Tempio Pausania, Lasciateci qualcosa di buono prima di estinguervi o non ci resterà che piangere.

Tempio Pausania, 17 ago. 2018-

Si sprecano in questi ultimi tempi le accuse alla classe dirigente di questa martoriata regione, da destra e da sinistra, spesso sorretti solo dalla rabbia e poco dall’analisi attenta del perché a Cagliari non sanno più che pesci pescare. I dati di fatto, però, sono incontrovertibili, attaccabili sul piano dei risultati ottenuti, e dicono che nessun settore ha ricevuto attenzioni e tutele, ad eccezione delle lobbies, delle caste e dei soliti privilegiati dal sistema. Non è cambiato nulla insomma, né col CDX e né col CS, e poco o nulla cambierebbe con leghisti e pentastellati. Tutti uguali, come diceva mio padre che da uomo di sinistra la pensava così, “alla fine sono tutti per la pagnotta, la loro però”. Banalità o pressapochismo forse, ma i fatti questo ci hanno dimostrato.

Sulla Sanità si scrive sempre tanto, direi mai abbastanza, perché in essa riponevamo alcune certezze prima dell’avvento della ragioneria e dei numeri che sono diventati il solo compito da svolgere ed eseguire. Le casse sono esangui? Bene, riduciamo qualcosa di qui, spostiamo di là, come se tutto fosse un calcolo matematico in cui l’umanità non viene nemmeno considerata. Stiamo assistendo alla peggiore distruzione dei diritti garantiti, e quello sulla salute ne rappresenta l’effige più triste e cattiva. In questo spazio web ne avete letto e ne leggete tanti di episodi e problematiche sanitarie, riconducibili tutte alla mancanza di soldi, alla necessità di arrivare ad una sanità di emergenza che non può reggere il passo con le continue richieste dei territori che protestano per mancanza di risposte e garanzie, o degli stessi sanitari degli ospedali che si trovano a fare le nozze coi fichi secchi. Dal personale insufficiente, alla mancanza di sicurezza nell’assistenza, all’utenza che, si badi bene, non è che è diminuita di conseguenza, ossia per la mancanza di strutture, ma si è dovuta spostare altrove, rivolgendosi al privato con tutti i sacrifici economici che ne sono derivati. Chiaramente un’azienda sanitaria che deve fare i conti con i numeri prende atto che gli stessi sono scemati e chiude, taglia, accorpa. Un’azienda è un’azienda, deve fare soldi e accrescere i fatturati, quindi i conti devono tornare altrimenti si devono mettere in atto le strategie di compensazione che nel caso dell’ATS sono stati iniquità della distribuzione delle risorse verso il pubblico ì, tagli di servizi e posti letto e la salute affidata solo alla speranza di non ammalarsi mai.

Questa isola, penalizzata dalle strade, dalle condizioni socio economiche mica da ridere, richiedeva un’attenzione che la classe politica al governo ha derubricato dai propri impegni. Augurare che questa stessa politica si estingua quindi non è un male, anzi, è il giusto risultato scaturito da tutti questi anni in cui si è pensato solo a far quadrare i conti.

Inutile tornare come faccio spesso, al piano sovra-nazionale che ci vede coinvolti in una Unione Europea che ha solo chiesto tagli e riduzioni e di cui oggi vediamo anche il perché. La deriva populista che ne è susseguita, con le recenti elezioni di marzo, non è dunque una casualità dovuta al popolo che si è rivelato ignorante e fascista, è la diretta conseguenza della povertà che è dilagata, delle tassazioni abnormi, dell’aumento esponenziale dei costi, della mancanza di lavoro e della perdita in toto dei diritti che la gente ha subito e attribuito a chi ci ha governato. Non servono riflessioni o ragionamenti su questo. Ogni giorno assistiamo alla perdita di qualcosa e non c’è una sola cosa che stia garantendo il bene comune. Ve ne fosse una soltanto, avremmo una speranza, ma così non è. Ciò non vuol dire che siamo tutti stellati o leghisti, fascisti, terroristi, qualunquisti, sordi e ciechi, il quadro è questo e non lo vede solo chi non lo vuol vedere o ha interessi di parte da difendere, magari una tessera che sta sgualcendosi nei portafogli sempre meno gonfi.

Penalizzati nei trasporti.

prezzi folli per raggiungere la Sardegna. Sono troppo cari i viaggi da e per l’Isola e per questo segna un declino anche il comparto turistico denunciano dai banchi dell’opposizione in Regione,  il settore è stato duramente penalizzato dai livelli tariffari. I prezzi dei traghetti da e per la Sardegna non scendono, e continuano a penalizzare il comparto. Stesso ragionamento per la continuità territoriale aerea. Le famiglie devono spendere cifre folli per raggiungere l’Isola. Il quasi monopolio della Compagnia Italiana di Navigazione (CIN) – Tirrenia. La continuità territoriale si è rivelata inadeguata per l’industria delle vacanze. Pochi voli, con costi inarrivabili per le famiglie.  Il sistema di vettori low cost in fuga dall’Isola, a causa della perdita di appeal della Sardegna, soprattutto per le tariffe esagerate”.

Le organizzazioni sindacali del Commercio, dell’Artigianato, i referenti del settore agro-pastorale, sempre in continuo fermento a causa della mancanza di salvagenti quanto mai necessari per alleviare la cosiddetta crisi, sono altri parametri di riferimento che espandono il malessere collettivo dove a star bene sono sempre le stesse persone, compresi gli investitori stranieri che tutti osannano come salvatori dell’isola ma che in realtà non vengono per fare beneficenza né a risolverci i problemi, semmai a piratare qualcosa e inserirsi nella nostra economia da padroni.

Chiaramente, visto che portano moneta fresca, non solo gli stendiamo tappeti dorati ma ne diventiamo servi. “Ne va della nostra economia” – ci dice il politico di turno e magari gli dedichiamo anche qualche via o piazza della città. Schiavi in casa nostra, facili prede del dio denaro che tutto asserva e soddisfa.

Questa è la situazione del paese e della regione nella quale viviamo.

Questo governo regionale, prima della sua estinzione, faccia un regalo ai sardi. Lasci qualcosa che non sia l’eredità di una terra devastata e senza futuro. Restituisca quanto tolto, ci ridia la speranza che ancora qualcosa di umano sia rimasto. Poi, può anche calare il sipario su questa infausta disfatta di umanità a cui non seguirà una nuova e lungimirante azione di politica diversa ma almeno la potremmo ricordare in maniera meno selvatica di quanto oggi facciamo. Ci basterebbe sapere che un problema di salute lo possiamo curare in un ospedale e non in volo. Non ci resterà che piangere se con loro si porteranno via anche l’ultimo residuo di fiducia che ancora qualcuno ripone in loro.

Antonio Masoni

 

 

 

 

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