Tempio Pausania, “La Santa Inquisizione in Gallura: I casi Echegoyan ed Esgrecho – 2^ e ultima parte” di Gennaro Landriscina Lay.

Tempio Pausania, 21 feb. 2016-

Ora il caso volle che, in data 8 luglio1616, venisse arrestato, per ordine del noble don Enrique de Sena governador y refformador dels cap de Sasser y Logudoro, l’allevatore di Agios Sebastian Carbini, con l’accusa di aver aggredito a mano armata e alla testa  di una folta quadrilla, gli ufficiali del governatorato, che conducevano il bandolero tempiese Thomas Pileri dalle carceri baronali di Tempio a quelle di Sassari[i].

Don Diego  Gamiz informato  di questo arresto , pretese l’immediata liberazione del Carbini , in quanto  familiare  del Santo Uffizio e perciò titolare del privilegio del foro speciale criminale.

Ma non avendo sufficientemente documentato alla Reale Udienza  questa sua familiatura il Governatore di Sassari si vide costretto a confermare questo  arresto . A questo punto, l’inquisitore  Gamiz, da quell’ atroz persecutor  qual era, decise di comminare la scomunica nei confronti di don Francisco Escano de Castelvì e del suo aiutante Matheo Querqui[ii], entrambi   fedeli servidores de la duquesa de Pastrana[iii]( e quindi signora della Gallura)per aver osato arrestare un familiare della santa inquisizione. Poi processava criminalmente lo stessoQuerqui[iv]  dopo aver naturalmente sollevato un conflitto di competenza con la giurisdizione viceregia[v]non risparmiando di criticare pubblicamente il governatore  Enrique de Serra, per non aver usato le trombette e  i  tamburi’ di ordinanza quando aveva pubblicato a Sassari e a Tempio  il  mandato di arresto nei confronti di Sebastian Carbini.

Il conflitto giurisdizionale di competenza tra il tribunale del  Santo Ufficio e l’autorità  vice regia diventava a questo punto insanabile  .

Tutto questo interessamento da parte  di un tribunale della Santa Inquisizione  per un modesto  señor del Ganado di Agios, per di più accusato di aver voluto liberare un feroce   bandolero,  ci conferma, qual’ora ce ne fosse stato bisogno,l’importanza politica ed economica, che stava ormai assumendo, in questi anni, la Gallura,  nella contesa tra Sassari e Cagliari, per il primato nell’isola. Non parliamo  della  remunerativa gestione delle sacas e dei ricchi proventi derivati dal contrabbando o della possibilità di  utilizzare qualche grosso allevatore  quando i commissarios o i familiari  del Tribunale  del Santo Ufficio dovevano  arrestare  un eretico o presunto tale .

Il vice re, forse preoccupato della brutta piega che stava assumendo  questa  vicenda,  invitava, in data 25-7-1616, don Enrique de Sena  a tentare un componimento  pacifico per poi    minacciare in data 29 novembre l’espulsione dal regno di don Diego  Gamiz  che continuando a mantenere  un atteggiamento ostile a qualsiasi forma di compromesso  rifiutava di revocare le scomuniche comminate

Purtroppo non mi è dato sapere quale posizione abbia assunto in questa delicata vicenda   doña Anna Portugal y Borja, (1570-1629) [vi] vedova dal 1596 del II duca di Pastrana  don Rodrigo Gometz de Silva y de Mendoça(1562-1596), che proprio in quel periodo stava per ottenere da re Filippo III l’elevazione del suo feudo sardo comprendente la Gallura  in marchesato. Ma quando don Diego Gamiz confermerà nel dicembre 1616,  le maldiciones contra los inculpados[vii], coinvolgendo persino  in un processo criminale  il Governatore de Sena[viii], il giudice Vico y Artea[ix] , il vescovo di Ales, monseñor Gavino Manconi, e lo stesso Arcivescovo monseñor Gavino Manca[x],  al virrej non rimaneva altra scelta se non  spiccare il 14 gennaio successivo un mandato di  arresto nei suoi confronti.

