Tempio Pausania, Le censure, sempre più se ne avvertono i disgustosi segnali. Rimedio? Non avere paura.

Tempio Pausania, 1 gen. 2018-

Reduce da esperienza alquanto spiacevole, scrivo questo pezzo consapevole di una sola cosa. Conosco la paura perché so cosa sia il coraggio e non mi sento più coraggioso di chiunque mostri paura, un sentimento rinunciatario che spesso è frutto di smarrimento emotivo, non accompagnato da sufficiente base di argomenti a sua difesa.

Credo che ieri, sempre per mia diretta esperienza, si sia registrata una delle peggiori forme di intimidazione e minaccia dopo aver scritto qualcosa che era bel lontana dall’essere diffamatoria, ma tanto è bastato per suscitare nel diretto interessato, attacchi di isteria ed immediata denuncia ai carabinieri. Che il clima sia irrespirabile, di censura piena, ormai  è evidente, come è vero che siamo vittime di un manipolo di “scrittori” euforici che pensano non di esporre stati d’animo o pensieri di qualunque genere col solo fine di esternarli o farsi due risate, ma letteralmente invasati e pieni di finto amore per il prossimo e vero odio verso lo stesso quando manca l’allineamento. Allineamento? Si, essere disposti in fila per 6 col resto di due, come i 44 gatti, non miagolare mai nemmeno per fame, obbedire e approvare il diktat del presunto despota di turno. Ma che mondo è questo? Un mondo di glebalizzati del web, tutti schiavi di questo sistema che deve solo prendere e non dare e, qualora si esca dal seminato per delle esternazioni serene e senza astio alcuno, subirne la censura?

La riprova di come l’web debba essere quella porzione importante del sistema ancora non del tutto controllato, la si riceve quando si legge di utenti bloccati, come accaduto ad un amico che ha il solo torto di essere intelligente e non banale e di quello accaduto a me personalmente che mi vedo costretto a togliere un articolo, come detto di tutt’altro taglio e non certo diffamatorio, solo perché ho osato chiamare per nome e cognome l’interessato. Quindi stiamo pian piano arrivando al controllo del pensiero e delle menti, ma non ce ne stiamo accorgendo. Mi spiace, ma oltre a non accettarlo, io questa specie di schiavitù mediatica la combatto con ogni mezzo. Anche solo con queste parole che scrivo adesso.

In questi 4 anni di esperienza nel blog, ho scritto di tutto e di tutti, da osservatore e da comunicatore, la sola parola che mi identifica in pieno. C’è e ci sarà chi non mi apprezza e mi critica, benvenuto! C’è chi  mi apprezza e mi loda, benvenuto! C’è chi non mi legge e mi detesta, benvenuto. C’è chi mi ostacola nella mia libertà espressiva,  ti sei messo in un bel pasticcio ma senza minaccia lo dico, perché odio le ingiustizie e privare qualcuno del diritto alla parola è la peggiore delle ingiustizie, Ricordo, tra le tante cose, di aver ricevuto telefonate da un assessore regionale contrariato da qualche mio scritto. Ebbene, aldilà del motivo del contendere, ho parlato e discusso liberamente anche con lui che ben si è guardato dall’intimarmi di togliere quanto scritto. Credo si chiami ancora libertà, giusto? 

Il clima diviene incandescente quando si ha a che fare con chi non ha ancora stabilito cosa fare della propria vita. Mi spiego meglio, non dico che non faccia nulla, ma ha deciso che la sua vita debba essere più importate di quella di altri. Un bel guaio direi. Perché non esistono vite uguali ma nessuna vita è più importante di altre. Sentirsi subissati di sterco da chi sino a qualche mese fa ti confessava  il suo smarrimento e tu lo aiutavi ad essere più riflessivo e meno impulsivo nelle reazioni, non è proprio legittimo. Sono avvezzo a sentirne di ogni specie, a leggere di tutto e a commentare poco, molto poco. Non penso di avere un ruolo particolare in questa comunità e, come tutti, sono solo “uno”, nel senso di persona definita, corretta e sempre masticabile, anche quando per parecchi sono inaccessibile. Credo di non aver mai eliminato una richiesta fattami, di qualunque genere, perché essere nella comunità, vuol dire farne parte, anche a costo di privazioni di parti di vita personale che purtroppo devono esserci. Ho bloccato delle persone, vero, per evidenti e manifeste intolleranza gravi che nulla hanno a che fare con la vita sociale vera. Per tornare al clima irrespirabile, ritengo che dobbiamo fare tutti uno sforzo. Se non abbiamo i numeri per giocare una partita dove in palio ci siano correttezza e rispetto verso tutti, è preferibile dare la partita vinta. Il rispetto, tanto decantato e sempre più il segno dei tempi che stiamo vivendo, è materia senza regole o vangeli. E’ nella natura umana e tutti ne siamo dotati. Basta applicarlo, non pensando che sia vocabolo malleabile e adattabile a seconda della circostanza, è dentro qualunque evento che ci caratterizza. Ha la stessa forma, lo stesso significato ovunque.

Come scritto in premessa, al pensiero unico non siamo arrivati e mai ci arriveremo sino a che ci saranno voci e persone che con il loro agire, sapranno ribellarsi e contrastarlo coi fatti e non con le sole parole. Io non ci sto e anche se ciò che dici non mi appartiene, farò di tutto affinché tu possa sempre esprimerlo. 

Faccio mia questa bellissima frase di Gibran: Mi dicono: se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà. Ed io rispondo: se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà.
(Khalil Gibran).

Infine, dico ai minacciatori seriali, a coloro che hanno la denuncia facile, mettetevi il cuore in pace. Ho affrontato battaglie umane ben peggiori di questa, in quelle si forgia e si tempra la corazza. Badate bene, ottenere i risultati con la forza, non è sempre utile. Prima o dopo, qualsiasi piccolo ostacolo, vi farà cadere. Non è una minaccia, è un augurio, affinché possiate riflettere, se ne avete voglia, sulla fragilità di qualsiasi essere umano.

Buon Anno a tutti!

Antonio Masoni

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