Tempio Pausania, La riforma sanitaria in Sardegna: storica? In un certo senso si, tragicamente Medievale.

Tempio Pausania, 30 mar. 2018-

E’ un continuo gioco a rimpiattino quello tra l’assessore Arru, che pare rimasto da solo (sicuramente molto ben corazzato però) a difendere la sua riforma di riordino della rete ospedaliera, e l’opposizione, rappresentata nello scambio politico dialettico da Edoardo Tocco, vice presidente della Commissione Salute. Costui, così risponde all’assessore.

Riforma storica? <<No. Solo distruttiva. Un progetto che sta di fatto annientando la sanità sarda>>. Il vice presidente della commissione salute Edoardo Tocco (FI) risponde a stretto giro di posta all’assessore Arru. <<La ricerca di Demoscopika non dovrebbe meravigliare. L’Isola è al quartultimo posto tra le Regioni per qualità di assistenza del servizio sanitario. Sono gli effetti devastanti di un riordino calato dall’alto, che ha escluso o – peggio ancora – cancellato i territori periferici dai progetti di riqualificazione delle strutture. L’assessore alla sanità dovrebbe verificare lo stato delle condizioni disastrose, con sopralluoghi nei complessi ospedalieri. Si cerca di mistificare la realtà, rovesciando le responsabilità. La verità riproduce una sanità sarda a pezzi>>. Per comprendere i malumori che ancora si palesano sulla nuova geografia degli ospedali, basta fare un salto ad Isili piuttosto che a Muravera. <<Nel complesso del San Giuseppe – spiega l’esponente degli azzurri – la riforma ha portato alla riduzione di diversi reparti, con riflessi negativi sui pazienti e sugli operatori. Al San Marcellino si assiste alla cancellazione di importanti unità che, inevitabilmente, si riverbereranno  sulla stagione estiva con l’arrivo di migliaia di turisti nelle coste del Sarrabus>>. Inadeguatezza e inefficienza le parole chiave di un piano ospedaliero che non ha nessun riscontro con il territorio: <<Si prenda l’esempio di Cagliari – continua Tocco – con l’accorpamento tra i presidi di Brotzu e Policlinico che sta rivoluzionando il comparto provocando dissensi e disservizi>>. Sarebbe dovuta o potuta essere un’altra storia, insomma: <<Una rete ospedaliera che sarebbe stata in grado di aumentare la qualità degli ospedali – conclude Tocco – Al contrario, con decisioni calate dall’alto ed una spending review mai attuata sta scatenando un’apocalisse con contraccolpi sfavorevoli per il panorama sanitario isolano>>.

Il solito gioco, le consuete scaramucce dialettiche di chi governa e di chi sta all’opposizione. Si volesse andare a fondo e stabilire una volta per tutte che la Sanità sarda, ma anche il resto della sanità in Italia, sta andando a fondo per motivi che esulano dal potere centrale, men che meno da quello regionale. Regioni e Stato centrale, di fatto, non hanno più poteri; entrambi  devono sottostare a voleri sovranazionali dettati da chi ha interesse di demolire lo stato sociale in ogni sua forma per destituire qualunque diritto scritto in costituzione, sancito dalla nostra carta per dare una sostanza democratica e valori fondamentali alla dignità umana. Tocco parla di “poteri calati dall’alto” e credo si riferisca a voleri dello stato centrale, seppure sono tutti a conoscenza di cosa sia stato entrare in Europa e ubbidire ciecamente ai diktat di BCE e Commissioni legate ai poteri forti, quelli che hanno il peso maggiore dello sfascio sociale, della mancanza di lavoro, dell’aumento della povertà, dell’aumento delle tasse, di quello dei costi e di ogni aspetto che riguarda la nostra quotidianità ormai compromessa.

La politica regionale, nello specifico della Sanità, doveva opporsi alla riduzione dei servizi, a quello dell’austerity forzata dove si è dato risalto solo ai cosiddetti sprechi senza nemmeno valutare quali sarebbero stati i disastri e le ripercussioni sulla popolazione.

Così, mentre si continua a giocare a rinfacciarsi i problemi, nella alternanza di chi governa e chi si oppone, sempre i “poteri calati dall’alto” uccidono quel che poco che restava di accettabile della riforma sanitaria, condizionando la regione ad ulteriori riduzioni come sta per avvenire nel nostro ospedale Paolo Dettori.

Mentre stiamo aspettando, quasi fosse un regalo e non un diritto, di avere un pediatra a Tempio, il circo della politica ha ripreso lo spettacolo delle priorità, delle esagerazioni, degli sprechi, in nome di una riforma che Arru definisce storica. In fondo dice la verità ma è medioevo quello che intende, mica modernità, efficienza e pari dignità.

Antonio Masoni

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