Tempio Pausania, La riforma sanitaria è nel caos, nessuno è soddisfatto di questo riordino ad iniziare da chi lo ha promosso.

Tempio Pausania, 19 set. 2017-

Ogni giorno che passa, in attesa della votazione del Consiglio Regionale in merito alla legge di riordino della rete ospedaliera sarda, trascorre con qualche sussulto politico e con l’assoluta impotenza degli addetti alla Sanità per il futuro che si prospetta. Nessuno, pare, sia contento: dai sindaci che già hanno detto la loro più volte esprimendo parere negativo, ai sanitari stessi che nel caos più totale non sanno cosa aspettarsi e come affrontare l’eventuale smacco nei rispettivi presidi.

Abulia e confusione regna persino tra chi, qualche tempo fa, ha ostentato sicurezza e garanzie di una maggiore efficienza e addirittura qualità del servizio. Ovvio che non ci crede più nessuno e forse nemmeno l’assessore Arru che ne fu il promotore in risposta ad un disegno nazionale di lenta disgregazione dell’offerta sanitaria pubblica (decreto Balduzzi). Ogni mattina se ne legge una nuova, dai giornali al web una continua altalena di notizie, pentimenti e retromarcia che certo non rassicurano nessuno. Ormai, pare scontato, dovremmo assistere ad una vera e propria lotteria dalla quale usciranno fuori scontenti (la maggior parte) e qualcuno appena soddisfatto di quanto riuscito a “mantenere”.

L’on. Tocco, vice Presidente forzista della Commissione Sanità, contrario alla riforma, emette un giorno si e l’altro pure un comunicato stampa dove accusa il governo regionale di aver lasciato scontenti tutti. Di oggi questo suo comunicato dove parla di riforma pasticciata (eufemismo politico per non usare altri termini decisamente più consoni):

Il panorama della sanità sarda continua ad essere avvolto dalla nebbia dell’incertezza e della delusione. Troppe incognite che si intrecciano su un futuro poco chiaro per il personale. Da qui la presa di posizione del consigliere regionale Edoardo Tocco (FI) – vice presidente della commissione salute nell’assemblea di via Roma – che si dice <<preoccupato perché il riordino sta già producendo il caos all’interno delle strutture ospedaliere, in particolare i presidi cagliaritani, in seguito all’accorpamento anticipato di alcuni dipartimenti>>. Una situazione che potrebbe rivelarsi dannosa per gli organici in servizio tra le corsie: <<Il personale interessato alla riorganizzazione – conclude Tocco – aspetta di conoscere il destino legato a possibili trasferimenti e alla permanenza nella pianta organica dell’Azienda per la tutela della salute. Si sta già procedendo invece al trasferimento in blocco di tutte le figure in alcune strutture senza conoscere le esigenze dell’utenza. Il riordino sta poi portando al blocco totale delle assunzioni di alcune professionalità di operatore sanitario e alla svalorizzazione del personale>>.

Come avete letto, si parla di personale sanitario, ma chiaramente il discorso si deve allacciare all’interezza dei presidi sanitari sardi, più o meno tutti colpiti, qualcuno meno e qualcun altro affondato del tutto. Perdite di stato sociale i cui riflessi vanno letti nel medio e lungo termine, quando la popolazione sarda prenderà maggiore consapevolezza di quello che non avrà più.

Politicamente il PD ha emesso la sua sentenza di morte, perché di questa riforma ne è stato artefice e ne ha propagandato la necessità assoluta per quanto concerne il risparmio. Ecco, la sola cosa che conta per questi omuncoli senza coraggio che oggi sono i  politici, il risparmio. Tagliare, è il verbo preferito dell’austerity, la sola parola che conta perché non si hanno le palle per affrontare il mostro europeo che incombe sempre di più sulle teste dei cittadini italiani. Nessuno che parla o scrive di sovranità monetaria indispensabile, di adeguarsi alla Carta Costituzionale, che i vincoli dei trattati europei sono i responsabili di quanto sta succedendo oggi nella sanità, ieri e domani nella scuola e ovunque esisteva la possibilità di essere tutelati dalla nostra costituzione. Non sanno queste cose? No, cari lettori, le sanno eccome! Solo che non hanno coraggio di dirle, restano attaccati a quell’obolo che li tiene in vita “gioiosamente” senza affannarsi a cercare la via di uscita. Chi glielo fa fare d’altronde? 

Quando posi la domanda, durante la manifestazione del 18 luglio, a Ugo Cappellacci, mi guardò e mi disse: “Lo sappiamo!”. Lo sanno e stanno zitti per meri interessi elettorali e non muovono un dito per arginare il problema, Che poi non basta frenarlo, serve solo distruggerlo. E una regione lo può fare, senza bisogno di essere ridicoli come quelli del PdS che si dichiarano indipendentisti, hanno le stellette dell’Europa nella bandiera e scrivono la costituzione sarda nelle diverse varianti linguistiche. Come si può essere indipendentisti se non si è Stato? E come può esistere uno Stato Sardo dentro la cornice europea da cui tutto dipende e che decide su tutto? O si è stato italiano o si è Europa della finanza, come è oggi. Le due cose non sono compatibili e non lo potranno mai essere. Se tutte le forze indipendentiste sane della politica, quelle che non hanno fatto in tempo a contaminarsi di potere ed assaporarne il prestigio, si coalizzassero sul progetto sovranista prima italiano, poi ci sarebbe spazio e tempo per valutare anche l’indipendenza dallo Stato Italiano. Sinché non comprendono che lo stato italiano non esiste più di fatto, la confusione regnerà sovrana….e sarà la sola cosa che da sovrana non servirà a nulla.

Antonio Masoni

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