Purtroppo il governatore de Sena, pur facendosi accompagnare dai suoi assessori, dall’avv. fiscale, don Francisco Jagaracho, da donGerolamo de Çervellon y de Sena terzo conte di Sedilo non vi riusciva e tanto meno riusciva  ad allontanarlo dal castello, sede del Santo officio. Infatti  il pontefice Paolo V (1605-1621) dopo aver inviato in data  29 marzo 1617 un breve nel quale venivano richiamati i risentimentidel  Supremo Inquisitore di Spagna fray Bernardo Sandoval y Rojas [xi], per come si stava svolgendo a Sassari  questa  spiacevole vicenda, faceva convocare  a Roma  il governatore de Sena per avere da lui  più esaustive informazioni.

Come se ciò non bastasse il consiglio patrimoniale e di giustizia turritano  decideva di inviare in Spagna don Juan de Andrada con il compito di narrare a Filippo III quel che stava  succedendo tra i tribunali reali e il Santo oficio.  Ma anche lui non tardava a venir inquisito[xii]

 Ne conseguì  l’ordine di un immediato rientro in Spagna del vice re de  Borja dopo aver rimesso  nel maggio 1617il suo mandato nelle mani di re Filippo III.

Giovanni Pillito e Mateu Ibars ci informano   che poco prima di partire aveva inviato allo stesso  re una lettera di commiato datata 17 giugno 1617

Nel suo viaggio di ritorno si farà accompagnare  dal fray minorita  Pacifico Guiso natural de la villa de Nuoro e dal can. Melchior Pirella,cappellano di doña Artemisia Doria y Carreto anche lui di Nuoro

Del resto questo conflitto giurisdizionale stava rischiando di coinvolgere pesantemente  la stessa  duquesa Artemisia Doria   , visti i suoi contatti epistolari con l’ inquisitore Gamitz[xiii].

Non parliamo delle accuse nei confronti dello stesso virrej contenute nei los papeles che  los frailes capuchinos de Caller avevano inviato il 24 de octubre 1615 y de 29  marzo de 1616 al duque de Lerma[xiv]o della notizia a quel tempo di dominio pubblico che il suo segretario MiguelVelasquez una volta giunto a Valencia aveva sbarcato dalla nave , per cuenta de su señor una fortuna di 100.000 ducados[xv]

L’arrivo ad Alghero in data  9 agosto del nuovo virrej don  Alonso Roger, conde y barone d’Eril (29-6-1617 / 3-4-1621) che  giurava a Sassari il 12 agosto, accelererà la sostituzione  dell’inquisitore  Gamitz  col dott. Esteban Torrecilla Manso[xvi], sbarcato  in Sardegna fin dal  14-5-1618. Il Gamitz veniva a questo punto  condotto  sotto una buona scorta  a Porto Torres per essere imbarcato alla volta della Spagna ma per non imbattersi in qualche  sicario corso veniva imbarcato in data  20-8-1618 e in gran segreto da Castel Aragonese .

 Come se ciò non bastasse in data 28-9-1618 , pochi giorni prima delle dimissioni del duque de Lerma e della morte del grande inquisitore fray Bernardo Sandoval y Rojas, re Filippo III,  annullava tutte le maldiciones  comminate dal Gamitz e con esse anche  sentenze del vice re de Borja.

Per comprendere veramente appieno i dissapori intercorsi tra  il vice re de Borja e l’inquisitore Gamiz  vanno a mio parere tenuti in debito  conto i  rapporti non certo idilliaci  tra il suo casato  ed il tribunale  del Santo oficio .

