Tempio Pausania, La borsa va giù, giù, e non viene su. Dopo la scorpacciata, arriva il rigurgito.

Tempio Pausania, 22 mar. 2018-

Dicono: “non ti lasceremo mai, Capitano, sei la nostra guida, il nostro faro e la nostra stella cometa”. Sono i seguaci che seguono, le colonne che incolonnano, i plinti che plintano, la struttura ossea di quello che sta diventando uno scheletro da museo, di quell’essere immarcescibile che si rivitalizza di Gerovital Eurina ad ogni cuoricino che i suoi fedelissimi non gli lesinano di certo. Di cuori si abbonda, più  di una telenovela argentina dove i gauchos si inchiappettano persino i cactus pur di dar sfogo a tutta la loro palese idiozia. E dire che trombarsi un cactus non dev’essere nemmeno piacevole!

E di cactus quanti ne vedo, e quanti ne leggo ogni giorno, individui che hanno preso in affitto un pezzetto di cervello, lo hanno subaffittato a questi loschi personaggi dalla testa piramidale e hanno devoluto loro quel po’ del loro sapere e quel che resta dei quattro stracci di cui si sono sempre vestiti. In cambio, una farsa che dura da due anni e mezzo l’attesa di qualcosa che mai verrà. A voglia ad essere stupidi, qui siamo in presenza di deviazioni psichiche che di solito colpiscono  i pescatori di perle della Siberia occidentale.

Ma  lo devo dire, e come posso non farlo, che siete stati tutti fregati e non è mai troppo tardi a ritornare sui vostri passi e sciogliere l’anello di questa catena che vi ha legati facendovi fare capriole nel vuoto? Mi viene in mente uno sketch che scrissi per uno spettacolo di cabaret qualche anno fa.

«Un tale ha il campanello esterno della sua casa che non suona più. Non avendo nessuna perizia nel ripararlo, si affida ad un elettricista. Questi arriva e chiede se in prossimità del cancello esterno dove c’è il campanello passano tubi dell’acqua. Il proprietario non lo sa. L’elettricista chiama allora l’idraulico che consiglia di intervenire facendo aprire il marciapiede e parte del giardino di ingresso per trovare una possibile perdita d’acqua. Ovviamente non c’è nessuna perdita d’acqua ma intanto è stato rimosso parte del marciapiede e dell’ingresso che dev’essere ripristinato. Si chiama il muratore che per eseguire il lavoro consiglia di fare anche un ponteggio ed esaminare infiltrazioni dal tetto. Alla fine l’esborso è di circa 10.000 euro. Il guasto non si trova e il proprietario ha nel frattempo richiamato l’elettricista addossandogli per intero la responsabilità di avergli fatto spendere un patrimonio quando bastava sostituire il campanello. Questi arriva, apre la scatola del campanello e vede che aveva solo un filo staccato. Problema risolto alla fine ma era stata tutta una presa in giro per fargli spendere un pacco di soldi. Tutti ridono ma il proprietario non ne ha assolutamente voglia».

” E venne il gatto che si mangiò il topo……….., che al mercato mio padre comprò”, così funzionano le catene, da uno all’altro, senza pietà contro gli stupidi. “Circenses” senza “panem” per tutti!

Le ultime novità dal fronte indicano perdite numerose, diversi feriti, giudicati guaribili in altri duemila anni di sofferenza e i soliti noti che battono le mani che arriva papà…nghèèè….nghèèèè…quelli che sono prezzolati per crederci e quelli che invece ci credono e basta, certi della vittoria sul nemico, prima o pooooooooooooooooooi. La grande abbuffata sta terminando e dopo l’accumulo di grasso sui fianchi di pochi, sta arrivando il rigurgito collettivo. Vi resta la Dieta Punti. Che a sentire parlare di punti mi vien da pensare alla card punti e alle pignatte che sognavo di prendere gratis. Mannaggia la fuffa! Non me ne va bene una!

Ormai serve a poco raccontare news sulla fiction “Ali Babà e i 40 ladroni”, è roba vecchia e  continua a sostenersi su quattro o cinque menate, tipo le stesse note della Mazurca di periferia o le pappardelle cotte e stracotte dei monologhi presi dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, da salvare  per risolvere crisi psichiche da depressioni e tristezze, per risollevare il morale alle truppe e per rifornire di spunti comici la valigia del cabarettista. Perché, diciamolo, fa proprio ridere tutta questa faccenda, dal suo ideatore che forse manco sapeva di essere un comico nato, ai suoi seguaci cercopitechi del Madagascar che sul palco diffondono cazzate immani mentre la platea di pinguini applaude gaudente. Che solluchero, che goduria, che spasso, risentire le litanie del 2016 e confrontarle con quelle di oggi. Oh, non ci crederete, non cambia nulla, faceva ridere allora, fa ridere oggi, dopo 730 giorni. 

Mentre nel bosco di Don Bosco, si attende ancora di sapere chi fosse quel buttafuori di Torino, portavoce delle vacche trentine in sciopero, e si aspetta una risposta da Fake City  su quale fosse l’Università frequentata- come per l’attesa  dell’ultimo film di Tarantino -, mi mangio le unghie e le pellicine aspettando di sapere quale sarà la prossima scossa tellurica del mondo energetico e eticamente macrobiotico che circonda il paese dei balocchi.

Il mio combustore oggi ha mangiato la sua prima merda. Si, ha detto anche la sua prima parola, indotto dalla lavatrice che in vibrazione mistica le ha trasferito un chiletto di onde gravitazionali energetiche in vendita negli stores della catena dei market pluriquantistici consociati. Una bella bestiolina questo aggeggio, consuma appena due chili di merda e ti restituisce 100 chili di sanissima e gustosissima pasta, friabile e energetica quanto basta per apportare proteine, carboidrati, grassi e persino olio di ricino. A cosa serve l’olio di ricino? Ma chiaro no? A riprendere il ciclo infinito del caga e mangia della interminabile coercizione mentale del popolo adepto. La condisci con Pepe e una spruzzatina di scie comiche, pardon chimiche, e mangi seguendo una dieta Riequilibrata ma soprattutto Quantica. 

Vorrei dare evidenza (questa frase l’ho copiata sono sincero) ad una simpatica detrattrice che mi ha accusato di essere ridicolo. Lo so siora carissima ma se qualcuno deve sentirsi ridicolo, mi permetta vossignoria, quella è sicuramente lei. Le do un consiglio, rida, quanto ne ha, dispieghi la sua acredine su chi la sta prendendo per scema da anni e non su chi agisce con la propria porzione cerebellare attiva per farle capire quanto questa storia sia solo una pantomima. Se l’aiuta, rida pure di me che mi conforta sapere di averle strappato un sorriso psicotronico, seppure fugace.

Una novità c’è però. Antonio Albanese ha scritto una sceneggiatura nuovissima per il suo fantastico personaggio Cetto La  Qualunque. Ispirandosi a chi?  Dai che ci arrivate.

Qui sotto Cetto nel comizio pre elettorale. Lo vede vossignoria che già il sommo ha superato anche Cetto? 

Antonio Masoni

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