Tempio Pausania, La città chiede la Carta Costituzionale Tempiese, iniziativa promossa a furor di popolo.

Tempio Pausania, 12 ago. 2017-

Era nell’aria, la città è in fermento perché rivendica giustamente la propria carta costituzionale, ed esige che al più presto venga applicata almeno nei suoi principi fondamentali, ossia i primi 12 articoli della Carta Costituzionale del ’48.

“Non è possibile assistere al vilipendio di quella carta straccia – dicono i cittadini – nella quale noi tempiesi non c’entriamo una frissura d’agnuneddu (interiora d’agnellino) perché non abbiamo mai avuto voce in capitolo!”.

Prende così quota la proposta nata alla Conad attraverso la carta punti, un sistema messo in pratica dal M.C.T che non è il Moto Club Tempio ma il Movimento Costituzionalisti Tempiesi. Come ha funzionato la carta Conad a punti?

Il sistema sofisticatissimo, sulla base di complicati algoritmi (chi no è buccja di naciulina), prevedeva che l’acquisto di alcuni prodotti, specificamente contrassegnati con la sigla M.C.T., al passaggio in cassa, determinasse un elaborato calcolo che si traduceva in “punti” nella carta. Ciò, alla fine, ha creato una classifica di gradimento della proposta della Carta Tempiese e la conseguente volontà dei consumatori di addivenire a questa benedetta scelta della Nuova Costituzione Tempiese.

Sulla base di questa volontà popolare, la città ha deciso che era giunto il momento di ritoccare, ad uso e consumo delle nostre esigenze di popolo, quella logora e inutile Carta del ’48.

Ecco i primi 12 articoli della nostra costituzione e la nuova versione proposta dal M.C.T., opportunamente tradotta affinché altri paesi la possano adottare e interpretare a loro gusto, a seconda della sagra nella quale decideranno di lanciarla. Si, perché il lancio dovrà avvenire in una Sagra del calendario sagriano gallurese. Persa l’occasione questa sera di usare la famosa Sagra del Cinghiale, con la nota specialità: Li Chjusoni di Minnanna a Luogosanto che mastica amaro perché dovrà aspettare un anno intero prima di lanciare la propria Carta Costituzionale di Locusantu.

A Tempio, vista l’assenza di Sagre locali, si è pensato a quella di nuova istituzione che avrà come data probabile il 1 gennaio 2018, e sarà la Sagra di La Pulenta Timpiesa, nota nelle lande del territorio come una vera specialità autoctona di antichissima origine. Appuntamento dunque il 1 gennaio, sede probabile A Occhj a Aggju, nel piazzale della omonima Piazza.

Vediamo ora la carta costituzionale nei suoi principi fondamentali e la reiscrizione del M.C.T.

Art. 1.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

art.1. Tempiu è un paesi spaldiziatu, chi si teni rittu pa miraculu. Lu pussessu è di li timpiesi e noi femu un pocu come ci pari. E l’alti, scioppini (Tempio è un paese sperduto, che si tiene in piedi per miracolo. Il potere è nostro e noi facciamo come ci pare. E gli altri, crepino)

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

art. 2. Tempiu cunnosci e manteni li diritti “chi sò cazzi di cacà” di l’omu, sia vagghjanu, cujuatu, sipparatu, ammagatu, in ciulma, undi selvi, palchì semu li meddu e sapemu sempri fa di lu bé e cunniscimu lu rispalmiu e la ricchesa, chi a noi Keines ci faci ‘inè la gratta…emu datu proa di sapè comu iscinni da chista gabbia! (Tempio conosce e mantiene i diritti che sono uccelli da espellere dal deretano, sia che sia scapolo, sposato, separato, con l’amante, in gruppo, dove serve, perché siamo i migliori e sappiamo sempre fare del bene, conosciamo il risparmio e il benessere, perché a noi Keines ci fa venire il prurito….abbiamo dato prova di sapere come uscirne da questa gabbia)

Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

art.3. Ohi! Cantu ci piaci chistu! Semu tutti prezzisi addananzi a la gjustizzia, siami masci, frosci, femini, prezzisi pa la linga gadduresa, la fidi, l’oppinioni, li cundizzioni, siami a pezzi i lu culu, a la fami, o a l’ilimosina. Tempiu ni boca li transenni da li carreri,  e lachemu li stradoni libbari e la gjenti chi passizigghja. Chi tutti siami libbari di facci li cazzi nostri, siami di dresta, manca e possimi giucaccila noi la paltita…è ora d’agabballa e di dassi una sagumata. (Quanto mi piace questo! Siamo tutti uguali, maschi, gay e donne, uguali per la lingua gallurese, la religione, le opinioni, le condizioni, sia che siamo a pezze nel culo, alla fame, all’elemosina. Tempio rimuoverà le transenne dalle strade, lasceremo le strade libere e la gente a passeggiare. Perché siamo tutti liberi di farci i cazzi nostri, sia che siamo di destra, di sinistra affinché possiamo giocarcela noi la partita…è ora di smetterla e di darsi una aggiustata di precisione).

Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

art. 4. Lu trabaddu pa tutti. Dugnunu possia fa lu chi li piaci, basta chi venghia pacatu cu la nostra muneta (lu Gjaddittu) e possia aggjutà lu progressu di la citai e lu sò benesseri (Il Lavoro per tutti. Ciascuno possa fare ciò che vuole, basta che venga retribuito con la nostra moneta (il galletto) e possa aiutare il progresso della città ed il suo benessere).