Infatti,   il suo antenato don Gaspar de Centelles, che tra l’altro aveva ricoperto nel 1550 la carica di alcaide di Sassari e di Castel Aragonese, era stato condannato al rogo a Valencia,  in data 17-9-1563, con l’accusa   di aver  professato le idee eretiche  dell’umanista olandese Erasmoda Rottherdam[xvii].

Lo stesso suo bisavolo Francisco Borja y de Aragòn, IV Duca di Gandia, III Generale della Compagnia di Gesù[xviii], morto in odore di santità il 30 settembre  1572 e dichiarato santo nel 1671[xix] dal pontefice Clemente X era incappato, in data 11-9-1559, nelle strette maglie censorie del Supremo Inquisitore Generale di Spagna, don  Gaspar de Quiroga[xx], dal 1576 arcivescovo di Toledo per il suo saggio Le opere di un cristiano e per la sua profonda amicizia con l’arcivescovo di Toledo, Bartolomè Carranza[xxi] arrestato nel 1559  per le sue veementi critiche nei confronti dei cristianos nuevos , conversos e  delle indulgenze papali( morirà in carcere nel 1576)

Ma i contrasti politici e giurisdizionali tra il potere vice regio  e il tribunale della Santa Inquisizione,  continueranno  a covare anche nel corso dei successivi anni.

Infatti non tardava ad   aggiungersi un’altra triste e  squallida vicenda, questa volta essendo  vice re ad interim l’ arcivescovo di Tortosa, donLuis de Tena,   che in data  7 novembre 1621 aveva sostituito il conde y barone d’Eril

Veniamo al fatto

Nel corso di un agguato veniva ucciso in data 6 marzo 1622   alle porte di Sassari,  l’assessore della Real Governazione,  dott. Angelo Jagaracho,[xxii] essendo inquisitore in Sardegna don Miguel Calvo ed  Inquisitore Generale in Spagna , don  Andrès Pacheco

Furono immediatamente accusati i due fratelli di Lugar Santo(Luoogosanto) Andrea   e Michele Cossu,  che, per non incorrere nei rigori della giustizia vice regia,  non avevano trovato di meglio che   rifugiarsi nel bosco di Crixoledo (Crisciuleddu), sito i nei pressi di  Santuario dellaVirgen de Nuestra Señora di Lugar Santo,   ad ovest dell’odierna strada statale  n.133 Tempio- Palau.

Nel proseguo delle indagini furono coinvolti come mandanti dell’agguato don Francisco Esgrechu de la Bronda e don Juan Bauptista de la Bronda,  due  familiari del Santo oficio parenti stretti   del vescovo di Bosa monseñor Juan de la Bronda[xxiii] , già collettore apostolico per le isole di Sardegna e Corsica e in predicato di venir trasferito nella diocesi di Civita e Ampurias, al posto di monseñor Jacopo Passamar, destinato invece  alla cattedra arcivescovile turritana[xxiv].

Da qui l’uccisione il 15 marzo 1622, dei fratelli Cossu ad opera del loro zio, Matteo Liperi,  che,  per rendere impossibile  il loro riconoscimento da parte degli ufficiali feudali  del  nuovo regidor della ‘Encontrada di Gallura’ , don Juan de  Carvajal[xxv]   li decapitava con la complicità di Martin Sussarellu e di Pedro Virde, entrambi stretti congiunti di don Juan Bauptista de La Bronda e della consorte di don Francisco Esgrechu

Ma veniamo al movente

Il dott. Angelo Jagaracho aveva  processato, qualche anno prima  Pedro Virde, Leonardo Cossu e Matteo Liperi con la pesante accusa di aver assassinato un certo Juan Guidobardo di Ossi, responsabile di    aver  oltraggiato in più di un occasione  la madre badessa  delle monjas clarisse di Santa Ciara che  tentava di difendere   una giovane conversa dalle sue pressanti avances.

