola materna mentre a lei persino di uscire di casa, sino a provocarle uno stato di fragilità interna al punto che aveva dubitato di essere capace a fare la madre. Sono state sentite anche due testimoni a suo favore, una collega della Mudadu e una vicina di casa.

Le domande incalzanti dell’avvocato di parte civile, Mario Perticarà, hanno messo in dubbio tutte le tesi argomentate dall’imputata sino a a farle ammettere, confermato anche da una teste, che la sottrazione era stata premeditata e pianificata nei dettagli col concorso di altre persone, giovedì non citate in causa.

L’avvocato Perticarà, ha voluto precisarci queste parole:

«  Un’imputata, lei sa bene, può dire quel che vuole, certo crea rabbia sentire certe falsità da parte sua, ma quel che conta è la verità processuale.  Anche dire bugie è un diritto, ma quel che ha voluto dire la donna non ha alcun riscontro obiettivo di prova. Oltre tutto, ha voluto portare avanti un discorso di autolesionismo perché dalle mie domande è uscito fuori che era tutto premeditato ed organizzato con altre 4 o 5 persone. Intuisco, dunque, la rabbia del mio assistito nel sentire determinate cose dalla sua ex moglie, ma il principio base è quello che le ho detto prima, ossia che un imputato può dire tutto quello che vuole ma sarà sempre e solo il giudice che dovrà decidere se sussistono prove o meno di quanto dichiarato. Gianni Depperu è stato assolto già tre volte dalle accuse  a lui imputate dalla ex moglie, così come mi riservo di un’accusa di calunnia per altre cose dichiarate ieri sempre dall’imputata, come quella che il Depperu fosse un tossico-dipendente e questa cosa non doveva dirla, perché non vera in quanto abbiamo anche certificazioni mediche che lo attestano. Per le altre complici c’è il favoreggiamento in quanto hanno partecipato alla organizzazione della fuga delle due bambine. Le dichiarazioni della Mudadu sono la prova oggettiva che la fuga era organizzata e credo che questa sia la verità processuale più evidente delle responsabilità dell’imputata e di chi  ha favorito la sottrazione delle bimbe. Lo ripeto, un processo è fatto di prove e anche se uno dichiara certe cose, non è che per questo si inverte l’onere della prova stessa. Se certe cose vengono dette, devono anche essere confrontate con gli atti di indagine, diversamente la situazione peggiora e basta. Chi ascolta una dichiarazione come quella della signora avverte il suo stato di disagio ma nessuno di coloro che ascoltano è mai stato a casa sua, nessuno ha mai visto l’intolleranza del ex coniuge. Un processo è fatto essenzialmente di prove e la sola prova certa è la sottrazione delle bambine. E alle mie domande, sia l’imputata che una sua teste, hanno ammesso di aver premeditato tutto».

Il processo proseguirà il 6 dicembre presso il tribunale ordinario di Tempio.

Riscrivo le stesse parole che anche in precedenza ho usato:

Che la legge faccia il suo corso ma che si pensi a queste due dolcissime bimbe che vogliono stabilità e amore.

Antonio Masoni

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