Tempio Pausania, Le conseguenze sugli “ultimi” di una macchinazione infernale.

Tempio Pausania, 12 gen. 2018-

Tiziano

Si chiamava Tiziano, era di Udine, un friulano di quelli che noi del sud o delle isole, abbiamo raffigurato nel nostro immaginario “forti, guance sempre accese e abituati a lottare sempre”, anche in presenza di difficoltà oggettive come quelle che tutti stiamo attraversando. In primis, quelle economiche, che non risparmiano nessuno, perché sono quelle senza confini e senza patria, sono le derive sociali della povertà che è triplicata negli ultimi anni e che lasciano a terra i disperati che non hanno altri mezzi e si affannano a cercare soluzioni per rendere la propria vita meno dura. Anche Tiziano, per averlo letto, era tra questi, aveva innaffiato e coltivato ogni giorno da due anni una ilusione, quella remota speranza che al mondo esistano dei benefattori che prima o poi gli verranno incontro. Ci ha creduto, anche dinanzi all’evidenza che non poteva essere la soluzione perché i fatti ogni giorno remavano in direzione contraria.

La disperazione ha cento facce ma una sola triste realtà,  la condizione di impotenza, qualcosa che viene a sopraffare la tua forza congenita, quella che noi del sud riconosciamo alla gente del nord. Ma questa nostra Italia, sempre più invivibile, ha distorto persino le nostre idee migliori, gli uomini e le donne tenaci, quelle che sanno resistere, le ha infiacchite, annerite di pessimismo. Ha scaraventato chiunque di noi nel mondo dell’uguaglianza sociale, quella che tutti siamo uguali dinanzi alle paure, all’indigenza, alla mancanza di prospettive future. Una disperazione senza una città o una regione di appartenenza. Tutti nella stessa barchetta ad affrontare oceani in tempesta, ogni giorno, ogni istante sempre di più avviluppati dalle medesime frustrazioni. Ci vuole forza, molta tenacia e spirito combattivo che talvolta viene meno, affonda le ultime resistenze e ci fa naufragare, o ci fa stare sospesi nel vento come foglie leggere, cercando approdi o placide spiagge dove posarci.

In questo coacervo di emozioni e tristezze, cerchiamo sostanza, concretezza e soprattutto soldi per sopravvivere e ci attacchiamo a qualsiasi  proposta, anche quando appare da subito una strada impraticabile. Ci  crediamo, non perché sia possibile, ma solo perché è così che vogliamo che sia. La finzione che diventa realtà, una sorta di evaporazione dal contesto di estrema difficoltà che ci porta nel sogno. E’ un sogno, ma per noi è la sola cosa che è vera. 

Tiziano forse la vedeva così, sommerso dalla prepotente forza dell’illusione, dalla coercizione mentale subita dagli imbonitori, ha visto quella scelta la sola cosa possibile ed è andato fino in fondo. Ci hanno provato a dissuaderlo, a penetrare nel suo mondo irreale per dirgli che era tutto un bluff, che soldi non ce ne sarebbero mai stati, che il quid non era nulla, solo un modo per tenerlo aggrappato a quella speranza. Lui non ha mollato, ha tenacemente respinto le voci amiche, quelle di chi aveva capito da tempo cosa si celasse dietro la farsa, e lo ha fatto perché quella era la sola certezza di veder risolte le sue difficoltà.

Tiziano ha preso una corda e ha deciso che quello sarebbe stato l’ultimo attimo della sua vita.  Non ha pensato alla moglie, alla figlia, ha respirato l’ultima sorsata d’aria e ha chiuso gli occhi, gli stessi che per anni ha tenuto spalancati sulla speranza di una rinascita. Una morte così, si può solo immaginare, ne scrivo come ho fatto altre volte sempre col rispetto verso qualsiasi morte, la sola livella implacabile che ci accomuna tutti, nessuno escluso. Resta solo un fatto ineccepibile: esiste una certezza su questa morte, il motivo che ha fatto scaturire il dramma.

Non voglio scrivere altro per questo atto estremo, come più volte ribadito lo aspettavo io e, con me, tanti altri amici che stanno combattendo per demolire questa infernale macchinazione. Ci sarà giustizia anche per questo atto estremo, che non è il primo né sarà l’ultimo?

Penso solo a quel povero uomo di 59 anni che non ha resistito al crollo del castello di speranze che si era costruito. Per i responsabili, ci sarà giustizia e mi auguro che quanto prima si proceda contro chi ha pure pensato a raggirarla la giustizia, chi ha messo in piedi questa setta malefica che disseminerà di altri Tiziano questa tristissima vicenda. Le autorità devono interrompere questo gioco perverso, esistono reati praticabili anche per il sedicente guru di questa macchinazione. Come detto e scritto più volte nella vicenda COEMM-CLEMM, poco mi importa dei soldi che sono stati raccolti, del partito politico che si qualifica per quel che è, NULLA COSMICO.

A me interessano i disperati che prima erano poveri, oggi sono sempre poveri perché portano con loro il fagotto pesantissimo dell’illusione e del miraggio di un mondo migliore. Ti sia lieve la terra e riposa in pace, Tiziano di Udine che non conosco, né mai conoscerò.

Antonio Masoni

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