Ma gli assassini essendo familiari del Santo oficio riuscivano  a farla franca  .Ma quando furono coinvolti nell’omicidio anche i loro stretti congiunti , don Francisco Esgrechu e don Juan Battista de La Bronda, il primo veniva costretto  a rassegnare le dimissioni dalla  carica diVeguer di Sassari, mentre  il  secondo  vedeva messo in forse  il trasferimento del suo stretto parente Juan de La Bronda da Bosa nella diocesi di Civita e Ampurias

Ma questa volta, nonostante le mene della  Santa Inquisizione, la giustizia vice regia riusciva a seguire almeno nelle prime fasi dibattimentali il suo regolare decorso. Infatti il tribunale della Reale Udienza   condannava Pietro Virde, all’impiccagione, Matteo Liperi ai ceppi (decapitazione) e Leonardo Cossu a venir squartato vivo pubblicamente.

Ma quando toccava  il turno di don Juan Battista  de la Bronda e di don Francesco Esgrechu,  l’inquisitore  Miguel Calvo[xxvi],  riusciva a farli internare nelle celle del tribunale del sant’ufficio,e grazie al privilegio del foro speciale, riusciva anche a farli liberare per mancanza di prove obiettive ed esaustive della loro colpevolezza, del tutto incurante [xxvii] dell’avv. fiscal della Reale Udienza Francisco Jagaracho che invece chiedeva in data 7-6-1622  una loro condanna a morte[xxviii].

Come si sia conclusa questa squallida vicenda non mi è dato sapere[xxix], ma tutto lascia supporre che il processo  sia stata insabbiato a seguito della ripresa del conflitto armato contro la Francia.

Una cosa è  certa! il vescovo di Civita e Ampurias,  monseñor  Juan de la Bronda  parteciperù nel 1624, ai lavori del parlamento, indetto, a Cagliari dal vice re, don Juan Vives de Canyamars (1622-1625).

Anzi durante questi  lavori indetti nel 1626, dal vice re don Jeromino Pimentel y Zuniga Marchese di Bayona  (1625 -1631 )  prometteva platealmente , tramite il suo Procuratore don Melchiorre Pirella, un cospicuo donativo, di gran lunga superiore a quello offerto dai suoi colleghi di Bosa, Ales e Sassari[xxx]; e questo forse al solo scopo di ottenere dal nuovo  re Filippo IV il perdono del   burrascoso passato del suo stretto  congiunto, don Juan Battista de la Bronda

Grazie a tutti i lettori,

Gennaro Landriscina Lay

[i] G. Puddu-Loi, Conflitti di Competenza tra la Magistratura Reale e quella Inquisitoriale, Univ.di Cagliari. Dott. A. Giuffré ed., Milano 1974, pag. 26.

[ii]Archivio Historico Nacional, Proceso de fe del tribunal de la inquisicion de Cerdeña S.XV/ S.XIX leg. 1746 exp 4. 1616 Proceso de fe de Francisco Scano de Castelvi , regidor y gobernador del Estado de Portugal y Mateo Querqui, comisario, ambos vecinos y naturales de Cerdeña, por desobedecer las órdenes del tribunal de la Inquisición encarcelando a un familiar de dicho tribunal en las cárceles reales

[iii] J.E. Martinez-Ferrando, Un conflitto en Inquisiciòn de Cerdeña: Atti del VI Congresso Internaz. di Studi Sardi, 1°, Ca 1962, pag.459-504.

[iv]Archivio Historico Nacional, procesos criminales del tribunal de la inquisicion de Cerdeña S.XVII/ S.XVIII legajo1627 exp28. Proceso criminal de Mateo Querqui1617-18Autos y provisiones dadas por el Consejo de la Inquisición mandando que Mateo Querqui, vecino de Sacer (Cerdeña), comparezca en el proceso que contra él promovió Alonso Becerra, fiscal de dicho consejo, por diferentes delitos y crímenes que, por su gravedad, eran competencia del Consejo

