Tempio Pausania, La gente chiede chiarezza sul Paolo Dettori. Polemiche sulla diffusione della scheda della nuova rete sanitaria.

Tempio Pausania, 22 ott. 2017-

Questa è la tabella apparsa sul prima e dopo della nuova ridistribuzione dei servizi sanitari nei diversi presidi della Sardegna.

Come ho scritto il 13 ottobre scorso, alla luce delle dichiarazioni di giubilo del sindaco Biancareddu che affermava la vittoria e la conferma del DEA di 1° livello per il Paolo Dettori, occorreva usare prudenza nell’esultare. Infatti, nemmeno fosse stato un sospetto, è comparsa successivamente la tabella di cui sopra che ha spiazzato tutti. Nella stessa, basta leggere, Paolo Dettori ridiventa ospedale di comunità e non DEA 1° livello associato all’ospedale di Olbia. La nuova rete dei servizi sanitari sardi indica, chiaramente, Struttura extra ospedaliera, dicitura che sta a significare che ha una sua precisa identità ospedaliera, quindi la struttura resta e opera in un territorio definito, esattamente come i presidi di Bosa e Isili (vedere lo schema) che mantengono l’ospedale perché classificati zone disagiate. Tempio, e anche su questo ci sarebbe da riflettere, non è zona disagiata, (nonostante il collegamento con Olbia sia quanto di più pesante esista per le condizioni della strada) ma ospedale di comunità con reparti annessi.

In altre parole si mantiene tutto quanto al momento ci sia, tranne come nell’articolo precedente precisato, la perdita di posti letto che hanno interessato diverse ASL sarde mentre in altre si è addirittura implementato il loro numero. La vecchia ASL di Olbia, ora Assl, doveva fare i conti con il Mater Olbia che era stato presentato come un’aggiunta all’esistente nel pubblico ed invece, sempre per la questione dei numeri che oggi sono la sola cosa che conta, ha tolto dagli ospedali pubblici posti letto per assegnare al Mater. La popolazione sarda ha un vasto territorio ma un numero di abitanti piccolissimo e la legge parla di distribuzione dei posti letto in relazione al numero degli abitanti.

Per meglio spiegare cosa voglia dire quella scritta Ospedale di Comunità con reparti, si deve fare riferimento alla creazione di questa nuova struttura che fa parte del confuso linguaggio in acronimi e sigle della riforma della rete ospedaliera sarda  che è poi la stessa per tutto il territorio nazionale. Rileggendo la spiegazione di cosa sia un ospedale di comunità, capirete che è esattamente o quasi lo stato attuale delle cose al Paolo Dettori

Ospedale di Comunità: 

Gli Ospedali di comunità sono strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale, in sostanza un ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti specialistici, ma necessitano di un’assistenza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio.

Le persone assistite sono: pazienti, prevalentemente con patologia cronica, provenienti da una struttura ospedaliera, per acuti o riabilitativa, che clinicamente possono essere dimessi da ospedali per acuti, ma non in condizione di poter essere adeguatamente assistiti a casa; pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio.

Gli Ospedali di comunità sono quindi strumento di integrazione ospedale-territorio e di continuità delle cure, erogate sulla base di una valutazione multidimensionale della persona da assistere, attraverso un piano integrato e individualizzato di cura. Non vanno intesi come strutture ex novo, ma come la riconversione di posti letto per la degenza in strutture già esistenti, che vengono rimodulate all’interno del nuovo modello organizzativo.

L’assistenza è erogata in moduli assistenziali, di norma, di 15-20 posti-letto, la responsabilità del modulo è di un responsabile Infermieristico, la responsabilità clinica è affidata a medici di famiglia o ad altro medico, mentre l’assistenza è garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, coadiuvati da altro personale (operatori socio-sanitari) e altri professionisti quando necessario.
La durata media della degenza attesa ha una durata limitata, di norma non superiore alle 6 settimane, in relazione alle valutazioni e agli obiettivi definiti.

Riepilogando quanto espresso nella descrizione del nostro ospedale, in altri termini, non viene tolto nulla ma si ridimensiona la complessità dell’assistenza futura e, qualora questa sia necessaria, il paziente verrà spostato a Olbia. Per il resto, Tempio e Olbia saranno strutture collegate oltre che dall’assistenza anche dal movimento da/per i due ospedali del personale medico.

Il corpo dell’articolo precedente resta tuttavia intatto, comprese anche le considerazioni finali dello stesso e i problemi esistenti di mancanza di personale, carenza di presidi sanitari, devono essere risolta per forza. A quanto è dato sapere, il problema è anche generalizzato ovunque, anche questo aspetto figlio della sciagura della riduzione senza criterio,  della spesa sanitaria, dovuta sempre alle stesse ragioni che l’articolo precedente ha spiegato. E queste, cari lettori, non sono opinioni.

Antonio Masoni

 

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