Tempio Pausania, La generosità dei galluresi, due storie che l’hanno dimostrata.

Tempio Pausania, 2 ott. 2018-

Sono state due storie profondamente diverse nella loro origine ma hanno destato la stessa sensibilità dei galluresi e dei tempiesi in particolare. Non è vero che si è indifferenti alle sofferenze e ai disagi, quando una storia raccontata diventa in un attimo la storia di tutti, come se le vicende della vita di tutti diventassero comuni anche alle nostre, ne diventano materia e sentimento, e fanno scaturire atti e gesti, talvolta simbolici, ma sempre di grande importanza per chi li riceve.

E’ il caso di Gianni Galdi,  a 7 anni suo padre lascia la casa e lui resta col ricordo di un ultima volta in cui lo vide, dopo che gli aveva espresso il desiderio di poter avere (siamo nel 1974) un modellino di Fiat 126 verde. Gli resta quell’ultimo sguardo come sola memoria del viso del padre, poi silenzio assoluto, qualche telefonata, discussioni verbali sempre e solo al telefono, e nient’altro. Sino a qualche settimana fa quando da me riceve la notizia della morte del padre avvenuta nel 2011, e lui non aveva mai saputo nulla. La storia colpisce i lettori, si crea attorno a quest’uomo di 51 anni una cerchia di solidarietà e di affetto senza mai averlo conosciuto, come avviene nelle belle favole. Inviti a venire a Tempio, coccolato da tanti che lo vogliono conoscere perché hanno conosciuto il padre Giorgio, a Tempio molto amato. Lui si sente abbracciato dalla comunità tempiese, tanti si prodigano a cercarlo sui social, si scambiano numeri di telefono, indirizzi, promesse ad incontrarsi quando deciderà di venire in città per visitare la tomba del padre. Un giovane di Tempio decide che quella macchinina, rimasta l’ultimo desiderio rivolto al padre prima di scomparire dalla sua vita, potesse essere un simbolico gesto d’affetto e di vicinanza al recente dolore, e l’acquista per lui. Non la trova verde, è gialla ed è una Fiat 126 che fu concepita come mezzo di soccorso, ha i lampeggianti sopra la capotte. Fa nulla, ha pensato l’amico, la prende lo stesso e mi fa sapere che vuole donarla a Gianni come ricordo di quella data di 44 anni prima, di quella richiesta fatta al padre e mai arrivata. Ci incontriamo e me la fa avere. Si raccomanda di precisare che non è da parte sua e basta, ma della comunità di Tempio, vuole restare anonimo ma ci tiene a ribadire che la storia di Gianni e del padre Giorgio, l’ha sentita profondamente. Un bell’esempio di umanità che pensa, sa rendersi disponibile e lo fa con discrezione. Grazi, solo per queste virtù che l’anonimo donatore ha messo in luce.

Un’altra storia è quella di Antonio Bianco, del suo motorino prima rubato e poi distrutto. Racconto la vicenda, è Antonio stesso che mi fa sapere. La comunità e non solo quella tempiese ma dell’intero territorio, vuole aiutarlo, trova due generosi esperti che gli mettono a posto la moto, ma alcuni pezzi vanno sostituiti e allora nasce una colletta spontanea, un bar fa da tramite e si raccolgono i soldi sufficienti a ricomprare una nuova carena e una nuova forcella. A breve la moto tornerà nuova, come prima.

Non basta, mi chiamano tanti, vorrebbero contribuire. Un professionista tempiese, per la precisione un avvocato, mi scrive e mi manda una foto: “Vedi se può andargli bene, è un giubbotto per moto usato una sola volta e poi appeso. A me non serve, se lo vuole è suo“. Mando foto e notizia a Antonio che accetta, la misura è quella sua. Ringrazia ancora per le attenzioni e per la generosità ricevuta.

Il giubbotto donato

Chissà quanti altri hanno fatto qualcosa per queste due persone, nel silenzio delle azioni generose si muovono tanti, con discrezione e rispetto, per cui chiudo con questa frase stupenda di Longfellow, Henry Wadsworth, poeta statunitense (Portland, Maine, 1807 – Cambridge, Massachusetts, 1882)

Dai ciò che hai. Per qualcuno, può essere meglio di quanto osi pensare.

Antonio Masoni

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