[v]Archivio Historico Nacional, Pleitos de competencias entre el  tribunal de la inquisicion de CerdeñaY la jurisdicion real S.XVI/ S.XIX leg. 1630 exp 7y. 1616Pleito de competencias entre el Tribunal de la Inquisición y Francisco Escano de Castelví, regidor del Estado de Portugal y Mateo Querqui, su comisario, sobre la prisión de Sebastián de Carbini, familiar del Santo Oficio y vecino de Agios, que se querella criminalmente contra Mateo Querqui Archivio Historico Nacional, leg. 1630 exp 27. 1616Contiene:-Información sobre el encarcelamiento de Sebastián Carbini, familiar del Santo Oficio, por las autoridades reales-Contiene- traslado de las cartas que el licenciado Diego de Gamiz, inquisidor de Cerdeña, escribió al Conde y Duque de Oliva, virrey y capitán general por su magestad del reino de Cerdeña. y de las que el regente y real audiencia de Caller escribieron al dicho inquisidor, sobre que absolviese a Francisco Escano de Castelví, regidor de la Encontrada de Galura y a Mateo Querqui, su comisario, a los cuales el inquisidor tiene excomulgados, por tener preso en las cárceles reales a Sebastián de Carbini, familiar del Santo Oficio y vecino de Agios en la dicha Encontrada de Galura

[vi]Historia de la Muy Ilustre Casa de Sousa, España, 1770 Casa de los Duques de Pastrana y de los Marqueses de Oraní. Págs. 402 y 403 Doña Ana de Portugal y Borja,Duquesa, Señora de las Baronías de Orani de su padre, casó con Don Rodrigo de Silva y Mendoza, tercero del nombre, segundo Duque de Pastrana, Estremera y Francavila, Principe de Melito y de Eboly, tercer Marques de Algecilla, Conde de Chamusca y Señor de los demas Estados de sus padres

[vii]Archivio Historico Nacional, Proceso de fe del tribunal de la inquisicion de Cerdeña S.XV/ S.XIX leg. 1746 exp 7. Proceso de Fe de Mateo Querqui1617  Proceso de fè de  Mateo Querqui,y otros officiales reales por aver impedito inviar dispacho al consejo de la Santa inquisicion

[viii]Archivio Historico Nacional, procesos criminales del tribunal de la inquisicion de Corte S.XVII/ S.XVIII legajo1627 exp32. Proceso criminal de Enrique de Sena 1617 / 1618Autos y provisiones dadas por el Consejo de la Inquisición mandando que Enrique de Sena, gobernador de Sacer (Cerdeña), comparezca en el proceso que contra él promovió Alonso Becerra, fiscal de dicho consejo, por diferentes delitos y crímenes que, por su gravedad, eran competencia del Consejo

 [ix]Archivio Historico Nacional, procesos criminales del tribunal de la inquisicion de Corte S.XVII/ S.XVIII. Proceso criminal de Vico Artea 1617-18Autos y provisiones dadas por el Consejo de la Inquisición mandando que Vico Artea, oidor de la Real Audiencia de Cerdeña, vecino de Caller (Cerdeña), comparezca en el proceso que contra él promovió Alonso Becerra, fiscal de dicho consejo, por diferentes delitos y crímenes que, por su gravedad, eran competencia del Consejo

[x]Archivio Historico Nacional, procesos criminales del tribunal de la inquisicion de Corte S.XVII/ S.XVIII legajo1627 exp27. Proceso criminal de Gavino Manca 1617-18Informacion y declaracion de testigos contra Gabino Manca arzobisbo de Sasser per impedir que el gobernator de Sasser y otras autoritades civiles detuviessen al inquisitor Diego Gamiz

[xi] J. E. Martinez- Ferrando, , Un conflitto en Inquisiciòn de Cerdena: Atti del VI Congresso Internaz. di Studi Sardi, 1°, Ca 1962,pag. 474. L’Inquisitore generale di Spagna, fray Bernardo de Sandoval y Rojas(20-4-1546 / 7-12-1618) era parente stretto,(zio)   di   don Francisco Sandoval y Rojas, Valido di re Filippo III fino al 4-10-1618, duca di Lerma e marchese di Denìa. La  sua parentela con d.na Anna Portugal, era strettissima.