Art. 5.
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

art. 5. Tempiu è unicu, e no si po sipparà, cunnosci e spigni li libbaltai loccali; dugna casa sarà amministrata a contu soiu (tippu li cantoni svizzari) e si faciarà li cuseddi soi senza fa mali a li casi accultu. (Tempio è unico e indivisibile, riconosce e promuove le libertà locali; ogni casa sarà per conto suo (tipo i cantoni svizzeri) e si farà le cosette sue senza far male alle case vicine.

Art. 6.
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

art. 6. Tempiu tuttiligghja li linghi gadduresi d’accultu, aggesu, caragnanesu e di la bassa valle. Spiremu chi puru iddi, cand’arani la calta soia, faccini la mattessi cosa. (Tempio tutela le lingue galluresi vicine, l’aggese, il calangianese, quello della bassa valle. Speriamo che anche quei paesi, quando avranno la propria carta, facciano la stessa cosa).

Art. 7.
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

art. 7. Tempiu, la ghjiesgja so dugnunu pa li fatti soi, libbari e a contu soiu. Tra lu paesi e li ghjesgj di lu locu, si dizzidi “Lu Pattu Noi chici  voi chindi,” com’a dì, steti i lu locu ostru. Cassisia variazioni di lu Pattu diesse accittatu da noi e iddi e no ani d’intracci cun chistu paperi. (Tempio, la Chiesa sono due cose separate, libere e per conto proprio. Tra la città e le Chiese, si promuove Il Patto Noi qui, Voi lì, come per dire, state nel vostro luogo. Qualsiasi variazione del Patto dev’essere accettato da entrambe le parti e non devono inficiare questa carta.

Art. 8.
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

art. 8. Tutti li fidi so libbari addanzi a la leggj. Poni fulmassi comu li piaci, basta chi no smerigligghjni l’anima a noi. (Tutte le religioni sono libere davanti alla legge. Possono formarsi come gli pare, basta che non rompano l’anima a noi)

Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

art. 9. Tempiu spigni pa la coltivazioni di li pomi e di la cjudda e la cilca di l’ea bona. Cunselva la nattura e lu pattrimoniu di la storia, l’alti di tuttu lu paesi, cumpresu Rinagghjeddu. (Tempio promuove la coltivazione della patate e della cipolla e la ricerca di acqua buona. Mantiene il patrimonio della sua storia, l’arte del paese tutto, compreso Rinagghjeddu).

Art. 10.
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.
NB: La Legge costituzionale 21 giugno 1967, n. 1 ha disposto che l’ultimo comma del presente articolo non si applica ai delitti di genocidio.

art. 10. La leggj ci la femu noi. Lu stragnu s’à d’adattà, però l’aemu d’agghjutà si arrea, specie siddu pussedi dinà abbeddu, tippu lu c’à fattu Tarranoa candu sò inuti l’arabi pa fà l’uspidali. L’alti chi enini, li sciuaremu e li demu la cittadinanzia pa falli uttà a l’elezioni. (La legge ce la facciamo noi. Lo straniero si deve adattare, però noi lo dobbiamo aiutare, specialmente se è ricco, tipo quel che ha fatto Olbia quando sono venuti gli arabi per l’ospedale. Gli altri, li scegliamo e gli diamo la cittadinanza per farli votare alle elezioni)

Art. 11.
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

art. Noi semu in paci, la gherra no la ulemu palchì ni pidda la libbaltai e a pocu selvi pa dizzidì ca l’à rasgjoni. A lu più, sidd’è nizzissariu, punimi calche bombaredda e scavemu li trincei a li confini di lu paesi. M.C.T. dizzidi di sta in paci, ancora si calche scasciatu di paisanu v’arà a pruà a punì focu. (Noi siamo in pace, la guerra non la vogliamo perché priva della libertà e a poco serve per decidere chi ha ragione. Al più, se proprio necessario, metteremo qualche bombetta e scaviamo delle trincee ai confini del borgo. M.C.T, decide di stare in pace, anche se qualche facinoroso di paesano ci proverà a mettere fuoco).

Art. 12.
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

art. 12. La bandera di Tempiu è lu Ghjaddu, chissu di Cacadda sarà lu puntu d’incontru di li timpiesi candu s’arani a piddà celti dizzisioni impultanti. Li culori so ghjaddu biancu in campu azzurru. Focu azzurri beddi! E ca no vò scioppia! (La bandiera di Tempio sarà il Gallo, quello della piazzetta di Cacaddha che diverrà la sede per gli ncontri dei empiesi quando si dovranno prendere decisioni importanti. I colori sono gallo bianco in campo azzurro. Fuoco azzurri belli! E chi non vuole, crepi!).

S.D. (Scrittu Dapoi) La muneta sciuarata è lu Ghjaddittu, suddiviso in puddichini. Pa dà un’idea, vi oni tre ghjadditti pa cumparà un carrulu a boi. La banca sarà la BCT (Banca Centrale tempiese) undi si stamparà la muneta tippu ciclostile. Siddu iscimu fora da lu bilanciu, cassinnaffutti, la spesa di Tempiu faci trabaddhà la gjenti. A cumprindilla sia!

Ovviamente si scherza e si fa dell’ironia. 

Antonio Masoni

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