 [xii]Archivio Historico Nacional, procesos criminales del tribunal de la inquisicion de Corte S.XVII/ S.XVIII. Inquisicion 1627,Exp.34 Proceso criminal de Juan de Andrada 1617. Auto y provisión dados por el Consejo de la Inquisición mandando que Juan de Andrada, asesor de lo criminal en Cerdeña, vecino de Sacer (Cerdeña), comparezca en el proceso que contra él promovió Alonso Becerra, fiscal de dicho consejo, por diferentes delitos y crímenes que, por su gravedad, eran competencia del Consejo

[xiii] A.H. N.. Toledo Seccion Nobleza. Fondo Osuna. Carte diverse. n 2/27 Lettera alla duchessa Artemisia Doria Carretto di Diego Gamiz 25-6-1616. Sassari. N 2/34 Lettera alla duchessa Artemisia Doria Carretto di Diego Gamiz 13-7-1616.Sassari

[xiv] F. Manconi.Cerdeña: Un reino de la Corona de Aragón bajo los AustriaUniversitat de València, 28 nov 2011 Pa.343 nota 148: ACA CdA leg.1166, El duque de Lerma trasmette al vicecancelliere de Aragòn Andreu Roig los papeles de los frailes capuchinos de 24 de octubre de 1615 y de 29 de marzo de 1616

[xv] F. Manconi.Cerdeña: Un reino de la Corona de Aragón bajo los AustriaUniversitat de València, 28 nov 2011 Pa.344 nota 149:  Gracia Justicia leg. 879 Resumen de los agravios que Don Joan Vivas Virrey de Cerdeña ha hecho a su guvierno y lo que el Reyno pide(1624)

[xvi] G. Sorgia, Inquisizione in Sardegna. Cuec Ed. Cagliari, 1991 Pag. 60

[xvii]B. Anatra, A. Mattone, R. Turtas, L’età Moderna dagli Aragonesi alla fine del Governo Spagnolo, Jaca Book, MI 1989, cit., pag.265. Erasmo da Rotterdam, umanista olandese (1466 -1536) fu la figura  più notevole tra quelle degli umanisti nordici nel periodo che precede e accompagna l’età della Riforma protestante.

[xviii] Famiglia Cristiana 1996, N°40: Il Santo della settimana;Don Alvaro Cienfuegos cardenal de la Santa Iglesia de Roma arcobisco de Monreal, La heroyca vita, virtudes, mila gros del grande san Francisco de Borja antes duque quarto de Gandia y despues tercero general de la compania de Jesus. 1726. Emprenta da Bernardo de Peralta. Francisco Borja y de Aragòn, IV Duca di Gandia e III Generale della Compagnia di Gesù aveva sposato  nel 1529, Eleonora de Castro. Era pronipote del Papa  Alessandro VI, nonché  figlio di Juan Borja III duca di Gandia e di Juana de Aragòn, figlia burda dell’arcivescovo di Saragozza, don Alfonso de Aragòn, a sua volta figlio burdo di re Juan II d’Aragona. La sua sorella di secondo letto,  Margherita Borja aveva sposato nel 1569 , don Federico Portugal. Era legatissimo all’Imperatore Carlo V, da vincoli di parentela e   dalla stessa tara della pazzia,  ereditata dagli Enriquez e dai Trastamara. Nel 1551, dopo la morte della giovane moglie, entrò nella Compagnia di Gesù. Gli subentrerà   nel ducato suo figlio don Carlos Borja (1530-1592), nonno di don Carlos Francisco de Borja (1573-1632) nonchè cugino primo grado di Anna Portugal.

[xix] E. Garcia Hernan, “Francisco de Borja, patrono de la nobleza española. Aproximación a su figura desde unas perspectiva nobiliaria” in F. Barrios (Coord.), Francisco de Borja. Santo y Duque. Madrid 2010, pp. 80-82; C. Iglesias Cano, “Canonización de San Francisco de Borja: una lectura política” in V Centenario del nacimiento de San Francisco de Borja. Madrid, RAH, 2011, p. 78.La beatificazione avvenne nel 1624.Il processo iniziò nel 1607 e fu promosso da don Francisco Gomez de Sandoval y Rojas duca di Lerma. Il processo godette del favore di re Filippo III, orgoglioso di avere un santo nella famiglia. Giocarono un grosso ruolo il gesuita Pedro de Ribadeneira ed il patriarca Juan de Ribera

[xx] R.Turtas, La nascita dell’Università in Sardegna, C.I.S., Sassari 1988, pag.37.

[xxi] R. de Maio, Riforme e miti nella chiesa del cinquecento. II Ed. . 1992. Napoli . Pag. 86. Dopo la morte di Carlo V, Francisco Borja fu accusato dal supremo  cardinale inquisitore , don Diego de Espinosa di   essere stato  legato da stretti vincoli di amicizia, con Bartolomè de Carranza , un prelato di umili origini molto stimato da Carlo V, arrestato, nell’agosto 1559, appena un anno dopo la sua nomina ad arcivescovo di Toledo, per aver osato criticare le Indulgenze papali.  . Si era anche reso colpevole di aver criticato con troppa veemenza   i “conversos” e i cristianos nuevos”, di origine giudaicaentrando spesso  in merito con la “limpieza de sangre”  di gran parte dell’alta aristocrazia spagnola. Verrà  sostituito dopo la sua morte nel 1576

[xxii] Acta Curiarum Regni Sardiniae.Il Parlamento  del Vicere Fabrizio Doria Duca d’Avellano(1641-43).Tomo 1I A cura di G. Murgia . Calleri ( DOC.513)G. G. Ortu, Il parlamento di Gandia nella Sardegna di Filippo III.,Cuec 1990, pag.101Nel gennaio 1642 troviamo Francisco Jagaracho eletto nello stamento militare nel corso del parla mento indetto dal Vicere Fabrizio Doria Duca d’Avellano

[xxiii] G. G. Ortu, Il parlamento di Gandia nella Sardegna di Filippo III cit. Cuec 1990, pag.15-57. Nota 24

[xxiv] S. Pintus, I vescovi di Fausania, Civita, Ampurias e Tempio, in Arch. Stor. Sardo, Vol.IV, 1908, CA, pag.111;

[xxv] G. Tore, Il Regno di Sardegna nell’età di Filippo IV, F. Angeli Ed., MI 1996. Nel 1622 ricopriva la carica di  regidor dell’estado Portugal, don Giovanni Carvajal. Nel 16 aveva ottenuto dal vice re, don Luis de Tena, l’autorizzazione a tagliare gli alberi che crescevano attorno al porto-caricatorio di Longonsardo, per   eliminare i possibili nascondigli dei corsari barbareschi.

[xxvi] A. Rundine, Inquisizione Spagnola: censura e libri proibiti in Sardegna, Stampa Color, SS 1996,  pag.263-64, pag. 136, nota 115

[xxvii] Studi storici giuridici in onore di Antonio Era cit., pag.404, Cedam Pd, 1923

[xxviii] G. Tore, Il Regno di Sardegna nell’età di Filippo IV, Franco Angeli Ed., Milano 1996, pag.18

[xxix] G. Sorgia, Inquisizione in Sardegna. Cuec Ed., Cagliari, 1991 Pag. 57

[xxx] G. Tore, Il Regno di Sardegna nell’età di Filippo IV cit. pag. 154-5-6

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